BONITO tra arte, storia e mistero

VINCENZO CAMUSO: LA MUMMIA DI BONITO

Esiste un termine inglese, serendipity, che indica una cosa gradita quanto inaspettata. Bonito fa parte di quei borghi di cui poco si parla e che i più non conoscono, ma che si rivelano una piacevole scoperta. Non è solo la bellezza del territorio e la dolcezza del centro abitato…c’è di più, molto di più: Arte, Storia, bellezze naturali, ottimo cibo e persino mistero.

Bonito è un comune irpino di poco più di 2000 abitanti, al confine con il Sannio. Geograficamente molto più vicino a Benevento che ad Avellino, nella cui provincia ricade, è un bel borgo dalle case basse e colorate, adagiato su una zona collinare ordinata e dolce. 

In età romana faceva parte dei territori dell'antica Aeclanum. Le prime notizie risalgono al X secolo, in particolare al Castrum Boneti Longobardo, fortezza eretta a scopo difensivo al confine tra la contea di Ariano e il ducato di Benevento. Passata ai normanni nel secolo successivo, fu soggetta, in epoca angioina, alla famiglia locale dei Bonito; acquistata nel 1445 dagli Orsini, fu venduta nel 1648 ai Pisaniello: una leggenda narra che un componente di questa famiglia, durante la rivolta anti spagnola di Masaniello del 1647, venne decapitato per aver rapito e tenuto prigioniera nel suo castello una fanciulla del luogo. Nel 1757 fu annessa al demanio regio del Regno di Napoli. Il resto è storia recente italiana. Si possono ancora ammirare il castello Longobardo e i palazzi gentilizi come quello dei Pisaniello. 

IL CASTELLO LONGOBARDO

CAMPANILE DELLA CHIESA DELL'ASSUNTA. Appaiono il simbolo di un "centro sacro" e un antico metro, su quale si misurava la stoffa.

 

 


 

Bonito non è un paese fermo al passato, ma è decisamente proiettato al futuro. E’, infatti, uno dei templi italiani della street art. Il Touring Club Italiano lo ha definito come “il paese con i più bei murales”. Ospita opere di molti artisti, anche nomi molto conosciuti. In particolare, Francisco Bosoletti ha lasciato alcune pregevoli opere, su cui tutte spicca la GENESI, citata da Widewalls come “il più bel murales al mondo”. La GENESI è composta da tre opere distinte che è divertente cercare, perché non sono proprio vicinissime l’una all’altra, ma sparpagliate in una area precisa del paese. Nel dettaglio: una mezza faccia di donna che si fonde con la casa su cui è dipinta, una casa abbandonata per la precisione; due mani che reggono una fiamma; un pube di donna che simboleggia la vita. Sono, ormai, deteriorati dal tempo e dalle intemperie. Le abbiamo messe insieme per dare un’idea complessiva dell’opera. 

Molto meglio conservata, e secondo me stupefacente, è un’altra opera dell’artista argentino: due donne che si guardano con motivi floreali, anche questa sulla facciata di una vecchia casa abbandonata a causa di un incendio. 

Sono tante le opere sparse nel borgo ed è bello andare alla loro scoperta. L’associazione culturale Collettivo Boca ogni anno organizza il Bonito street art contest, a conferma della vocazione di questo luogo come culla delle nuove forme d’arte. 

Bonito è il paese natale di un genio della moda: Salvatore Ferragamo. E’ sempre a proposito di Street Art un meraviglioso murales di Bonito è dedicato a Fiamma Ferragamo, figlia di Salvatore, prematuramente scomparsa nel 1998; la ritrae seduta mentre annoda il vestito, come a voler simboleggiare legami che nemmeno la morte può spezzare. 

Fiamma Ferragamo

 

Bonito è anche il paese di Crescenzo Buongiorno, compositore e violoncellista amico di Puccini, purtroppo scomparso prematuramente all’età di appena 38 anni. Nella casa di una sua discendente Ermelinda Pagella si possono ammirare molti cimeli del musicista tra cui uno straordinario Violoncello di Galiano, una famoso artigiano napoletano definito lo “Stradivari di Napoli”. 

 

