Se percorrete la strada costiera che va da Tortora verso l’isola di Dino in Calabria, guardate sulla sinistra, verso la montagna. Vi potrà capitare di scorgere tra le bianche case basse dell’abitato un campanile incastrato dentro un’alta rupe. Quel campanile appartiene ad un sito molto antico e di grande suggestione: il Santuario della Madonna della Grotta. Situato nel Comune di Praia a Mare, è posto all'interno di tre enormi cavità rocciose a circa 90 mt sul livello del mare, raggiungibile mediante una serie di gradinate. Queste caverne erano abitate fin dal Paleolitico superiore, come attestano i molti ritrovamenti fatti. Anche in epoche più recenti questo luogo era il fulcro attrattivo, forse anche per la posizione facilmente difendibile. E’ ai suoi piedi che si sviluppò il primo nucleo abitativo, composto per lo più di pescatori e contadini, che segnò la nascita dell’attuale Comune di “Praia a Mare”. Per quanto riguarda l’origine di questo Santuario basiliano, è possibile che i monaci in fuga da Costantinopoli in seguito alla furia iconoclasta, occorsa proprio nel VII sec. d.c., si fossero rifugiati in Calabria portando con se le immagini sacre e le statue più care. Questo a dar credito a chi sostiene che la statua della madonna della grotta qui venerata venisse da oriente; ciò sarebbe testimoniato dalle fattezze stesse della statua di gusto bizantino.
La mancanza di notizie certe sulle origini e sul modo in cui sarebbe arrivata la statua in Calabria ha fatto sorgere una “leggenda”, talmente sentita da essere considerata come fatto storico documentato dalla gente. Si ritiene che la statuina della madonna fosse a bordo di una nave siciliana con equipaggio turco. Era l’anno 1326 e la nave carica di merci fu colta da bonaccia persistente davanti le coste di Praia. L’equipaggio, vista la statua nella cabina del capitano, ritenne che la mancanza di vento fosse una maleficio da attribuire a quella divinità e minacciò di distruggerla. Così per salvarla la abbandonò in una grotta deposta su un grande masso piano. La statua fu scoperta da un pastore che la portò nella Chiesa di Aieta, ma il giorno dopo la Statua tornò miracolosamente dove era stata trovata. A questo evento miracoloso e alla volontà presunta della madonna di rimanere in quel luogo che si deve la creazione del santuario della grotta. La leggenda compare per la prima volta nell'opera “Sacra Iconologia della Madonna per li Regni di Napoli e Sicilia” di P. Ludovico Marafioti. Nella seconda metà del 1800 furono compiuti molti lavori per migliorare il Santuario: fu realizzata la gradinata che sale alle Grotte; l’ingresso, che si trovava tra la prima e la seconda grotta, venne arretrato all'ingresso della prima grotta; fu realizzato l’Altare maggiore e i due altari laterali; furono costruite sotto il campanile alcune stanze per l’abitazione del Cappellano.
Purtroppo, il 4 marzo 1979 la statua della madonna fu trafugata e non è mai stata ritrovata. Quella esposta oggi è una perfetta copia realizzata da una ditta specializzata in icone sacre.
Percorrendo via Maiorana a Praia e oltrepassato il ponte della ferrovia, si arriva ai piedi del Santuario. Salendo per un centinaio di metri una rampa pavimentata con ciotoli di mare e poi una scala di 53 gradini si arriva all’ingresso. La grande caverna è costituita da tre grotte poste a livello diverso, ognuna con una grande apertura naturale all’esterno da cui entra aria, luce e sole nel pomeriggio.
Varcato il cancello di accesso si entra nella prima grotta. Sulla destra si nota subito, protetto da un’inferriata, il grande masso arrotondato sul quale nel 1326, secondo la leggenda, fu deposta la statua della Madonna col Bambino.
Ingresso al santuario e alla prima grotta
la pietra dove fu posata la statua nel 1326
scalinata che conduce alla seconda grotta
Superata una scalinata di 40 gradini si arriva nella seconda Grotta, la più grande. Il pavimento è quasi sempre bagnato per lo stillicidio che scende dalla volta. Quasi al centro si trova l’imboccatura circolare di un pozzo che raccoglie una sottile vena d’acqua cadente dalla volta. A destra un’acquasantiera a conca circolare eretta certamente quando la porta di accesso al Santuario era posta tra la prima e la seconda grotta al termine della gradinata. Sul lato destro della Grotta si vede ancora qualche tomba testimonianza delle inumazioni avvenute nella grotta fino ai primi del ’900. Sempre sul lato destro si vede la Cappella fatta costruire dal vescovo Tiberio Casentino nel sec. XVI; sull'altare vi è collocata una bianca statua marmorea della Madonna col Bambino detta della “Neve” (sec. XVI). Sul lato sinistro è visibile la trincea protetta degli scavi effettuati dall’Istituto di Paleontologia Umana dell’Università di Roma dal 1957 al 1970.
