TRIORA, IL LAMENTO DELLE STREGHE

TRIORA Chiesa di San Bernardino: particolare dell'affresco del "Giudizio Universale"

Se lasciate l’autostrada Genova-Ventimiglia e vi avventurate nell'interno verso le alte montagne liguri, scoprirete un mondo incantevole, popolato di antichi borghi arroccati su alte rupi, profondi canyon attraversati da impetuosi torrenti e foreste impenetrabili. Sono tante le località che da sole meriterebbero il viaggio: Badalucco, Montalto Ligure, Agaggio, Molini, per citarne qualcuna. C’è, tuttavia, un piccolo e remoto borgo che da sempre attira molti curiosi e amanti del brivido: Triora.

Triora è un comune di meno di 400 abitanti, posizionato su un'altura a 800 metri sul livello del mare che domina la Valle dell’Argentina (dall'omonimo fiume che l’attraversa). Il borgo ha una storia molto antica e prestigiosa, poiché è stato sotto il controllo diretto della Repubblica di Genova dal 1267. L’assetto che ancora si può vedere lo diede proprio la Repubblica di Genova, che dotò Triora di una robusta cinta muraria e di fortificazioni che, insieme alla natura a dirupo del luogo, rendeva Triora molto difficile da conquistare.

Oggi, Triora conserva ancora intatto tutto il fascino di quell'epoca lontana. Girare tra i suoi “caruggi” (strade molto strette), perdersi tra scalinate di pietra e gli oscuri portici è un vero viaggio nel passato. Nonostante l’indiscusso fascino del borgo e svariati luoghi di elevato interesse storico e culturale, è ben altro ad attirare qui molta gente, qualcosa di sinistro che arriva da un lontano passato. Triora è anche detta la “Salem italiana", anche se i fatti di Salem sono posteriori nel tempo di più di un secolo. Nel 1692, nel Villaggio di Salem, nella contea britannica del Massachusetts, furono processate ed impiccate 19 donne con l’accusa di essere streghe.

Gli eventi di Triora, invece, si svolsero verso la fine del XVI sec., precisamente tra il 1587 ed il 1589.  A quell’epoca Triora era una podesteria della Repubblica di Genova e rivestiva una importanza strategica per essere al centro di grandi traffici commerciali con la vicina Francia. Proprio in quegli anni ci fu una grave carestia che afflisse il circondato. Oggi, si ipotizza che di tale carestia potessero essere responsabili gli stessi proprietari terrieri del luogo, che avrebbero sottratto fraudolentemente enormi quantità di derrate. In quell’epoca oscura, segnata dalla superstizione e da credenze che a tutt’oggi non sono ancora completamente scomparse, si pensò subito all’intervento del demonio. La situazione prese rapidamente una brutta piega. Nel ottobre del 1587 durante una animata seduta del Parlamento locale si discusse della carestia che stava mettendo in ginocchio la comunità e si formulò l’ipotesi della presenza del maligno a Triora. In particolare si puntò il dito accusatore verso un gruppo di donne solite riunirsi all'imbrunire alla “cabotina” o presso alcune fonti. La Cabotina si trova fuori delle mura sopra un precipizio ed era la zona più povera e degradata del borgo. Con il beneplacito del Consiglio degli Anziani e del Podestà Stefano Carrega, si decise di istruire un processo, per il quale fu richiesta la presenza di un inquisitore al doge di Genova ed al vescovo di Albenga. Si investirono ben 500 scudi, una somma enorme che testimonia la necessità di un’indagine che oggi definiremmo “paranormale”. Questo processo fu molto travagliato e rischiò di diventare un caso diplomatico tra Genova e Roma. In un primo momento fu istruito dalla chiesa locale attraverso i vicari dell’Inquisizione del Vescovo di Albenga; poi da un giudice inviato da Genova; infine fu avocato a Roma dalla Congregazione del Sant’Uffizio.

