E’ l’alba. I primi raggi del sole stanno ormai illuminando lo scenario del decollo, la
rugiada notturna inizia a dissolversi, una lieve nebbiolina quasi
immobile avvolge le campagne. Il magico e antico rito del volo sta per compiersi; per molti, il sogno di vincere la forza di gravità sta per avverarsi. La realtà supera la fantasia, l’emozionante
itinerario nel dedalo degli invisibili sentieri del cielo sta per iniziare.
Tutto ormai è pronto. Le sfavillanti lingue di fuoco prodotte dai bruciatori arroventano l’aria all'interno dell’involucro, in un tripudio di luci e colori che rompono il silenzio e sovrastano i
suoni della natura. Il grande vascello del cielo si stacca dal suolo, docile e leggero come una piuma, agile come una farfalla, librandosi silenzioso, trasportato dalla brezza. In pochi secondi
il pallone supera le cime degli alberi, le creste delle colline; lo sguardo dei passeggeri a bordo spazia ora su un orizzonte sconfinato. Il paesaggio svela pian piano i
suoi angoli più nascosti e insospettati, come dalle pagine di un atlante geografico.
Veleggiando sopra montagne e vallate, i colori appaiono ora più intensi, ora stemperati dal dorato diffondersi dei raggi del sole. Si vive in un’atmosfera magica e irreale, in una dimensione
onirica, nel concretizzarsi di un sogno fatto chissà quante volte.
Si sale ancora, la cesta è un balcone ideale nello spazio, proteso verso l’infinito, le cime montuose più
alte svettano bianchissime sopra la caligine delle basse quote, poi si ridiscende veloci, arrestandosi quasi a sfiorare le cime degli alberi. Sembra di stare appesi al cielo, senza peso e senza
tempo, nel mondo dove gli uccelli tuffano le ali nelle nubi. Nulla ha il fascino antico e misterioso, discreto e arcano di un aerostato.
(Marco Majrani, I palloni volanti)
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