Nell'autunno del 1506 nel porto di Napoli approda una flotta navale spagnola, composta da 50 galee. A bordo c’è anche la famiglia di Ioannes Llonc (italianizzato in Longo), esperto giurista e dignitario di governo, inviato dal re Ferdinando il Cattolico per assumere l’incarico di vice Reggente. Oltre ai tre figli, c’è la moglie Maria, malandata e sofferente per aver ingerito in Spagna un potente veleno, somministrato per vendetta da una sua serva durante una festa da ballo. La nobildonna conduce la sua esistenza lontana da feste e salotti, stante la sua condizione fisica; all'età di 46 anni rimane vedova.
Affetta sin dalla giovinezza da una forma di artrite reumatoide, nel 1516 si recò in pellegrinaggio al
santuario della Santa Casa di Loreto, per impetrare la grazia della guarigione: guarita, fece voto di dedicare il resto della sua vita alla cura degli infermi ed entrò nel terz'ordine secolare di
San Francesco assumendo il nome di Maria Lorenza.
Donna Maria Lorenza Longo nel 1522 decide di fondare un ospedale per la cura di malattie croniche ovvero considerate in quei tempi incurabili, come il cosiddetto mal francese o sifilide, malattia
portata a Napoli dai soldati di Carlo VIII, re di Francia. Nasce, così, il primo ospedale rinascimentale che, a differenza di quello medievale, non assiste solo i malati poveri ma cerca di
guarire tutti gli infermi, attraverso la ricerca scientifica. All'inaugurazione è presente il viceré Cardona ed il Consiglio Collaterale della città di Napoli. In aiuto di Maria Lorenza
Longo accorre la sua più cara amica, Maria d'Ajerba, duchessa di Termoli, vedova del Gran Capitano Andrea di Capua. Il complesso ospedaliero prende il nome di S. Maria del Popolo degli
Incurabili; è dotato di farmacia, orti per la coltivazione di erbe mediche, dalle quali si inizia a ricavare il “guaiado” una sostanza per combattere il dolore, un laboratorio di ricerca, piccole
abitazioni per ospitare i familiari degli infermi. La farmacia non è quella che oggi comunemente conosciamo per la vendita di farmaci, ma è un ufficio di rappresentanza. Al posto del classico
bancone da vendita, vi sono tavoli pregiati per accogliere medici e studiosi da tutta Europa in cerca di sostanze curative e per apprendere nuove nozioni. Questo immenso complesso dava lavoro a
migliaia di persone tra ricercatori, medici, studiosi, cuochi, assistenti e valenti artigiani. Da tutto il Regno giungono infermi che vengono accolti amorevolmente. Grande attenzione viene
rivolta alle donne, in particolar modo alle ragazze madri, come recita una targa posta nell'ospedale: “QUALSIASI DONNA, RICCA O POVERA, PATRIZIA O PLEBEA, INDIGENA O STRANIERA, PURCHÉ’ INCINTA
BUSSI E LE SARA’ APERTO”. Si salvano molte vite praticando i primi parti cesarei come testimonia un’artistica allegoria posta nella farmacia storica.
Dopo anni di impegno e passione, Maria Longo fa costruire il Monastero di S. Maria in Gerusalemme, dove si ritira con trentatré sorelle, fondando l'ordine delle Clarisse Cappuccine e nel 1539 rende l’anima a Dio, in odore di santità. Il Monastero è ancora esistente ed attivo, come l’ospedale, e da qualche tempo in parte visitabile. All'attualità, le monache di clausura non sono più 33 ma 14.