ECHI DELLA GUERRA FREDDA

La NATO, North Atlantic Treaty Organization, nacque alla fine dell’ultimo conflitto mondiale come “difesa dei paesi occidentali dal regime sovietico e le sue mire espansioniste per l'affermazione globale dell'ideologia comunista”. Il 4 aprile 1949, l’Italia fu uno dei paesi firmatari del trattato che istituiva la NATO assieme a Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Inghilterra e Stati Uniti. La risposta del blocco sovietico si ebbe nel 1955 con la nascita del Patto di Varsavia.

Era iniziata la cosiddetta “guerra fredda”. Il termine Guerra Fredda fu coniato dal giornalista e scrittore inglese George Orwell nell’ottobre del 1945. La metafora rappresentava il confronto tra due blocchi: USA e suoi alleati da una parte ed URSS e paesi satelliti dall’altra; un confronto ideologico, politico e militare che non sarebbe potuto diventare una guerra senza che questo significasse l’annientamento totale e globale dell’umanità. Il potere distruttivo degli armamenti nucleari era tale che avrebbe impedito a chiunque di vincere. Fu dunque una guerra non combattuta e, quindi, definita “fredda”.

Nel corso degli oltre quaranta anni della contrapposizione tra i due blocchi, le varie esercitazioni della NATO in territorio italiano si svolgevano nell’area del confine di nord est. L’Italia all’epoca confinava ad est con l’Austria, paese neutrale, e la Jugoslavia, paese da dove, secondo gli strateghi della NATO, sarebbe arrivato l’attacco delle forze militari aderenti al Patto di Varsavia. Di qui la massiccia militarizzazione delle regioni nord orientali. Il nostro esercito e gli alleati volevano presidiare la cosiddetta “Soglia di Gorizia”, il punto debole da cui si stimava sarebbe arrivato l’attacco delle forze del Patto. Fu verso la fine degli anni cinquanta che la guerra fredda cominciò ad assumere contorni più acuti e avrà culmine di espressione nella costruzione del famigerato “muro” di Berlino nel 1961 e nella crisi dei missili sovietici a Cuba nell'ottobre del 1962. Ci furono anche momenti di distensione, come negli anni ’70 sotto la presidenza USA di Nixon; momenti fugaci poiché la tensione tornò ad essere alta pochi anni dopo, agli inizi degli anni ’80, con la contrapposizione tra il nuovo presidente Ronald Reagan, che definì l’URSS come “l’Impero del Male”, e Nikita Sergeevic Chruscev nuovo segretario del soviet e leader dell’URSS. Tutti ricorderanno Chruscev battere la scarpa violentemente sui banchi durante una riunione alle Nazioni Unite.

La caduta del Muro di Berlino del novembre 1989 diede l’inizio alla conclusione della Guerra Fredda che ebbe termine nel 1991 con la dissoluzione dell’URSS. Ciò comporto un cambiamento del ruolo geostrategico dell’Italia all’interno della NATO, visto che la minaccia non veniva più da oriente ma da sud; giova ricordare nel 1986 il lancio di missili Scud verso Lampedusa dalla Libia di Gheddafi. La Nato degli ultimi decenni si è occupata di terrorismo internazionale per lo più islamico, come nuovo obbiettivo. 

Dopo un cenno storico, necessariamente sintetico e superficiale, esaminiamo come era organizzato il sistema difensivo della Nato in Italia durante la Guerra Fredda.

Le forze militari stanziate in Italia dipendevano dal Comando supremo della NATO in Europa detto brevemente SHAPE (Supreme Headquarters Allied Power Europe), con sede a Mons in Belgio, guidato da un generale americano ed era articolato in tre comandi: Nord Europa (AFNORTH) con sede a Oslo; Centro Europa (AFCENT) con sede a Maastricht nei Paesi Bassi; Sud Europa (AFSOUTH) con sede a Napoli.

AFSOUTH era anche responsabile su tutto il mediterraneo ed aveva stretti contatti con il Comando della 6^ flotta americana il cui comando era a Gaeta. AFSOUTH a sua volta era articolato da 3 Comandi: LANDSOUTH comando terrestre, NAVSOUTH comando navale AIRSOUTH comando aereo. 

