AMALFI

La valle delle Ferriere

 

La costiera amalfitana rappresenta uno dei tratti costieri più suggestivi al mondo. La tormentata evoluzione geologica è costituita da successioni carbonatiche del Triassico Superiore e del Cretaceo. Il fenomeno carsico è particolarmente evidente in queste zona. Il paesaggio è modellato da forme dovute alla dissoluzione del carbonato e sua deposizione, con formazioni, di stalattiti e stalagmiti. Le forme che ne derivano possono essere superficiali, come le doline e gli inghiottitoi, o profonde, come le grotte e le gallerie, cavità molte delle quali sono ancora inesplorate. I prodotti piroclastici dell’area vesuviana ricoprono, con spessori variabili, le formazioni dolomitico – calcaree. L’imponente massiccio calcareo dei Monti Lattari precipita nel tirreno blu cupo e profondo, in un susseguirsi di pareti e valloni scavati dalle violente piogge primordiali e dai torrenti.  Queste montagne rese fertili dalle ceneri vulcaniche del Golfo di Napoli sono ricoperte da querce, ippocastani, noci, carrubi, ulivi; i secolari agrumeti si contendono lo spazio con la rigogliosa vegetazione sfidando le leggi di gravità. Piccoli borghi appesi in alto sulle pendici scoscese replicano i colori e le architetture di quelli più noti, posti sulla linea costiera. Spesso, i primi celano tesori d’arte e di natura al pari dei secondi, tutti da scoprire. La parte alta della costiera è di grande interesse, specialmente per gli arrampicatori e i Trekker. Il CAI campano ha mappato centinaia di percorsi di difficoltà variabile lungo tutta la dorsale della costiera. Uno di questi, che va da Agerola a Positano, regala scorci di tale rara bellezza da essere stato definito IL SENTIERO DEGLI DEI. Nell'immaginario collettivo, tale appellativo ha finito per definire tutta l’area amalfitana che dalle montagne scende verso il mare con vertiginosi precipizi, il sottostante mare azzurro sempre in vista, tanti colori e una natura rigogliosa.

Il profondo Canyon sopra Amalfi è attraversato da uno tra i più famosi di questi percorsi, quello chiamato VALLE DEI MULINI o DELLE FERRIERE. Il percorso si snoda attraverso una fitta boscaglia, sorgenti, piccole cascate e le rapide del torrente Canneto, un tempo utilizzato come forza motrice per le antiche cartiere del XII secolo, i cui ruderi sono disseminati un po’ ovunque nella boscaglia. Vi è anche il relitto della grande Ferriera che estraeva il metallo necessario alla Repubblica di Amalfi. Per la sua speciale posizione geografica, chiuso tra le montagne di Scala, del tutto protetto dai freddi venti settentrionali ma esposto invece alle correnti caldo-umide meridionali, questa profonda spelonca ha conservato pressoché immutato nel tempo uno straordinario microclima, preservando delle specie vegetali di epoche remote. Una di queste è la Woodwardia radicans, una pianta molto rara, comparsa sulla terra nel terziario, individuata per la prima volta dal botanico Micheli nel 1710. Un autentico fossile vivente. Ma il campionario di piante rare e tipiche di ambienti tropicali umidi è vasto e comprende, molti tipi di Orchidee, la Erica Terminalis, la Pteris Cretica e la Pinguicola hirtiflora, una pianta carnivora dai fiori rosa che si nutre di insetti. Il Vallone nasconde ed ospita anche anfibi rari, come la piccola Salamandra dagli occhiali a suo agio in un habitat umido e ricchissimo di corsi d’acqua. Con un po’ di fortuna, fra le anse del rio Canneto si può avvistare la lontra, anch’essa più volte avvistata. La fauna è quella tipica mediterranea. Nelle zone interne, più riparate, è possibile anche incontrare animali ormai rari quali la lince e il tasso. I rapaci, sia notturni che diurni, sono numerosi, tra i quali il maestoso falco pellegrino che potrete vedere volteggiare in alto tra le montagne. Anche il campionario di insetti è piuttosto vasto e singolare, a completare un ecosistema quasi unico, e farebbe felice qualunque studioso di entomologia.