Da Albenga arrivò il sacerdote Girolamo del Pozzo, vicario vescovile, il quale subito accertò la presenza del maligno a Triora. Secondo lo schema più classico, nel corso della celebrazione della messa nella Chiesa della Collegiata, al termine di una dura predica, in cui l’inquisitore sottolineò il ruolo del demonio e delle donne a lui compiacenti, Girolamo del Pozzo invitò tutti alla pubblica delazione.  Una ventina di donne vennero tratte in arresto ed iniziò così un’escalation di sospetti e denunce che fecero salire presto vertiginosamente il numero delle sospettate. Se inizialmente erano per lo più sventurate del quartiere della cabotina, vi si aggiunsero presto anche donne di famiglie importanti e di più elevato rango. Una vera e propria caccia alla strega. Furono confiscate alcune abitazioni private trasformate in luoghi di tortura e prigione. Famosa è casa del Meggio, oggi conosciuta come Cà de baggiure (casa delle streghe). Una delle donne arrestate, Isotta Stella, mori a causa delle ripetute torture, mentre un’altra si gettò dalla finestra di Palazzo Stella. Naturalmente la tradizione vuole che il corpo di quest’ultima non fosse mai stato trovato. Questo non stupisce, poiché il Malleus maleficarum, il manuale degli inquisitori, prevedeva in extrema ratio di dare la colpa della morte per tortura al diavolo, che sarebbe venuto in soccorso della sua adepta portandola via con se. La situazione stava sfuggendo di mano al Vescovo, che con un documentato epistolario chiese conto dell’operato a Girolamo del Pozzo. Anche il Parlamento del paese cominciò ad avere dubbi sull’operato dell’inquisitore e tramite il Notaio Basadonne scrisse al Doge. Dopo una fugace quanto infruttuosa visita dell’inquisitore Alberto Fragarolo in maggio, nel giugno 1588 arrivò da Genova un commissario straordinario, Giulio Scribani, noto per la ferocia con cui portava avanti le sue inchieste.


 

Sappiamo da una lettera del nuovo Podestà Giovanni Battista Lerici al Doge di Genova del 27 giugno 1588 che le 13 donne già condannate furono trasferite nelle carceri di Genova, e ne conosciamo i nomi:

Franceschina figlia di Emanuele Chiocheto,

Gioanina Ricolfa,

Cattarina del Borigio, Luchina sua sorella,

Gioaninetta Guerra e Magdalena sua figlia,

Battistina moglie di Giovanni Giauna,

Battestina Stella, Battestina Augera,

Agostina Carlina, Battestina Carlina,

Domenegina Borella et Maria Matellona”


Con l’arrivo di Scribani la situazione peggiorò decisamente, con nuovi rastrellamenti e imprigionamenti di donne innocenti. Delazioni, confessioni estorte con la tortura: il paese era sprofondato nel terrore. Un caso emblematico fu quello di Franchetta Borrelli, catturata poiché indicata da molti come strega. La Borrelli era una donna benestante proveniente da una famiglia altolocata di Triora. Fu torturata per giorni e, a leggere gli atti conservati all’archivio di Genova riportati da numerosi studiosi, sfinita nel corpo e nella mente cominciò prima a vaneggiare e poi si chiuse nel silenzio. Nulla si sa dell’epilogo del processo che la riguardava, solo che mori anni dopo nel 1595 e che quindi presumibilmente sopravvisse alle torture dell’inquisitore e alla condanna a morte. 

Lo Scribani fu anche accusato dal revisore del processo inviato da Genova, Serafino Petrozzi, affiancato dai giureconsulti Giuseppe Torre e Pietro Allaria Caracciolo, di aver indagato in una materia riservata alla santa inquisizione, creando anche un caso diplomatico tra Genova ed il Papa e fu per questo poi scomunicato.

Intanto, l’opera devastante dello Scribani andò avanti e persino i revisori finirono per aderire alle sue tesi. In un rimpallarsi di responsabilità, bisognerà aspettare mesi in cui alcune donne morirono in carcere, perché la stessa chiesa decidesse di fare marcia indietro e ordinare la chiusura dei processi. Giulio Scribani su cui ricadono molte responsabilità delle atrocità commesse fu in seguito inspiegabilmente riabilitato dalla scomunica.

 

La fine delle presunte streghe, di cui non è espressamente riportata la morte dalle cronache non è chiara e, mancando documentazione, si sono potute fare solo ipotesi, alimentando ancora di più la leggenda delle streghe di Triora.


Questa terribile storia caduta nell’oblio per secoli, è stata disseppellita nel 1898 da un libro di Michele Rosi: “Le streghe di Triora in Liguria”. Da allora, si è scritto e discusso tantissimo su questa vicenda. Quirino Principe in un suo libro afferma che:”Triora è la Loudun italiana, la Salem europea. Ma è più giusto dire che Loudun è la Triora di Francia e Salem la Triora del New England, poiché il celebre processo alle streghe si svolse nel 1588 e indubbia è la sua priorità cronologica, mentre in nulla è inferiore agli altri due in quanto a spaventosa tensione. D’altra parte, il Borgo arroccato sulle montagne liguri è uno dei punti del pianeta in cui si rompe la maglia rassicurante intessuta dalla cultura illuministica ed in cui le tenebre elementari escono allo scoperto. Su tutta la superficie terrestre esiste una rete di luoghi segnati e se ne potrebbe tracciare una mappa: gli incroci di sulfuree coordinate, gli aleph di cui non si dovrebbe parlare.”

