VILLA POPPINS

In tema di Ville antiche, solitamente il problema consiste nel trovarle. Se ne conosce bene la storia, ma non l’ubicazione. Talvolta, capita il contrario, e cioè che una antica dimora sia avvolta dal mistero e che ci rimanga per molto tempo, nonostante gli sforzi di chi l'ha cercata ed esplorata. È il caso di questa Villa, di cui non si conosce il vero nome. È stata ribattezzata “Poppins” forse per il coloratissimo ombrellino aperto presente in una stanza di bambini al primo piano ed il collegamento al noto personaggio disneyano Mary Poppins. Abbiamo voluto anche noi lasciarle questo nome, anche perché nonostante le ricerche in tutte le possibili direzioni, di questa villa sembra non esserci alcuna traccia documentale. Abbiamo provato anche a chiedere agli abitanti in zona, ma abbiamo percepito un certo riserbo, come se ne avessero timore. Abbiamo appreso che i ragazzini del luogo ci si intrufolano per le classiche “prove di coraggio” e che diverse persone hanno visto delle presenze anomale passare davanti alle finestre, come se la villa fosse abitata. Nessuno, però, ha saputo dirci qualcosa di concreto sulla villa e la sua storia.  In effetti, questa antica dimora ha un aspetto alquanto sinistro, con il suo antico cancello quasi del tutto arrugginito, il parco rigoglioso e la sua austera facciata. 

Non rimane che andare a vedere, sfidando i presagi, nella speranza che ci sia qualcosa all’interno … una foto, un documento, una scritta che chiarisca i misteri. Appena oltre il muro di cinta, attraversiamo in fretta il parco verso l’ingresso; la villa è su una trafficata provinciale all’imbocco di una piccola frazione dell’entroterra toscano. Purtroppo, l’ingresso principale è sbarrato. Noto qualcosa proprio nel finestrone al primo piano sopra all’ingresso, qualcosa che sembra muoversi e mi annoto la posizione per controllare dall’interno. Giriamo intorno alla villa alla ricerca di un possibile ingresso e troviamo la porta di una sorta di rimessa ed entriamo in un buio stanzone ingombro degli oggetti più strani, tra cui alcune vecchissime motociclette. Di qui arriviamo in una grande cucina che mostra un vecchio banco cottura e alcuni mobili da cucina invece più contemporanei. Infine, giungiamo alla sala d’ingresso con la porta bloccatissima dall’interno. È un ingresso molto spazioso, degno di una villa di queste dimensioni; è desolatamente vuoto se si eccettuano due colonne di marmo che segnano visivamente l’approccio alla scala di marmo che porta ai piani superiori. Cerco di immaginare come doveva essere arredata: le sedie, le consolle, gli specchi, i vasi di ceramica finemente decorata, lampadari di cristallo, applique. Il pian terreno è scarno, avvolto nella penombra e privo di qualsiasi elemento che valga ad identificare la villa ed i suoi passati abitanti.

Saliamo così al primo piano e qui cambia completamente il contesto. Eleganti saloni decorati di stucchi ed affreschi si aprono davanti a noi. Due lunghi divani speculari, posti di fronte, scoloriti e coperti da una spessa coltre di polvere ci confermano l’abbandono di lunga data di questa villa. La mia attenzione viene attratta da un lungo drappo che pende sotto la pesante mantovana e che oscilla al vento del finestrone spalancato. È il finestrone immediatamente sopra l’ingresso, quello che aveva attirato la mia attenzione nel parco: che possa essere questo a trarre in inganno i passanti occasionali, dando l’impressione di qualcuno che passa davanti alle finestre? Questo doveva essere il piano “nobile” vista la presenza di una elegante stanza da letto e due ambienti per bambini: in uno alcuni indumenti per bambini, scarpe ed un girello pieno di giochi; in un altro un lettino bianco con vicino un coloratissimo ombrellino rosso a pallini bianchi. 


Saliamo al secondo piano dove veniamo accolti subito da una grande cassapanca con sopra due scarpe (spaiate) da donna dal gusto alquanto retro. Qui troviamo: un'altra spaziosa camera da letto con un armadio ed un letto di legno intarsiato molto bello; un’altra cucina con camino, un vecchio lavello annerito e tante bottiglie vuote dall’aspetto vetusto; un bagno assai spartano che ci ha lasciato molto perplessi, assomigliando tanto alle latrine degli edifici militari anni trenta. Lo scalone termina con la soffitta al terzo ed ultimo livello.

Lungi dall’aver chiarito la storia di questa dimora (ne sappiamo quanto prima di averla esplorata) si sono aggiunti anche dei dubbi ulteriori. Quante famiglie abitavano questa villa: una sola grande famiglia e relativa servitù? Più famiglie? Chi erano i proprietari? Che facevano? Perché questo misto di stili e di situazioni così diverse, come se qualcuno si fosse divertito a mescolare ambienti differenti appartenenti a diversi contesti. Ce ne andiamo con questi interrogativi, ma anche consapevoli del privilegio di poter essere stati qui. È meraviglioso aprire una porta e ritrovarsi in un altro tempo, in un’altra vita. Le porte dell'Urbex celano mondi meravigliosi fatti di soffitti affrescati, scaloni di marmo, vecchi divani impolverati, bottiglie di liquore che nessuno assapora da decenni, bicchieri lasciati a metà e sigari spenti per sempre, letti disfatti, libri, lettere …. i padroni assoluti di una storia senza più uomini. E appena nel parco, mi giro verso la villa e immagino Mary Poppins che vola col suo ombrellino felice per i saloni, finalmente di nuovo sola. 

 

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


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