La Cascina del Marchese

È una afosa giornata di agosto, siamo davanti ad una grande e malridotta cascina, avviluppata da una pervicace vegetazione, che certamente ne sta minando irrimediabilmente la struttura. Decidiamo di avvicinarci per poterla fotografare decentemente e ci facciamo largo nella piccola selva che si è formata, dove certamente un tempo c’era un orto od un ordinato giardino. Giunti vicino, scopriamo che le porte e i finestroni sono aperti. Da quello che appare, la cascina è certamente disabitata da moltissimo tempo, ma esitiamo perché non sappiamo quanto pericolosa possa essere all’interno; non sappiamo se ci siano voragini, solai in precario equilibrio, animali pericolosi o estemporanei rifugiati. Esitiamo un poco ma poi vinti dalla curiosità decidiamo di entrare. L’interno è semibuio, notiamo subito una grande confusione e sporcizia. Le poche suppellettili rimanenti hanno un sapore più che retro. C'è una vecchissima e lercia cucina, in cui sono rimasti un lavello e una malconcia cucina Vulkan a carbone degli anni 30 (stupenda). 

Stiamo quasi per rinunciare pensando non valesse la pena ma ci attira una luce come filtrante da vetri colorati in fondo ad un corridoio. Passiamo uno stretto uscio ed arriviamo ad un grande atrio, con due colonne e decorazioni. Una porta di legno di elegante fattura ma con i vetri rotti ci immette in un grande salone. Cominciamo a pensare che questa non sia una cascina di campagna qualunque ma una qualche antica residenza di un certo pregio. Anche qui lo stato è di assoluto degrado, ma quello che vediamo lascia trapelare la grande bellezza passata di questo luogo. Un tramezzo con una elegante apertura centrale a capanna decorata con stucchi e due nicchie, dove forse c’erano vasi pregiati, separa in due ambienti il salone. In uno ci sono un vecchio e sporco divano verdino, un sofà altrettanto sporco e logoro, un tavolinetto di legno con sopra un vecchio paralume e due libri di diritto; nell’altro solo la muratura di un vecchio camino ed una porta finestra spalancata sul giardino sormontata da una vecchia e sdrucita mantovana, da cui pendono brandelli di una elegante tenda. Il pavimento, sporchissimo ed ingombro qua e là di rifiuti, dovrebbe essere di cotto con motivi floreali. Il soffitto è di legno a riquadri decorati. I nostri sono sentimenti misti di tristezza ed inquietudine: tristezza nel vedere tanta bellezza agonizzante, inquietudine perché il degrado conferisce a quello che doveva essere un luogo di grande eleganza e gioia un’atmosfera molto tetra. La casa è grande, abbastanza spoglia e avvolta nella semioscurità. 

La stessa indecisione ci assale quando troviamo una stretta e buia scala che sale ad un livello superiore ma alla fine decidiamo di salire a vedere. Qui ci sono stanze vuote, vecchi materassi gettati ovunque, finestre spalancate e rotte. Qualche antico documento è sparso qua e là. Stavamo per lasciare questo mesto luogo quando la nostra attenzione è di nuovo attratta da una stretta porta da cui filtra una luce. Varchiamo l'uscio e, con grande stupore, ci troviamo di fronte ad una stanza piena di vecchissimi documenti caoticamente accatastati. In una austera libreria di legno che corre ad elle lungo due dei muri perimetrali ci sono tantissimi vetusti volumi ammucchiati in grande disordine mentre il pavimento è letteralmente sepolto da vecchie carte. Osservando i libri presenti sugli scaffali ci rendiamo conto che questa stanza doveva essere l’archivio biblioteca di un accorsato studio legale. I volumi sono vecchissimi: da fine ottocento fino agli anni trenta e ci sono persino volumi scritti a mano. L’attività svolta in luogo deve essere cessata più di ottanta anni fa. Dalla qualità e dalla quantità dei volumi questo doveva essere il “playground” di un vero principe del foro. Non sappiamo se siano stati ladri o vandali a creare questo caos e buttare molte delle carte sul pavimento, ma è davvero un peccato che un patrimonio documentale e librario di questo spessore vada perduto. Purtroppo non possiamo che andarcene, con un sentimento misto di rabbia e tristezza. 

Da un necrologio presente sugli scaffali siamo poi riusciti a risalire a chi fosse il titolare di questo studio legale. Si tratta di un marchese di un illustre casato, nato nella metà dell’ottocento, probabilmente scapolo e senza figli, deceduto presumibilmente verso la fine degli anni trenta del novecento, come confermato dai documenti e dai libri presenti, nonché da tipo di arredi della casa, una vera capsula del tempo. Non sappiamo se altri abbiamo vissuto in questa casa dopo; tutto lascia pensare il contrario. Ad ogni buon conto, è certo che qui non abiti più nessuno da molti decenni e che da tempo immemorabile nessuno più si prenda cura di questo luogo. Polvere e ragnatele sono gli unici abitanti di questa decadente solitaria dimora fino al prossimo esploratore che, varcata la soglia, si stupirà, come è capitato a noi, di tanta bellezza perduta. 

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

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