Che Triora sia un luogo “segnato” dal destino ce lo dicono molte cose. Innanzitutto, uno dei suoi simboli, Cerbero il cane a tre teste guardiano degli inferi. Pare che il nome Triora derivi proprio da tria ora, tre bocche.  Anche le sue stradine di pietra, oscure ed anguste, i suoi portici a molteplici aperture che sembrano alludere a dei labirinti, l’isolamento della vallata, i profondi dirupi celati da una fittissima vegetazione, tutto sembra fatto apposta per portare la mente a storie fantastiche e esseri soprannaturali.

In realtà, gli orribili accadimenti di cui fu vittima la popolazione femminile, affatto isolati, sono il frutto di un epoca di grandi contrasti religiosi in cui prevalse una dogmatica ed apodittica posizione di condanna quale eresia tout court di qualunque comportamento che esulasse da quello imposto dalla chiesa cattolica. Una condanna dei culti pagani, mai sopiti in tutta Europa, penisola italica compresa, e delle sue conoscenze di medicina naturale, unita ad un uso strumentale e feroce della religione per la repressione delle donne libere e colte (VEDI ANCHE LINK SOTTO

Per rimanere ai fatti di Triora, lì c’è una chiesa del XV secolo dedicata a San Bernardino. Bernardino da Siena è un personaggio chiave per comprendere il processo culturale interno alla chiesa che portò alla cd. “Caccia alle streghe” come forma estrema di male e di eresia. Quando siamo arrivati a Triora, non sapevamo dell’esistenza di una chiesa a lui dedicata, ma non siamo rimasti affatto meravigliati di ciò e di sentire il suo nome. Questo predicatore francescano attraversò l’Italia lasciandosi dietro una lunga scia di sangue. L’associazione tra il suo nome e i processi a streghe viene quasi automatica. Così, grazie alla disponibilità del direttore del Museo della Stregoneria abbiamo avuto libero accesso alla chiesa.

Ci si arriva attraverso un sentiero di campagna nella zona più bassa del paese, che è parte della antica “via dei pellegrini”.  La chiesa è dell’inizio del 400, anni in cui Bernardino predicava in queste terre.  La facciata è preceduta da un porticato a tre arcate con colonne e capitelli, che probabilmente serviva a dare frescura e riparo ai pellegrini. Presenta al suo interno un ciclo di affreschi attribuiti a Giovanni Canavesio (ma più di uno mette in dubbio tale paternità). Si pensa che gli affreschi siano di mani diverse e dipinti in epoche diverse.


E così è con grande emozione che apriamo la porta che ci dà accesso all’interno. La chiesa, ad un'unica navata, è illuminata solo da un finestrone sul lato sinistro e da una fessura posta dietro l’altare, molto scarno, di marmo bianco. Il ciclo di affreschi è in parte perduto. Ciò che riamane rappresenta un Cristo in gloria con in basso i dodici apostoli, divisi in due gruppi da sei e racchiusi in una architettura gotica, nell’abside; sulla parete di fondo, la crocifissione e scene della vita di Cristo; la parete di sinistra è quella più danneggiata, ma si distingue bene la figura di un santo. 

La parete più interessante è sicuramente quella di destra e rappresenta il giudizio universale, con scene molto forti, di grande impatto, che sicuramente servirono a suggestionare gente semplice e facilmente impressionabile.

Nella parte alta di sinistra sono presenti una serie di demoni mostruosi che seviziano crudelmente i dannati; c’è persino un diavolo mangia uomini che sembra uscito da un film horror. Tutto in alto a destra, sopra il Limbo, troviamo l’arcangelo Michele che pesa le anime; e qui è scontato pensare al Dio egizio Horus ed al rito della pesatura delle anime. Nella parte bassa è invece raffigurato l’inferno, diviso in sette scomparti, uno per ognuno dei sette peccati capitali. Sulla estrema destra guardando la parete è raffigurato il limbo dove transitavano i bambini morti non ancora battezzati. Ciò che, tuttavia, che ci ha più colpito è la rappresentazione delle streghe divorate dalle fiamme nel calderone infernale ben visibili in alto a sinistra con in testa il cappello penitenziale che individua gli eretici.

Il pensiero che viene subito in mente è che Bernardino deve aver lasciato un segno profondo nella gente del luogo. Possiamo dire che questa chiesa, questi dipinti e l’ombra di Bernardino da Siena sono la chiave di volta per spiegare il perché si è arrivati a quella drammatica situazione. 

Oggi le streghe o presunte tali, sembrano essersi prese una sorta di rivincita, poiché Triora è diventata attraente più di altri luoghi proprio per il legame con esse. Si può dire il borgo tragga una gran parte della sua economia da questa storia, una sorta di turismo magico esoterico. A Triora si organizzano STRIGORIA, un festival dedicato alle streghe e alla stregoneria, e naturalmente la notte di HALLOWEEN, con moltissime persone che da tutta Italia ed anche da altri paesi per vivere una notte magica.