La Valle delle Ferriere venne accuratamente studiata in loco dal naturalista tedesco Karl Haekel nella seconda metà dell’800, che ne fece dei resoconti accurati. La natura selvaggia e ad un tempo rara, attirò non soltanto scienziati e naturalisti, ma anche i grandi viaggiatori e artisti dell’epoca romantica: Goethe Shinkel, Hare, Richter etc.

Veniamo ora al sentiero. Molti lo percorrono in salita, partendo da Amalfi. E’ una scelta buona per visitare Amalfi, ma non la sua valle che è grande e posta molto più in alto. Noi vi consigliamo caldamente la più comoda versione speculare, partendo dall’alto e con Amalfi come punto di arrivo, dove potrete prendere un comodo autobus SITA che vi porterà in 15-20 minuti alla vostra auto (SCALA o PONTONE). Un motivo per iniziare il percorso dal basso sarebbe, partendo dal vicino borgo di ATRANI, per visitare i ruderi della vecchia Repubblica di Amalfi nella zona della cd Torre dello Ziro. E’ anche questione di allenamento. Un ulteriore possibilità, infine, è partire dalla lato opposto, San Lazzaro di Agerola a 630 m., seguendo la direzione del Castello Lauritano ed il sentiero per il Monte Murillo. 

PERCORSO

In definitiva, quello che noi vi consigliamo è di partire da Pontone e percorrere i sentieri identificati nella mappe del CAI con i numero 323a (“da Pontone ai ruderi della vecchia ferriera”),325a e 325 (“sentiero alto ferriere e riserva orientata” – “sentiero basso ferriere”). La durata complessiva è di circa 3-4 ore, per circa 6 km, con un dislivello di 500 mt in discesa e 250 mt. in salita.

 

Pontone è un borgo minuscolo, con un solo piccolo parcheggio che si riempie subito. Nessun problema: se non trovate posto, lo troverete sicuramente a SCALA posta più in alto e dalla quale raggiungerete a piedi Pontone comodamente ed in breve tempo. Si parte dalla Piazza San Giovanni, dove potrete rifornirvi di cibo ed acqua nel bar salumeria e, magari, per le signore fare una sosta toilette. E’ bene avere una scorta di acqua da bere con sé, benché nella valle ce sia tanta.  

PONTONE

Nonostante l’amenità del luogo, isolato ed arroccato in alto, si intuisce che Pontone non sia un posto qualsiasi. E non è solo la vicinanza con la Repubblica marinara di Amalfi o le rovine della imponente cattedrale di Sant’Eustachio a suggerirci un glorioso passato. C’è qualcosa di più. Chi è abituato ad osservare ed è curioso, noterà alcuni particolari singolari. La strana forma della piazza ed una colonna sul muro dell’omonima chiesa. Direte voi: che c’è di strano in una colonna di una chiesa medioevale? Nulla, se non fosse che è messa in orizzontale, con un angolo di 90 gradi rispetto al muro.  Mi sono messo a cercare notizie ed ho scoperto che nel medioevo Pontone era sede di una potente corporazione di lanaioli, i quali prelevavano la merce grezza dalle navi amalfitane e la trasportavano a dorso di mulo fino in paese, inerpicandosi nella valle. In Piazza San Giovanni, che ha la forma di una grande vasca, la lana veniva lavata e trattata la lana allagando proprio la piazza medesima; e di acqua qui ce ne è sempre stata in grande quantità. Quanto alla bizzarra colonna, questa non è un elemento architettonico, bensì un riparo… e non dall’acqua! Il mistero è svelato da un abitante del luogo al Prof. Giacomo Ricci, da cui ho attinto la notizia e di cui cito la fonte: “Tanti secoli fa, la corporazione era un’istituzione per gli Scalesi. Tutto era governato dai maestri lanieri. Tutta la vita civile. La Corporazione difendeva Scala, i cittadini, le donne, provvedeva a prestare qualcosa di soldi a chi si trovasse in difficoltà e alla dote delle ragazze da marito e anche a chi chiedeva asilo politico. Chella meza culonna serviva proprio a questo. Chi era perseguitato, da chiunque, da nu rre, dalla legge di un ommo putente, si metteva sotto ‘a culonna. Che aveva la funzione di un portico, che copre da sempre un territorio protetto. Accussì il perseguitato di turno era al sicuro. Non lo potevano toccare. Era entrato sotto la protezione della Lana. Si affidava alla Corporazione dei lanaiuoli di Scala. E loro gli assicuravano giustizia. Con il loro tribunale, nella loro terra, dentro la chiesa che era il nostro luogo pubblico, il nostro tribunale, la nostra casa di scalesi, veniva giudicato in maniera imparziale. E se lo meritava godeva della protezione di tutta la popolazione. Alla faccia dei potenti della terra. Hai capito mo’ professo’ perché chella culonna per noi è importante? E’ il simbolo del nostro popolo, della nostra memoria, della nostra libertà”. (IL MIRACOLO DELL’ACQUA la valle dei mulini di Amalfi – Giacomo Ricci). Quella mezza colonna delimitava uno spazio, al di sotto del quale era valido il “diritto di asilo”. 

