MONDRAGONE: I RESTI DELL'ANTICO VILLAGGIO DEL CENITO
TESTO E FOTO DI ANTONINO "TONY" CICIO
L'AUTORE: ANTONINO, TONY PER GLI AMICI, CICIO HA 26 ANNI. CONOSCE MOLTO BENE IL TERRITORIO A NORD DI CASERTA CHE DA ANNI ESPLORA E FOTOGRAFA, SPESSO IN SOLITARIA. AMA GODERE DEL SUO TERRITORIO, PRIMA ANCORA CHE RACCONTARLO, ED E' AUTORE DI COMPLESSE SPEDIZIONI IN LUOGHI ASSAI IMPERVI, PER FARE CONOSCERE A TUTTI LE BELLEZZE NATURALISTICHE, STORICHE E CULTURALI DELLA CAMPANIA. LO RINGRAZIAMO PER AVER VOLUTO PUBBLICARE QUI IL SUO LAVORO ED E' PER NOI UN PIACERE ACCOGLIERLO NELLA FAMIGLIA DI ESSERE ALTROVE.
Nel cuore di Mondragone in provincia di Caserta, a valle del Monte Petrino, si ergeva maestoso il villaggio di Cenito (Coenitum), avvolto dalla vegetazione e circondato dal mistero.
L'origine del villaggio è ricondotta all'ultimo periodo Normanno. La fondazione del villaggio di Cenito o Petrinum dovrebbe risalire alla fine dell’anno mille con Riccardo II e suo figlio Gionata I, Conte di Carinola; fece parte il territorio della Rocca seguendone la storia ed il destino molto travagliato. Nel 1106, morto Gionata I senza eredi, i domini passarono ai Principi di Capua e Conti di Aversa. Intorno all’anno 1139 la Rocca fu occupata da Ruggiero I Re di Sicilia, che nominò suo figlio Anfuso Principe di Capua e la fece fortificare. Nel 1154, la Rocca fu presa da Riccardo dell'Aquila Conte di Fondi. Durante la guerra tra Enrico VI Hohenstaufen e Tancredi d'Altavilla, la Rocca cade nelle mani di quest'ultimo, ma nel 1192 venne assediata da Diopoldo Conte d'Arce e luogotenente di Enrico VI. Diopoldo la prese con uno stratagemma: fece finta di ritirarsi e il giorno di S. Ambrogio, festa patronale per gli abitanti di Rocca Montis Dragonis, mandò in processione penitenziale i suoi soldati camuffati da monaci, in quanto, tali processioni, per quella festa, erano abituali. I castellani, vedendo arrivare questa processione, aprirono le porte del castello, come facevano ogni anno per il 7 Dicembre, ma quell'anno, trovarono una sorpresa: i monaci si rivelarono per quello che erano e conquistarono la Rocca senza colpo ferire. Inizia così il periodo svevo. Nel 1213, Federico II donò al Papa la Contea di Fondi inclusa Rocca Montis Dragonis, ma appena sette anni dopo con Sessa Aurunca, Teano e Carinola, tornò tra i possedimenti regi. Approfittando dell'assenza di Federico, intanto partito per le crociate, il Papa assediò la Rocca espugnandola ed affidandola alla potente Abazia di Montecassino. Ma nel 1230, Federico ritornò e si riprese la Rocca.
Inizia poi il periodo angioino con la sconfitta dell'ultimo Re svevo, Corradino, da parte di Carlo I d'Angiò. Tra il 1280 e il 1284, la Rocca appartenne a Guglielmo d'Alneto, Goffredo di Gianvilla, Sergio Siginolfo, l’Ammiraglio Ruggiero d’Auria, Nicola e Federico d'Auria, Mariano d'Auria. La Rocca finanziava vascelli da trasporto e da guerra a difesa delle coste dalle incursioni aragonesi. Durante questo periodo, nacque il Casale di San Nicola e le prime abitazioni di quello che sarà il centro della futura città di Mondragone, mentre il villaggio di Cenito, veniva gradualmente abbandonato.
Sorto a mezza costa del colle oggi e ridotto ricoperti dalla vegetazione. Tale villaggio testimonierebbe di un bisogno degli abitanti della Rocca Montis Dragonis di avvicinarsi alla piana.
Un giorno decisi di arrampicare verso quelle antiche rovine, attratto dalla loro imponenza e dalla sensazione di protezione che emanavano. Mentre mi arrampicavo tra le mura crollate e i ruderi silenziosi, sentivo le pietre parlare con voce antica di tradizioni perdute e storie dimenticate. Giunto al cuore del villaggio, di fronte all'antico forno ancora intatto nonostante il trascorrere del tempo, mi sentì rapito da un senso di appartenenza a quel luogo sepolto sotto la vegetazione. Quell'antico forno era l'ultimo testimone della grandezza passata di Cenito, un faro di ricordi immerso nel silenzio. Essere lì in quel momento fu un privilegio, potevo ascoltare direttamente le storie sussurrate dalle pietre. Con il passare delle ore divenni parte integrante di quel luogo, aprendo le porte del passato e danzando tra le ombre delle memorie. Gli abitanti fantasma di Cenito sembravano accogliermi come uno di loro, trasmettendomi segreti e leggende mai sentite prima. Insieme a quei ruderi ripercorsi le epiche vite dei tempi antichi. Attraverso ogni racconto, ogni sguardo scambiato con le pietre che custodivano il passato, sentivo di aver trovato una casa lontano da casa. Con il cuore colmo di saggezza e il respiro leggero delle montagne, decisi di rimanere ad abbracciare l'antico forno di Cenito, portando con me storie e tradizioni di un tempo ormai dimenticato.
Il mio viaggio iniziò come una delle mie tante avventure solitarie, ma si trasformò in un’epica scoperta personale e connessione con le proprie radici. Nell'abbraccio di Cenito e del suo antico Forno, trovai un rifugio per l'anima e un tesoro di conoscenze da custodire gelosamente. E così mentre il vento mi carezzava e sussurrava antichi segreti; sorrisi, circondato dalle mura che avevano visto sorgere e cadere imperi, ma che ora custodivano le mie stesse memorie e il mio stesso cuore.
Fonte storica: mondragonece.altervista