Il Palazzo Pagella Buongiorno, XVIII secolo, è situato in via Roma, nel centro storico di Bonito, di fronte alla chiesa Madre e a pochi passi dal Municipio. Il musicista Crescenzo Buongiorno e sua sorella Rosaria lo acquistarono dalla famiglia Capozzi alla fine dell’800. Il palazzo fu abitato prevalentemente da Rosaria e dalla sua famiglia, poiché il musicista, trasferitosi poi in Germania, vi dimorò sporadicamente durante i suoi ritorni nel paese natio. Rosaria Buongiorno sposò Pietro Pagella, carabiniere proveniente dal Piemonte (Castelceriolo, frazione di Alessandria), che per meriti di guerra ebbe assegnata la gestione di un Ufficio Postale. Dalla loro unione nacquero cinque figli: Pia, Riccardo, Umberto, Sigfrido e Marino. Pia, pur essendosi sposata con il maresciallo dei Carabinieri Gennaro Brescia, non ebbe figli, mentre dei maschi solo Marino prese moglie, sposando nel 1923 Emilia Miletti, da cui nacquero Rosaria nel 1924 ed Ermelinda nel 1925. Rosaria è deceduta nel 2010, mentre Ermelinda nel 2015, entrambe senza prole. Per volontà di quest’ultima il palazzo, con tutto il suo contenuto, è andato a quattro eredi con l’indicazione di farne possibilmente un luogo visitabile, per far godere dei ricordi veramente numerosi del musicista e dare la possibilità – a bonitesi e non – di conoscere questo personaggio divenuto così noto in Germania. L’immobile, al pianterreno e al primo piano mostra due pavimenti in maiolica di fine ‘800, in stile moresco, ed è arredato prevalentemente con mobili e suppellettili del periodo che va dalla metà dell’Ottocento ai primi del Novecento. Alcuni sono stati realizzati da valenti artigiani del luogo, una volta – ma ancora adesso – molto famoso per la presenza di numerosi bravissimi artisti del legno. Nella casa si conserva anche un’antica statua lignea raffigurante santa Caterina d’Alessandria e, del musicista, si conserva il pianoforte, un armonium a pedali, il violoncello come detto costruito da un’antica bottega di liutai napoletani, spartiti musicali originali, fotografie, lettere autografe spedite alla famiglia e lettere di personaggi dell’epoca spedite al maestro. Il pianterreno ha ancora il soffitto con volte a crociera, mentre i lavori eseguiti dopo il sisma del 1980 non hanno consentito che lo stesso si facesse per i soffitti del primo piano. Suggestiva la cantina, con botti, tini e tutto quanto occorre per la vinificazione. Molto interessante anche il giardino retrostante, con numerosissime piante anche antiche, e fiori di tutti i tipi. Una delle due proprietarie era una grande appassionata di floricoltura e non perdeva occasione, durante i suoi numerosi viaggi, anche all’estero, di portare con sé semi e piante tipiche di quei luoghi lontani. Recentemente, grazie all'interessamento di esperti botanici, le circa cento piante presenti sono state identificate e recensite. Dal giardino stesso o da un terrazzo del primo piano, è anche possibile godere di una bellissima vista sulla vallata retrostante, che guarda verso Ariano Irpino, Melito Irpino, Grottaminarda, zona industriale di Flumeri, Passo Eclano e via via sulla destra fino ad arrivare al Monte Terminio.

PALAZZO PAGELLA BUONGIORNO

Per chi volesse approfondire la conoscenza di Crescenzo Buongiorno, rinvio al pregevole articolo di Valerio Massimo Miletti (link sotto)

Una vera curiosità da poter vedere è la cd “Mummia di Zi Vincenzo”. Nel 1962 un cittadino di Bonito emigrato in Sudamerica, entrò in contatto con un trapassato durante una seduta spiritica. La medium cominciò infatti, a parlare in dialetto bonitese, dicendo di essere lo spirito di Vincenzo Camuso, un medico del cinquecento, il cui corpo era intrappolato, indicando anche il luogo e chiedendo di liberarlo. L'italiano, spaventato, scappò via e ignorò la richiesta. Fu ricontattato in una successiva seduta dallo spirito che lo invitò di nuovo a ritrovare il suo corpo. Il cittadino bonitese informò di questo i suoi concittadini. Durante gli interventi per i danni causati dal terremoto di quell'anno, nell'ipogeo della chiesa dell’Oratorio a Bonito dove c’erano gli “scolatoi”, sorta di sedili di pietra dove venivano messi i cadaveri a scolare i fluidi corporei, furono in effetti trovate alcune mummie che al contatto con l’aria aperta si disfecero, ad eccezione di una. Questa storia venne a galla e si gridò al miracolo, si pensò fosse il corpo dello lo spirito inquieto. La mummia divenne “Zi Vincenzo”, fu messa in una teca e divenne da allora oggetto di venerazione. La si può ammirare nella cappella dell’Oratorio, ci che riamane della chiesa medioevale preesistente, sulla via Belvedere al n°22. 

LA CAPPELLA DI VINCENZO CAMUSO

Altra autentica attrazione di Bonito è il Museo delle cose perdute. Raramente potrete vedere un concentrato di meraviglie del genere, migliaia dei cimeli più disparati nello spazio di una piccola casa a due piani. Ci sono delle stanze così stracolme degli oggetti più strani che sembra quasi che si animino e ci portino via in un fluttuante ambiente fantastico. Qui uno storico o un collezionista potrebbe anche impazzire. Chi è lo ha creato? E’ opera di Gaetano di Vito che ha pazientemente collezionato in 30 anni tutti quegli oggetti. Le curiosità sono davvero tante: si passa dalla bottiglia per catturare le mosche, ad uno dei primi biberon in vetro della Robert, dall’uovo da barbiere (da mettere in bocca a chi era troppo magro per radergli meglio la barba), dalle stampe antiche ad oggetti di arte sacra, attrezzature mediche, oggetti della civiltà contadina, attrezzature da calzolaio e falegname, cimeli della guerra. Tutto sistemato con gusto e diviso per mestieri o per tipologia di oggetti. Bellissimo anche il giardino retrostante, teatro di manifestazioni culturali e gastronomiche. Vi consiglio caldamente una visita.


IL MUSEO DELLE "COSE PERDUTE"

In definitiva, Bonito è uno dei borghi più sorprendenti della Campania, ha molti spunti di interesse per tutti e vi invitiamo caldamente a visitarlo.

 

 

 

PER VISITARE IL PALAZZO PAGELLA, LA CAPPELLA DI VINCENZO CAMUSO E IL CASTELLO CONTATTARE: 

Valerio Massimo Miletti 338.1884488

Gaetano Di Vito 333.8740369 

 

PER VISITARE IL MUSEO DELLE COSE PERDUTE CONTATTARE: 

Gaetano Di Vito 333.8740369