L'EX INCENERITORE DI CAVA DE TIRRENI

Esploriamo questo impianto di incinerazione dismesso, uno dei primi, costruito sulle colline cavesi nel 1970. È in vendita da lungo tempo, come qualcosa di scomodo di cui liberarsi velocemente. E che i tempi siano cambiati, con una nuova coscienza ambientale diffusa anche in parte della politica, lo dimostra il fatto che l'ex inceneritore, su invito del sindaco, è stato trasformato da un noto writer, Pixel Pancho, che ha coperto le facciate di cemento grigio con tanti disegni coloratissimi, che oggi lo fanno assomigliare quasi ad una scuola per l’infanzia. In realtà questo impianto ha funzionato solo per pochi anni, fino al 1978 ed in questi pochi ha causato gravi danni ambientali, disseminando nell’aria dalle due ciminiere sostanze tossiche provocando problemi di salute pubblica. Era ancora aperta la ferita di Seveso, dopo l'esplosione che il 10 luglio del 1976 liberò grandissime quantità di diossina a Seveso. Si decise di bloccarne l’attività e da allora giace così, come un monito per il futuro. E c’è chi ancora punta su questi pericolosi sistemi di smaltimento, la discussione è tutta aperta!

La verità è che la gestione dei rifiuti nel nostro paese è molto complicata per l’effetto delle infiltrazioni malavitose. Quello dei rifiuti è un grande affare e attira la criminalità.  Le eco mafie hanno sempre impedito una sana e seria gestione dello smaltimento. La raccolta differenziata e l’uso di inceneritori sono persino marginali rispetto alle discariche, specie quelle non a norma. Gli impianti di trattamento delle scorie se realizzati bene e gestiti con serietà possono persino produrre ricchezza. Un’analisi ha stabilito che mediamente dagli inceneritori ricavano per l’80 % materia prima utile alla produzione di calcestruzzo, una piccola percentuale di metalli (meno del 10%) ed il resto delle scorie, una frazione vicina al 10 %, finisce in discarica. Si riduce così la necessità della discarica. Attualmente, in Campania c’è solo un inceneritore in funzione, quello di Acerra, che desta molta preoccupazione per le ragioni più sopra evidenziate.

Oggi questo mostro di acciaio e cemento è un parco di divertimenti per urbexer e appassionati di fotografia “industrial”. La fitta teoria di tubi, pilastri, grandi serbatoi di gas per i forni, scale di ferro su cui spuntano qua e là grandi manometri, pressostati e grandi rubinetti creano scenari appassionanti per i fotografi fatti di linee vorticose e chiaroscuri. Al pian terreno c’è anche un pannello di controllo dell’impianto abbastanza in buono stato. Consigliamo una visita prudente (scarpe robuste, guanti, mascherina e tanta attenzione) a chi vuole realizzare questo genere di esplorazioni o fotografia.

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

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