Il 10 luglio 1951 fu installato a Verona il Comando delle forze terrestri alleate del sud Europa (F.T.A.S.E.) guidato da un generale di corpo d’armata italiano. La scelta cadde sulla città scaligera per la sua posizione. In situazione di guerra, FTASE avrebbe avuto alle dipendenze il 3°, 4° e 5° Corpo d’Armata per un totale di 20 brigate. I comandi di AFSOUTH, LANDSOUTH e 5ª ATAF avevano la sede di guerra in dei bunker antiatomici chiamati Proto, West Star e Back Yard.

Una parte importante nel sistema difensivo della NATO era costituito dalle trasmissioni radio, dalla cui rapidità, efficienza e segretezza dipendeva tutto il sistema difensivo. Per le comunicazioni con i vari comandi della NATO gestiti dal comando FTASE vi erano i seguenti siti: Sito A (Back Yard); Sito B (West Star); Sito C (Volta Mantovana); Sito D (Monte Maddalena); Sito E (Monte Alto, Nanto); sito F (Monte La Gusella); Sito G (Caneva); Sito J (Pian del Cansiglio); Sito W (Velo Veronese); Sito T (trasmittente, con frequenza HF, Sant’Anna del Faedo); Sito R (ricevente con frequenza HF, Erbezzo); Monte Tondo, Negrar; Bunker San Michele, Cavaion Veronese; Ponte Radio Base 1; Ponte Radio Base 4; Ponte Radio Base 5. 

Un altro sistema di comunicazione utilizzato era il “Troposcatter”, che formò l’ACE HIGH (Allied Command Europe High band). La diffusione troposferica, nota anche come troposcatter, era un metodo di comunicazione con segnali radio che utilizzava il fenomeno della dispersione troposferica. I segnali radio vengono trasmessi in un fascio stretto puntato appena sopra l'orizzonte in direzione della stazione ricevente e quando i segnali passano attraverso la troposfera, parte dell'energia viene dispersa verso terra, consentendo alla stazione ricevente di captare il segnale. 


Normalmente, i segnali nella gamma di frequenze delle microonde viaggiano in linea retta, e quindi sono limitati a installazioni in cui il ricevitore può essere "visto" dal trasmettitore. Le distanze di comunicazione sono limitate dall'orizzonte visivo, circa 48-64 km. Il metodo troposcatter consente la comunicazione a microonde a distanze molto superiori, nell’ordine di 300 km e oltre a seconda delle condizioni atmosferiche. Il sistema troposcatter, oggi obsoleto, è stato sostituito dalle telecomunicazioni satellitari. 

Le stazioni ace high, e loro sigle in codice, in Italia furono le seguenti: IDGZ, Dosso dei Galli, centro nodale; IBMZ, Cavriana, centro nodale; IAVZ, Aviano, centro nodale; ICEZ, Lame di Concordia, centro nodale; IVTZ, Monte Venda, terminale; IMXZ, Monte Giogo, centro nodale; ITLZ, Allumiere, centro nodale; IMCZ Monte Cavo, terminale; IICZ, Monte Epomeo, centro nodale; IMNZ, Monte Vergine, centro nodale; IVUZ, Monte Vulture, centro nodale; IIAZ, Iacotenente, centro nodale; IPFZ, Pietrafiaccata, centro nodale; IMAZ, Martifranca, terminale; IMMZ, Monte Mancuso, centro nodale. Da questa stazione c’era il collegamento con la Grecia e la Turchia attraverso la stazione di Kefallinia, GKFZ; ICZZ, Monte Lauro, centro nodale.

E veniamo alla nostra base. Scavato nella roccia del fianco di una montagna, il bunker è stato operativo dalla seconda metà degli anni cinquanta fino all’anno 2000 quando, terminata la sua funzione strategica, fu dismesso da parte del Comando NATO. Mantenuto in allerta operativa 24 ore su 24, era stato progettato con lo scopo di proteggere i suoi sistemi di comunicazione, anche se l'interno delle gallerie in cemento armato a cupola non era in grado di resistere ad un attacco con bombe penetranti di ultima generazione. Ecco perché era di massima importanza il livello di segretezza e questa base godeva del più alto livello dei protocolli NATO: il “Cosmic top secret”. In caso di attacco convenzionale, nucleare o batteriologico era comunque in grado di garantire una possibilità di sopravvivenza ai suoi occupanti. Fungeva, altresì, da posto comando-controllo alternativo per l'organizzazione e la direzione delle operazioni nello scacchiere nord occidentale italiano, nel caso in cui le basi principali fossero state rese non operative dal nemico. 