A parte il lato folkloristico e commerciale, Triora ha un indubbio fascino sinistro. Addentrandosi nella parte più antica del borgo, si ha sempre la sensazione di essere osservati da qualcuno nell'ombra degli oscuri sottoportici o da qualche strettoia, sensazioni di disagio legate alla solitudine di quelle antiche stradine, forse amplificate dal vento che dalle montagne si infila negli stretti Caruggi e come un alito soprannaturale vi farà gelare il sangue. Col calare delle tenebre posti come la Cabotina o il sentiero delle streghe sono davvero spettrali. 

I luoghi più significativi della storia che vi abbiamo raccontato sono: il quartiere della Cabotina; la Collegiata dell’Assunta, dove parlò per la prima volta l’inquisitore Girolamo del Pozzo alla popolazione, dando di fatto l’avvio al processo; Palazzo Stella; la chiesa di San Bernardino. 

LA CABOTINA ED IL SENTIERO DELLE STREGHE

                A SINISTRA PALAZZO STELLA                      A DESTRA LA COLLEGGIATA DELL'ASSUNTA


Quanto al Museo della Stregoneria, è piccolo ma molto interessante; contiene su tre piani la storia del borgo e numerose testimonianze documentali di quel processo, nonché ricostruzioni ambientali dell’epoca. In realtà di musei ce ne sono due, ma il secondo più interno al paese è ancora in fase di allestimento e non crediamo valga la pena vederlo ancora.

MUSEO DELLA STREGONERIA

 

Comunque la pensiate e in qualunque cosa crediate, andate a Triora. Abbandonatevi a questi luoghi, accantonate il vostro scetticismo, la vostra razionalità e immergetevi nel mistero. Come recita un vecchio detto irlandese “mai rovinare una bella storia solo per amore di verità”. E il bello della storia è che nonostante la crudeltà dell’inquisitore, la ferocia della gente del borgo dettata dalla paura e dall'ignoranza, le torture, la solitudine, il dolore e la disperazione in cui quelle sventurate furono gettate, la loro memoria è sopravvissuta a differenza di quella di Girolamo del Pozzo, Giulio Scribani o Stefano Carega. Chiamatele, invocatele e Franceschina, Gioanina, Cattarina, Luchina, Magdalena, Battistina, Agostina, Maria appariranno a raccontarvi la loro storia.


Come arrivare a Triora

Sulla A10 (Genova-Ventimiglia) uscite ad Arma di Taggia e prendete la statale 548 verso la valle Argentina. Arrivati ai piedi del borgo seguite la strada principale evitando il bivio per Loreto e arriverete al Municipio, nei pressi del quale è possibile lasciare la macchina. Da quel punto si può procedere solo a piedi. Quasi subito a destra troverete il Museo Etnografico e della Stregoneria. Gli altri luoghi sono tutti nel centro storico tranne la chiesa di San Bernardino che è fuori paese.

Dove alloggiare

In centro storico ci sono pochi B&B ma dal fascino indiscusso. Alloggiare in centro dà anche il vantaggio di parcheggiare la macchina e dimenticarsela, ma ha uno svantaggio: doversi portare i bagagli a mano talvolta, su strade di pietre su cui i Trolley non camminano. Dovendo stare poco tempo l’ideale è uno zaino leggero con poche cose che elimina il problema alla radice. Quindi lo consigliamo, a patto di avere bagagli molto leggeri e di essere in buona salute (non c’è alcun servizio in tal senso). Una alternativa è trovare posto fuori paese o in una località limitrofa.

Noi abbiamo scelto di stare a Triora e siccome è l’unico da noi provato, è Triora medioevale possiamo dire solo di questo.

Si tratta di un casolare di campagna su più livelli, un tempo adibito a stalle e deposito attrezzi, molto ben ristrutturato dal proprietario Giancarlo Stella. Ha solo tre camere, ma è alla Cabotina, il cuore dei luoghi delle streghe come detto. Ha una vista mozzafiato sulla vallata sottostante. Pulito, silenzioso, ottima prima colazione, ha solo il difetto di essere un po’ fuori mano rispetto al posto dove lascerete presumibilmente l’auto. 

Dal balcone di Triora Medioevale

Dove mangiare

C’è solo un ristorante, ERBA GATTA, nei pressi del Museo nella parte alta del centro storico. Tuttavia ci sono molti bar che preparano piatti freddi con ottimi prodotti locali (formaggi, salumi, dolci etc.). In zona ci sono comunque ottime locande dove trovate cucina tipica dell’entroterra ligure. 

 

CONDIVIDI SU