LA VILLA DEL BAMBINO VESTITO DI BIANCO

Persa nella caligine delle campagna emiliana, questa villa è uno spaccato di vita rurale di inizio novecento. Non siamo riusciti a scoprire molto su di essa e su quelli che ci vissero dentro. Di certo, è abbandonata da almeno una sessantina di anni. Possiamo presumere che sia stata costruita nel 1914, dalla data che compare incisa su uno dei camini in pietra. Questa grande casa di 4 piani è ricchissima di ricordi che si accavallano tra le due guerre. L’arredo è semplice, quello che ci si aspetta di trovare in una casa di campagna di quell'epoca. Una cosa che ci ha colpito è l'immagine di un bambino, vestito di bianco, che compare in molte foto sparse nella casa. Indubbiamente, un bambino che è stato molto amato, forse a lungo desiderato, ed è per questo che abbiamo deciso di soprannominare così la villa. Su un tavolo c’è il necrologio di una signora di nome Paradisa C., nata nel 1850 e morta nel 1933. Pensiamo che fosse la madre del padrone di casa. Altri ricordi, collegano la casa ad una certa Angiolina Marenghi da una lettera di auguri di natale di uno zio, Giuseppe Marenghi, datata 1953. In un’altra stanza c’è un avviso esattoriale datato 1929, ma si legge ancora un altro cognome, come se la casa avesse avuto più famiglie al suo interno; ed è possibile, vista la sua grandezza. Al pian terreno c’è una cucina e diversi saloni molto mal ridotti. Al primo piano, ci sono le stanze da letto con i loro arredi. Si notano i pitali per la notte vicino i letti, la bacinella con brocca come lavabo. In una di queste c’è una culla di ferro battuto, chi sa, forse proprio è stata anche la culla del bambino col vestito bianco. Crediamo che qualche pastore abbia trovato qui rifugio occasionale ed abbia usato la biancheria per gli animali; ce ne sono cataste sporche alla rinfusa sul pavimento. C’è anche traccia di escrementi di animale in alcune stanze. Per fortuna, non ci sono scritte a spray ad imbrattare mobili e muri. Il che fa ritenere che la villa sia davvero poco conosciuta o per qualche motivo non frequentata. Altre vecchie foto sbiadite sono ancora al loro posto, sui comodini o appese al muro. In un armadio, ci sono molte pubblicazioni religiose degli anni 30, il che fa della famiglia che abitava qui una famiglia sicuramente devota. Purtroppo, non possiamo dire molto di più. Non abbiamo avuto nemmeno molto tempo per perlustrarla a fondo; siamo arrivati nel primo pomeriggio di una piovosa giornata invernale e la luce per fotografare ed esplorare era già scarsa. Affidiamo alle immagini il compito di trasmettere le emozioni e le sensazioni che questa casa, anche se semplice e mal ridotta, sa regalare. Non è difficile immaginare le domeniche trascorse a casa in famiglia, l'odore della minestra calda, il calore dei grandi camini che si spandeva per le stanze; giornate semplici, di ristoro dalla dura vita rurale. Andremo via con queste sensazioni. 

 L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.