 

Torniamo ora alla valle. Una stretta mulattiera, dapprima in piano e poi in discesa, ci condurrà fuori del borgo costeggiando case, attraversandole anche sotto grandi archi che sono una autentica testimonianza della civiltà contadina di cui sono impregnati questi luoghi.  Man mano che ci allontaniamo dal borgo, godremo di una vista sempre più diretta ed ampia sulla valle sottostante, con Amalfi alla fine dello stretto imbuto e Pogerola sul promontorio in alto. Lungo la via, sulla destra incontrerete una villetta assai bizzarra, che potrebbe tranquillamente essere uscita da un quadro futurista, chiamata “Giulietta e Romeo”. Sulla sinistra, una ripidissima scalinata conduce ad Amalfi centinaia di metri più in basso. Noi continueremo verso l’interno della valle, costeggiando vigneti e limoneti in direzione della alta rupe sotto la quale passa un viadotto. 

Dopo un primo tratto in salita, la mulattiera si dirige decisamente verso il basso con lastricato di pietra a gradoni e muretto laterale basso di protezione. Questo tratto mostra la parte più impervia e interna del vallone. Non è affatto difficile scorgere tra i monti le sagome dei falchi sorvolare dall’alto la valle. Ora sarete abbastanza vicini ed in vita della rupe sotto a quale passa su un viadotto. Scorgerete lontana in basso una centrale idroelettrica ancora in funzione e noterete sulla destra i ruderi di una antica cartiera. Ora si comincia a sentire distintamente il rumore dell’acqua del torrente Canneto e delle sue piccole cataratte.

 

 

Il sentiero prosegue ora in leggera salita piegando sulla destra accanto ad una casetta in pietra (una freccia bianca dipinta sul muro in basso a destra vi indica la direzione). Il percorso si è fatto ora più dissestato; ciò significa che stiamo lasciando la vera e propria strada per entrare nella boscaglia della valle lungo il sentiero delimitato dal torrente.

 

 

 

 Qui incontriamo l’antica ferriera che riforniva Amalfi o, meglio, ciò che ne rimane. In questa fabbrica si lavorava il minerale che le navi di Amalfi importavano per lo più dall’isola d’Elba. Si intuisce che l’intera valle dovesse essere già nel XIV secolo una sorta di polo industriale dell’antichità. Nella fabbrica lavoravano gli abitanti di Pogerola che erano anche abili artigiani del ferro. Ancora oggi si possono ammirare le “Centrelle”, i caratteristici chiodi pogerolesi.  Intanto, a Scala si occupavano della produzione di carbone vegetale, il combustibile per le fornaci della ferriera.

Invero, tale lavorazione insieme alla produzione della pregiata carta andò avanti per molti secoli, caratterizzando il paesaggio così bene ritratto nei quadri di Karl Bleken. All’inizio del novecento, la quasi totalità di queste fabbriche vennero abbandonate, regalando alla valle quel fascino un po’ sinistro che attira oggi tanti viaggiatori. Fortunatamente, qualcuna di queste antiche cartiere più a fondo valle è ancora funzionante ed una di queste risalente al XIII sec. è anche sede di un museo della carta visitabile nella parte alta di Amalfi.