MENSA ESTERNA

Il bunker, possedeva tre entrate: una centrale e due laterali. Era costruito su un unico livello, con tre tunnel a forma di ipsilon. All’ingresso principale si accedeva tramite una strada sterrata. La vetta del Monte era sormontata da ponti radio. All’esterno un capannone confuso nella vegetazione fungeva da mensa per il personale della base in tempi di pace. Tutta la base era divisa in zone classificate come prima e seconda classe, con diversi gradi di autorizzazione per l’accesso. Per entrare nel corridoio principale bisognava essere autorizzati e superare altre due porte anti-blast. Presso l'ingresso principale vi era una postazione corazzata con vetri antiproiettile per il corpo di guardia ed i cani di sorveglianza.  Superato il posto di controllo, una prima porta anti-blast apribile solo dall’interno immetteva in una zona di quarantena dove, in caso di esposizione ad agenti chimico-batteriologici o a radiazioni, ci si poteva liberare degli indumenti e accedere alle docce di decontaminazione. Indossati panni puliti, attraverso una seconda porta anti-blast, identica alla prima, si accedeva all’interno della base. 

Nella galleria d'accesso, sul lato destro vi era la centrale elettrica, all'interno erano presenti quattro giganteschi gruppi elettrogeni Alfa Romeo per alimentare autonomamente il bunker in caso di emergenza. Sul lato sinistro era situata invece la centrale di climatizzazione dell'aria con i condizionatori per la ventilazione interna e i sistemi di filtraggio che potevano, all'occorrenza, impedire l'ingresso dell'aria esterna contaminata da agenti batteriologici. Il cuore del sistema di filtraggio era in cima ad una galleria posta in alto, in un piccolo vano al termine di una scalinata dove c’era un enorme filtro di ingresso.  

Il cuore della base era costituito dalle zone operative decisionali: una “War Room”, contrassegnata S68 nella mappa, e altre due sale comando e controllo a due piani; l'area dedicata alle comunicazioni, dove si riceveva il segnale criptato dalle altre basi e lo si decriptava. Come ricordato già, questa base era uno snodo essenziale proprio per il sistema di comunicazioni radio.

A supporto del sistema vi era la cucina, sala mensa, servizi igienici, una cisterna per l'acqua potabile e dormitori. Queste aree, zona di comando e zona Crypto erano classificate 1st class e vi si accedeva dopo ulteriori controlli e solo con appositi pass. Le sale erano, a seconda delle necessità, imbottite con materiali isolanti e fonoassorbenti. I tre tunnel principali lunghi circa 80 metri erano collegati da altri tunnel trasversali ognuno di 6 metri di larghezza e 4 metri di altezza, tutti in cemento armato a cupola. 

AMBULATORIO MEDICO

WAR ROOM

CRYPTO: area telecomunicazioni

Esplorare la base è come fare un giro nella macchina del tempo tornando indietro in piena guerra fredda. La base è così come è stata lasciata dalle forze nato. Di difficilissimo accesso e individuazione, è stata poco vandalizzata ma occasionalmente vittima di furti di materiale. Sottrarre oggetti, anche all’apparenza insignificanti, determina un danno irreparabile alla possibilità di una completa e corretta ricostruzione di queste basi che sono ancora da conoscere del tutto. Il livello di segretezza di questi siti, il tempo che è intanto trascorso e la morte di molti dei protagonisti di quella vicenda pone il serio rischio che molti dei segreti legati a questi luoghi rimangano tali. Sebbene il materiale presente sia ormai “un-classified” ricopre un valore storico e culturale enorme che meriterebbe di essere salvato. Precisiamo che il procedimento di declassifica consiste nella "riduzione della classifica di segretezza ad un livello inferiore o nell’eliminazione di ogni classifica di segretezza di un documento". Per alcune ex basi Nato, come la Proto, è probabilmente troppo tardi. Per alcune, invece,  come questa non è ancora troppo tardi. 

In ultimo, è doveroso ringraziare di cuore, senza nominarle come da loro chiesto, alcune persone per il supporto logistico e di informazioni che ci hanno fornito. Fondamentale il loro sistema di illuminazione, talmente efficiente che ci ha permesso di rischiarare “a giorno” le sale, anche grandi come la krypto, e realizzare immagini di qualità in un ambiente in cui l’oscurità è assoluta e le nostre piccole lampade a led non sarebbero state assolutamente sufficienti.

 

Per le notizie storiche sulla Nato: I segreti della Guerra Fredda di L. Malatesta

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