Superata la gradinata posta sul lato destro della grotta e varcato il cancello si entra nella GROTTA-CAPPELLA lunga mt.20 e alta mt. 11 circa, di forma rettangolare.
Sul fondo della Grotta vi è l’Altare Maggiore su cui in una “nicchia” è posta la statua della Madonna.
La Grotta-Cappella è illuminata dall'apertura naturale che si trova alle spalle dell’altare maggiore.
Per alcune ore del pomeriggio il sole con fasci luminosi penetra all'interno e con la sua luce dorata illumina la volta della Grotta-Cappella producendo degli effetti di straordinaria bellezza.
Dalla seconda Grotta, dirigendosi verso l’apertura, si arriva al BELVEDERE dove lo sguardo può spaziare su Praia, l’Isola Dino ed il golfo di Policastro.
Sulla destra vi è il complesso della Canonica e il Campanile. Si entra all'interno del complesso attraverso un piccolo cortile dove sono collocati gli ingressi che conducono, rispettivamente, al Chiostro, all'edificio ad un piano e al Campanile. Il piccolo Chiostro, a forma di trapezio irregolare, chiuso dagli edifici su tre lati, e da un alto muro sul lato rivolto verso sud-ovest, costituisce il fulcro intorno a cui ruota l’intero complesso. L’Edificio a due piani è costituito al piano terra da un portico ad archi a tutto sesto impostati su colonne tozze dagli angoli smussati, attraverso cui si accede a cinque piccoli vani o celle di diverse dimensioni, ambienti realizzati per ospitare i pellegrini che si recavano in visita al Santuario. La scala conduce ad un piccolo terrazzo, da cui si accede all'appartamento, e ad un ambiente utilizzato, oggi, a deposito, un tempo a dispensa, che si sviluppa come un lungo e stretto corridoio tra la muratura dell’edificio e la parete rocciosa. L’Edificio ad un solo piano, destinato originariamente ad abitazione per il Cappellano, possiede due accessi, uno direttamente dal cortile e l’altro dalla corte interna. Costituito originariamente da due vani, oggi è stato trasformato in un unico ambiente.
La costruzione del Campanile è anteriore alla casa e risale probabilmente alla fine del sec. XVIII. Realizzato a pianta regolare, il campanile segue la tecnica costruttiva della Canonica. Uno dei quattro lati è, infatti, costituito completamente dalla parete rocciosa a cui è addossato, così come la scala interna dove ai gradini realizzati in muratura si alternano quelli scavati direttamente nella roccia. Le campane hanno una forte valenza storica non solo per il Santuario, ma per l’intera comunità locale. Ce ne sono tre nella cella campanaria più un’altra nella parte alta del campanile. La più antica che riporta la scrittura "Anno Domini 1789" è rivolta verso la canonica. Questa era stata collocata sul muro d’ingresso del Santuario e successivamente spostata sul Campanile.
Vi starete chiedendo che collegamento ci possa essere tra un antico Piroscafo ed un Santuario. Il legame c'è, molto forte, ed è costituito da una della campane. Abbiamo scoperto per puro caso una singolare storia. Alloggiavamo in un B&B di Praia che aveva questo nome, certamente singolare, che ha attirato la nostra curiosità. Così trovandoci a parlare con la proprietaria, chiedemmo il perché di quello strano nome e così scoprimmo che l’Umballa era un piroscafo della compagnia delle Indie, uno steamer che trasportava merci. Era la notte di Natale dell’anno 1917 quando fu silurato da un sottomarino austriaco al largo di Capo Scalea. Il piroscafo riuscì a raggiungere l’abitato di Praia a Mare dove si adagiò in pochi metri di fondale. La nave venne quindi scaricata e poi smontata. Dell'Umballa non rimane che un'enorme caldaia visibile in pochi metri d’acqua di fronte al Capo d’Arena. La Campana della nave fu, invece, portata nel Santuario ed è ancora visibile sul campanile: è quella più vicina alle grotte. Come la statua della madonna, anch'essa viene dal mare e racconta una storia di pericoli e sbarchi salvifici.
LA SS UMBALLA NELLA BAIA DI SIDNEY UN UFFICIALE LA CAMPANA DELLA NAVE
RIFERIMENTI STORICO BIBLIOGRAFICI: ARCHIVIO SANTUARIO DIOCESANO DI SAN MARCO ARGENTANO