In una regione molto montagnosa della Campania, ricca di fitti boschi e valloni scavati da fiumi, si nascondono una serie di vecchi Mulini ad acqua ormai abbandonati. I Mulini ad acqua erano già conosciuti dai Romani in epoca imperiale, ma si diffusero sul continente europeo all’inizio del basso medioevo. Alla fine dell’anno mille in Inghilterra c’erano più di cinquemila mulini ad acqua. Con l’avvento del vapore e delle macchine le energie naturali (acqua e vento) furono accantonate ed iniziò il declino di questi relitti industriali. Sulla nostra strada ne abbiamo incontrati due, anche se abbiamo scoperto la presenza di altri due nel profondo della valle, ed abbiamo esplorato il primo, il più accessibile ed anche più grande ed interessante. Percorsa una lunga strada molto accidentata di ciottolame di fiume e vegetazione arriviamo ad un torrente ed un ponte oltre il quale nella vegetazione si scorge questo strano, austero edificio. Più che un mulino si direbbe una vecchia abitazione impreziosita in alto da un portico ad archi. Accanto c’è anche una vecchia e spoglia Cappelletta. Nello spazio antistante una sorta di vasca con dei gradini di cui non abbiamo compreso la natura. Questo Mulino è ormai fermo da quasi un secolo e racconta quindi di uno stile di vita ormai tramontato. I mulini appartenevano ad una famiglia e l’attività si tramandava tra i figli maschi, rimanendo il diritto delle figlie femmine di macinare gratuitamente. Questo era ad asse orizzontale, la tipologia più antica e meno sofisticata.
Ai mulini sono sempre state associate storie e leggende di ogni genere. Spesso vengono associati al maligno, con avidi mugnai che hanno venduto l’anima al diavolo per macinare oro dal fiume e ricchezze di vario genere. Oppure vengono additati come il rifugio di una strega o una fata. Ancora più frequentemente, specie nella tradizione nord europea, i mulini vengono associati ad esseri mitologici legati ai boschi e alla natura come i folletti, buffi esseri di bassa statura con il cappello rosso, spesso dispettosi, che si credeva essere bambini alla ricerca della loro mamma. I torrenti poi che muovevano gli ingranaggi del mulino erano ritenuti casa di ninfe ed ondine. Insomma luoghi inquietanti e magici allo stesso tempo.
Ed è proprio l’impressione che riceviamo avvicinandoci a questo vecchio mulino, quella di un luogo surreale e magico. Con un certo timore varchiamo il vecchio portoncino di legno consumato dal sole e pieno di ragnatele e ci inoltriamo al suo interno. Il Mulino risulterà vuoto, privo di mobilio e letteralmente invaso di grandi pipistrelli. Questo ha reso la visita abbastanza complicata perché ogni qualvolta entravamo in una stanza semibuia o in penombra si alzavano in volo decine di queste inquietanti creature creando un vortice di nere presenze fintanto che non si infilavano in qualche cavità o in altre stanze del grande edificio. Ma è al secondo piano che troviamo una stanza in cui i pipistrelli formavano un denso ammasso scuro e vibrante attorno alle grandi travi del tetto, centinaia di pipistrelli pronti a fuggire se disturbati più di tanto in una stanza di non più di venti metri quadri. Dall’uscio di pietra, punto il faro e scatto una raffica con la macchina e poi mi allontano in fretta per non essere investito dalla nuvola nera. Diavoli? Spettri? Anime inquiete? Folletti? Ognuno pensi quel che vuole. Lasciamo questo antico e ameno luogo e le creature che lo abitano in pace e riprendiamo il cammino.