Villa Minetta assunse l’aspetto attuale alla metà dell’800 quando divenne dimora di Edilio Raggio, armatore navale, proprietario di diversi impianti industriali tra cui un’acciaieria ed una Carbonifera, parlamentare per più di trent’anni. Un uomo molto ricco ed influente, ma anche un vero mecenate. Fu Raggio a creare l’Ospedale del luogo sostenendo gran parte delle spese. Alla sua morte, avvenuta nel 1906, il figlio Carlo saldò tutti i debiti del monte di Pietà della popolazione locale, come estremo omaggio alla memoria del padre. La famiglia abitò la villa fino al 1930 per poi trasferirsi altrove.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, arrivarono tempi davvero bui per questo luogo. Dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati, i nazifascisti si riorganizzarono nel nord dell’Italia. In particolare, intendevano mantenere il controllo delle coste della Liguria temendo uno sbarco alleato anche nel settentrione. E sfortuna volle che il comando delle forze tedesche si insediasse proprio a Villa Minetta, agli ordini del maresciallo Graziani. Nell’aprile del 1945, i tedeschi abbandonarono la villa, approssimandosi le forze alleate. Villa Minetta divenne così un bivacco per le forze americane che li si trattennero a lungo. Terminata la guerra, la Villa vide arrivare molte famiglie di sfollati tra cui una in particolare, quella di Giovanni Palmiri, proveniente da una famiglia circense caduta in disgrazia, come quasi tutti, a causa del conflitto. Il Palmiri, detto il “diavolo rosso”, era famoso per i suoi numeri ad alto rischio, tra cui acrobazie su un’asta di bambù a 50 metri di altezza e su aeromobili. Nel 1949 a Mestre durante il suo ultimo numero con una motocicletta in equilibrio su una corda Palmiri precipita da 20 metri di altezza morendo sul colpo. Nel tempo Villa Minetta fu acquistata da altre persone, con poca fortuna perché nessuno mantenne a lungo la Villa che infine finirà all’asta. Ad interessarsi ad essa ci fu persino Dody Al Fayed, che voleva farne la residenza per sé e Lady Diana. Sappiamo tutti come sia finita la loro vicenda.
Tanta storia e tante persone sono passate da Villa Minetta. Tuttavia, la Villa rimarrà indissolubilmente legata alla persona di Edilio Raggio, rispecchiandone il carattere ed il gusto quasi da diventarne una personificazione di pietra. Del resto tutte le antiche dimore hanno una loro anima che si nutre delle persone che l’hanno abitata, delle storie che si sono intrecciate al loro interno, amori, tradimenti, vittorie e sconfitte. E la storia di Villa Minetta è in gran parte la storia di Raggio che la volle sontuosa, circondata da un grande parco di alberi secolari per nasconderla all’invidia del mondo. Ed a lui sembra rimasta legata irrimediabilmente, respingendo in tutti i modi chi è venuto in seguito. Forse perché Raggio era un’anima bella e ha davvero amato la sua “Minetta”; chi è venuto dopo l’ha solo utilizzata o ha tentato di specularci sopra.
La Villa è da moltissimi anni all’asta mentre si consuma sempre di più a causa del tempo che passa, dell’incuria, dell’aggressione degli elementi e della natura. Nel parco sempre più selvaggiamente incolto e tra i calcinacci della villa si aggira, tra inquieto lo spirito dei tempi passati, sotto forma di sibili del vento nelle finestre rotte, lamenti delle murature sotto stress statico, scricchiolii sinistri. Se vi fermerete in silenzio nei suoi immensi saloni vuoti ad ascoltare, potrete sentire le risate delle feste d’estate, la musica gracchiante di un grammofono, ordini secchi impartiti in tedesco, magari anche lo scanzonato Boogie Woogie bugle boy delle Andrews Sisters. Oggi Villa Minetta è un vero spettro che se ne sta malinconico e solitario sulla collina aspettando la sua sorte.
Abbiamo desiderato a lungo di vedere questa villa prestigiosa e con una storia all’altezza della sua bellezza. Avevamo letto nei vari report urbex che era in condizioni molto fatiscenti e più di qualcuno la dava come ormai inaccessibile. Tuttavia, ha prevalso in noi il desiderio di vederla, diventato decisione irremovibile non appena visto il video dei nostri germanici amici del BWT.
La Villa si trova sulle colline, al termine di un centro abitato balzato all’attenzione dei media agli inizi degli anni duemila per un feroce episodio di cronaca nera. È protetta da un terrapieno troppo ripido per essere varcato. Ha un accesso principale sulla strada provinciale con un grande cancello ed uno secondario, con accanto una piccola costruzione a torretta, che probabilmente era la casa dei custodi.
Villa Minetta è al centro di un lussureggiante parco di circa sei ettari e quindi trovare il modo di arrivarvi non è semplicissimo, anche perché dall’esterno non si vede, ma tentare ne vale assolutamente la pena, specie se si riesce poi nell’intento. Compare quasi all’improvviso, tanto fitto è il bosco che la circonda, con il suo ingresso laterale ingentilito da pensiline stile liberty. Una piccola radura si apre davanti alla villa permettendo di vederla nel suo insieme, per quanto abbastanza avviluppata dalla vegetazione.
Dall’esterno, appare ammalorata, ma tutto sommato ancora in condizioni tali da poterne ammirare ancora l’eleganza e la bellezza. Una volta entrati invece ci si rende conto che il suo stato è tristemente e gravemente fatiscente. Lo sfarzo passato a malapena si percepisce dalla maestosità degli ambienti, dai colonnati, da quel che rimane degli stucchi e dei bizzarri affreschi. La villa è vuota dei suoi arredi tranne qualche raro manufatto. Abbiamo appreso tanto tempo fa che ci fu un “House sale”, cioè una sorta di asta direttamente in villa di sapore anglosassone, partecipando alla quale gli acquirenti possono ammirare gli arredi lì dove si trovano e comperarli. Tutto fu quindi venduto all’asta e comunque trasportato altrove. Eppure, basta chiudere gli occhi e usare l’immaginazione per capire che questo doveva essere un luogo davvero principesco degno degli ospiti illustri che vi hanno dimorato, tra cui si è ricordato addirittura un re.
Dentro Villa Minetta ci siamo rimasti il tempo della documentazione fotografica perché il suo aspetto precario, unito ai rumori ed alle vibrazioni che nel silenzio assoluto del bosco si sentono amplificati, consigliano di non trattenersi troppo. Però, ci è davvero dispiaciuto andarcene. Ci sarebbe piaciuto rimanere più a lungo a godere del suo incanto, ma il sole scomparso dietro i grandi alberi del parco cominciava ad allungare molto le ombre e la luce cominciava a diminuire, consigliandoci di riprendere il labile sentiero del bosco che ci aveva condotto fino a lì.
L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato.
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