 

LA RISERVA ORIENTATA

Prima di cominciare la discesa della valle (sentiero 325) costeggiando il torrente Canneto, si può fare una deviazione breve ma impegnativa (sentiero 325a) per la riserva naturale orientata dove poter osservare la Woodwardia radicans ed un ambiente naturale unico, fatto di laghetti e cascate. La riserva è chiusa e non ci si può andare da soli, ma di fatto il passaggio non è impedito e molti vi entrano lo stesso. Il nostro consiglio è di rivolgervi alla guardia forestale del parco chiedendo il permesso o farvi guidare. Naturalmente, a seconda delle stagioni, il torrente, le cascate e le rapide saranno più o meno rigonfie e l’ambiente più o meno umido. Ci si arriva attraversando il torrente su di un tronco di albero messo a modo di ponticello e percorrendo un sentiero in salita fino alle chiuse dove inizia la riserva.

 

IL SENTIERO FINO AD AMALFI

Riprendiamo, ora, la strada per Amalfi interrotta per la deviazione alla riserva. Scendendo a valle lungo il torrente Canneto incontreremo la centrale idroelettrica vista dall'alto e via via decine di ruderi di antiche cartiere, alcuni letteralmente inghiottiti dalla lussureggiante vegetazione, dando una sensazione simile a quella che si prova visitando i templi khmer della jungla cambogiana. Qui siamo nel cd. “Chiarito alto”, nome con cui di usava distinguere in passato la zona delle cartiere da quella dei Mulini, il cd. “Chiarito basso”. In una di queste, un tetro edificio fiancheggiato da pioppi, vi sono ancora i macchinari e le presse per realizzare la carta. Si dovrebbe trattare della Cartiera “Milano”, dal nome dell’antica famiglia di maestri cartai amalfitani proprietaria. Il percorso si snoda fluido tra i tanti ruderi nella fitta boscaglia. Siamo ora in discesa diretta verso Amalfi che si comincia a intravedere davanti a noi. Passato l’ingresso ad un vecchio serbatoio di epoca fascista, ci troveremo sulla destra nel profondo della valle sottostante gli imponenti resti della Cartiera “Lucibello”. 

CARTIERE LUCIBELLO

Noterete una lunga distesa di fitti agrumeti che arriva fino al limitare con l’abitato, ed il cui verde intenso fa contrasto con il rosso dei tetti e l’azzurro dello sconfinato mare che si apre davanti. Una strana sensazione vi assalirà, dopo alcune ore passate tra boschi e fiumi nel silenzio rotto solo dal rumore dell’acqua che scorre. Arrivati ad Amalfi, un borgo tranquillo, dove la vita scorre placida e senza stress, vi sembrerà di essere in una chiassosa metropoli. 

Lasciate la lunghissima Via Paradiso, divenuta via Grade lunghe, e prendete la via Leone Comite nel tratto che scende a destra e arriverete in Via delle Cartiere, nei pressi di una antica fabbrica del XIII secolo che è anche il “Museo della carta”. Il museo fu realizzato nel 1969 dal Cav. Nicola Milano, discendente della famiglia Milano, una delle più antiche famiglie di maestri cartari della Costiera Amalfitana.  Il museo ha una esposizione di antichi attrezzi per realizzare la carta a mano ed una biblioteca con migliaia di volumi sulla pregiata carta di Amalfi. In via delle Cartiere ci sono le poche fabbriche ancora attive e che lavorano la carta secondo i processi utilizzati nel XIII secolo: la Cartiera “Cavaliere” e la Cartiera “Amatruda”. Passando il supportico “Ruga Nova”, con un palazzo che ospita i resti di un Bagno Arabo del XIII sec., via Capuano ed, infine, la vivacissima via Lorenzo d’Amalfi si arriva, passando davanti al celebre Duomo, in piazza Flavio Gioia, dove termina questa sorta di viaggio nel passato.

 

In piazza Gioia, potremo prendere un autobus che ci riporta verso Pontone o Scala.

 

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