LA VILLA DELL'ARTISTA

C’è un vecchissimo e malridotto edificio che si può ammirare dalla statale. In realtà si tratta di un complesso di cinque edifici composto da una Villa con una piccola stalla, un’officina, un grande edificio diroccato di cui non conosciamo la natura, una piccola cappella gentilizia. Siamo stati qui accompagnati da un caro amico, espertissimo urbexer, di cui omettiamo il nome per proteggerne la privacy. Il complesso, bellissimo, ha un nucleo molto antico, risalente ai primi del XVI secolo, corrispondente alla Villa padronale; ci sono state fatte aggiunte e modifiche nei secoli ad opera delle tante importanti famiglie che lo hanno posseduto. Il secondo conflitto mondiale ha segnato l’inizio della decadenza di questo luogo. Requisito delle truppe tedesche, venne colpito dall’aviazione anglo americana. Per alcuni anni nell’immediato dopoguerra alcune partì continuarono ad essere utilizzate come botteghe artigiane, taverna e persino scuola elementare. Nel tempo a causa delle sue condizioni fu completamente abbandonato. Allo stato attuale, anche l’edificio più di pregio, la cinquecentesca villa, si trova in condizioni di estremo degrado, con interi solai crollati. 



Ed è proprio questa che decidiamo di visitare. Facendoci largo tra una selva di erbacce ed insetti molto aggressivi arriviamo al portone principale; è socchiuso, ma bloccato dalla vegetazione selvatica cresciuta a dismisura e forse anche da sporcizia nei cardini. A pochi metri ci sono altre porte aperte. Una immette in una grande sala sporca ed ingombra delle macerie di un solaio crollato che mostra una stanza del piano superiore. Scavalcate le macerie, entriamo in un altro ambiente scuro e con un muro crollato che fa intravedere un bellissimo scalone e soffitti finemente decorati. La vera sorpresa però è quando arriviamo ad alcune sale che si sviluppano l’una dietro l’altra che sembrano l’atelier di qualche eccentrico artista. Ci sono busti finiti o accennati, scaffali con opere varie, tavoli ingombri di colori, solventi e materiali vari. Non sappiamo se fosse una bottega o una scuola ma a noi piace pensare ad un unico solitario mezzo matto artista che ha abitato questa malinconica e decadente dimora. 

Anche al secondo piano, salito lo scalone di prima, troviamo un altro atelier con sculture e quadri dal sapore cubista, surrealista. Uno in particolare, che ritrae una sorta di manichino nella posa del pensatore greco su uno sfondo scuro nero bluastro, ci ha colpito moltissimo che avremmo acquistato volentieri se ci fosse stato il suo creatore lì a venderlo. La nostra ferrea regola, si fotografa solo e non si tocca nulla, ci impone di lasciarlo marcire lì dove si trova, senza potere fare nulla. Speriamo che qualcuno venga in tempo a salvare questa opera. Questo primo piano mostra alcune cucine semivuote, una grande stanza da letto con il pavimento crollato a metà e raggiungibile solo camminando sul perimetro sfidando il baratro, cosa che evitiamo di fare. Il precario stato statico e i crolli visti ci suggeriscono di non proseguire verso il colombario in cima alla villa e lasciare questo edificio.

Una ultima visita la facciamo alla piccola cappella gentilizia che dà le sue spalle alla statale. È piccola, spoglia ed assai tetra con i suoi finestroni opachi, pieni di ragnatele e con le tende strappate e logore. La struttura marmorea dell’abside presenta due porte sulla cui sommità ci sono due angioletti, tanto simili ai pagani amorini da darci l’impressione di essere in un luogo molto più antico di quello che è.

Dopo questa autentica chicca finale, lasciamo definitivamente il complesso. Come sempre abbiamo vissuto, anche se per breve tempo, una sorta di viaggio nel tempo, in altre epoche, in altre vite che ci piace mostrare con le nostre immagini. E se solo potessimo aprire una finestra nel tempo e affacciarci, per pochi istanti a guardare, rimarremmo probabilmente, come i personaggi di quelle ingiallite e sbiadite fotografie, cristallizzati in un attimo senza fine, prigionieri di quel mistero che è la vita ed il tempo che scorre inesorabile.

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

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