EX ZUCCHERIFICIO SAZA

TIPOLOGIA: fabbrica dismessa

STATO DEI LUOGHI: fatiscente/pericoloso

MOTIVO ABBANDONO: crisi produzione

TAG: #essere_altrove #urbex_campania #urbex #urbexphotography #esserealtrove #urbexcampania #decay #abandoned #abandonedworld #abandonedplaces 

Fu costruito alla fine dell’800 in località Trara, sui terreni ottenuti dal prosciugamento del lago Fucino di proprietà del Principe di Torlonia. Fu l’ottima qualità delle barbabietole coltivate in questi fondi a convincere la società Italo-tedesca, divenuta poi SRZ Società Romana Zuccheri, proprietaria di uno stabilimento a Monterotondo a chiudere questo ed aprirne uno nuovo in detta zona. Allo scopo fu costruita una ferrovia a “scartamento ridotto” per portare tutte le barbabietole dalle campagne fin dentro lo stabilimento. E di questa ferrovia vi è ancora traccia evidente. In cambio della materia prima, la società si impegnò con la famiglia dei Torlonia a costruire a sue spese detta rete ferroviaria che a scadenza del contratto sarebbe diventata di proprietà dei medesimi Torlonia. Dunque, chiuso lo stabilimento di Monterotondo nel 1901 ebbe inizio la fase produttiva dello stabilimento abruzzese, che inizialmente utilizzava macchine a vapore. 

Fino al 1927 fu gestito dalla Società Romana Zuccheri e poi fu acquistato dalla SAZA di proprietà della famiglia Torlonia. I danni e le difficoltà derivate dal devastante terremoto del 1915 e del primo conflitto mondiale avevano messo in crisi il settore. Tuttavia, negli anni trenta lo zuccherificio conobbe nuove fortune fino agli anni sessanta, periodo di massima produttività e massimo ampliamento delle strutture. Nel 1936 al complesso fu aggiunta una distilleria di alcol. La fabbrica, collegata tramite raccordo ferroviario con la stazione di Avezzano, portava i prodotti allo scalo merci di Roma San Lorenzo e al Porto di Napoli, i due principali snodi commerciali. L'attività industriale conobbe una nuova crisi e cessò del tutto nel 1986 e fu assorbita dal più moderno zuccherificio di Celano costruito negli anni 60.


Oggi tra ricorsi, veti, polemiche, progetti di riqualificazione falliti, tentativi di vendita a lotti lo zuccherificio è un meraviglioso, gigantesco testimone del passato industriale del paese che osserva silenzioso la piana circostante e si sgretola lentamente, inesorabilmente. Della frenetica vita che per decenni ha pulsato nel suo ventre non c’è più traccia. Si sente solo il rumore del vento che fischia tra i macchinari, le scale e i passaggi arrugginiti, lo scricchiolio sordo di qualche lamiera e l’abbaio lontano di qualche cane che ha scelto questo stabilimento come casa. Due enormi edifici attraggono subito per la maestosità e la bellezza: il deposito dello zucchero e l’enorme silos dove venivano stoccate le bietole, con la sua struttura superiore in reticolato d’acciaio la cui ombra si proietta sulle enormi pareti. Sembra più di trovarsi in qualche Hangar di futuristici velivoli sperimentali che in uno zuccherificio. Le decine e decine di finestre sporche e rotte sono gli spettatori malinconici dai palchi di un teatro dell’assurdo: in scena, la decadenza e la precarietà delle cose umane.


Sulla sinistra di questi due edifici che si susseguono, lontana la gigantesca torre di raffreddamento. Proseguendo, l’edificio della produzione vera e propria, un dedalo di scale, passaggi, macchinari arrugginiti, tubi, condotti. In fondo, la distilleria.

Lasciamo alle immagini il compito di raccontare la drammatica atmosfera che si vive perlustrando il ventre di questo gigante morente. A chi volesse andare, come sempre raccomandiamo: estrema prudenza, non toccate e non rompete nulla, prendete solo immagini e non lasciate nulla a parte le vostre impronte. Buona esplorazione.

IL VIDEO

L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


 

CONDIVIDI SU