LA CHIESA DI SANT'ANNA DEI LOMBARDI E LA CRIPTA DEGLI ABATI

IL COMPLESSO DI SANT'ANNA DEI LOMBARDI (SOTTO)                                                                                                                                  LA CRIPTA DEGLI ABATI (FOTO COPERTINA)

Il complesso monumentale di Sant'Anna dei Lombardi di Napoli, posizionato extra moenia (cade cioè fuori dalle mura vecchie della città), fu fondato nel 1411 da Gurello Origlia, un funzionario del re Ladislao di Durazzo, ed affidato ai monaci Olivetani e fu detta per questo Santa Maria di Monteoliveto. Molto amato dalla corte aragonese costituisce un significativo esempio di arte rinascimentale fiorentina. All’epoca a Napoli era presente una folta rappresentanza di fiorentini, non solo mercanti ed artigiani ma anche banchieri. Fu infatti la famiglia di banchieri Strozzi a finanziare molti pregevoli lavori svolti da altrettanti pregevoli artisti come Giuliano e Benedetto da Maiano, Antonio Rossellino e poi Giorgio Vasari che intervenne nel vecchio refettorio. C’era, quindi, all’epoca un legame profondo tra le città di Napoli e Firenze. Il complesso monastico era dotato di cospicue rendite finanziarie e molto ambito. Avere una cappella o un 


altare all’interno della chiesa era segno di prestigio e le famiglie nobili del tempo si contendevano questo privilegio. Nel 1582 fu poi eretta la chiesa sotto la direzione del grande architetto Domenico Fontana. Nel complesso soggiornò Torquato Tasso, che dedicò ai monaci che l’avevano ospitato “Monteoliveto”, un poemetto non finito. A Monteoliveto Torquato Tasso scrisse anche parte della sua “Gerusalemme Liberata”. A causa dell’appoggio alla Repubblica napoletana del 1799, l’ordine dei monaci olivetani fu privato del monastero dal Re Ferdinando di Borbone. L'arciconfraternita di Sant’Anna dei Lombardi, che risiedeva all'epoca nella omonima chiesa tra il palazzo Ventapane e il palazzo Carafa di Maddaloni divenuta inagibile, si spostò nel complesso di Monteoliveto che dunque assunse l’odierno nome di “Sant'Anna dei Lombardi”. Il monastero nel 1848 fu sede del Parlamento Napoletano. Oggi gran parte dell’antico monastero è destinato alla caserma dei Carabinieri “Pastrengo” mentre una parte ad abitazioni.  

LA CHIESA

L'interno della Chiesa è a navata unica, sormontata da un soffitto a cassettoni. Ai lati della navata ci sono 10 cappelle, cinque per lato; ci sono poi altre tre cappelle nel presbiterio, due sul lato sinistro e una su quello destro. Un angusto passaggio conduce ad altri luoghi del monastero quali l'oratorio del Santo Sepolcro, la cappella dell'Assunta, la sacrestia Nuova e la sacrestia vecchia o del Vasari.  Tra le cappelle laterali di particolare interesse sono la Cappella Piccolomini (la prima a sinistra), antica famiglia fiorentina, con opere di Antonio Rosellino e Benedetto da Maiano e la Cappella Terranova, con l’Annunciazione e santi di Benedetto da Maiano e la Cappella Tolosa di Giuliano da Maiano. Nella parte alta della navata ci sono dieci tele che raccontano la vita di san Bernardo Tolomei a testimonianza dell’origine olivetana del monastero.

Davvero pregevole ed imponente è l’organo quattrocentesco decorato dal napoletano Alessandro Fabbro, impreziosito da un bel ciclo di affreschi di Battistello Caracciolo. Ai lati dell'ingresso della Chiesa ci sono due altari gentilizi del XVI sec. realizzati, a sinistra quello per la famiglia Ligorio da Giovanni Da Nola, a destra quello per la famiglia Del Pezzo da Girolamo Santacroce.  L'altare Ligorio è caratterizzato al centro dalla statua della Madonna del Soccorso, con ai lati i santi Andrea e Girolamo, mentre nel paliotto (rivestimento che copre la faccia anteriore dell’altare, per lo più di stoffa pregiata, ricamata o dipinta, o anche di altri materiali (lastre d’oro o argento cesellate, legno, avorio o marmo con rilievi) c’è il rilievo di San Francesco di Paola che salva i viandanti sepolti da una frana. L'altare Del Pezzo invece mostra al centro una Madonna col Bambino con ai lati i santi Pietro e Giovanni Battista, mentre nel paliotto è il rilievo di Cristo e san Pietro sulle acque del lago Tiberiade. Nella chiesa ci sono molte sepolture di illustri personaggi, non solo appartenenti alla nobiltà napoletana, ma anche artisti come ad esempio Francesco Solimena e l’architetto Domenico Fontana.

La chiesa nasconde molte altre sorprese e tesori. Se si crede di aver visto tutto, e sarebbe già tanto, uno stretto passaggio conduce ad altri ambienti non meno sorprendenti come l'oratorio del Santo Sacramento, la cappella dell’Assunta, la sacrestia Nuova e la vecchia sacrestia (ex refettorio) affrescata dal Vasari.

Lo spazioso oratorio si apre a destra del presbiterio; qui si trova la cappella del “Compianto sul Cristo morto” che ospita l’omonimo gruppo scultoreo in terracotta smaltata dell’artista modenese Guido Mazzoni, realizzato nel 1492 su incarico di Eleonora d’Aragona. Il gruppo è composto da otto figure a grandezza naturale e raffigura la scena della deposizione di Cristo alla presenza dei personaggi che la tradizione vuole lì presenti. La scena è dominata dal corpo di Cristo, posto stranamente in posizione verticale rispetto alla scena; questo contrasta con la tradizione che lo raffigura sempre orizzontalmente. Il suo colore è biancastro per sottolineare il fatto che è morto ed è esangue.  Intorno a lui ci sono rispettivamente: in ginocchio ai due lati del corpo, Giuseppe di Arimatea (a sinistra) e Nicodemo (a destra) riconoscibile dal copricapo. Sempre ai lati ma dietro le due figure maschili, Maria di Magdala (sinistra) e Maria di Cleofa (destra). Sul fondo la Vergine Maria e Maria Salomè. Sempre in fondo al gruppo, ma scostato sulla destra per chi guarda Giovanni evangelista. 

Nell’oratorio è visibile il monumento sepolcrale di Antonio D’Alessandro, è stato un notabile al servizio del Regno di Napoli, sia sotto gli angioini che sotto gli aragonesi. Giurista finissimo, “messer” Antonio frequentò gli studi in legge nelle università di Ferrara e Siena, diventando discepolo del celebre Francesco Aretino. 

L'ORATORIO 


LA CAPPELLA DEL COMPIANTO SUL CRISTO MORTO


SEPOLCRO DI ANTONIO D'ALESSANDRO

Continuando, si passa per la Cappella dell’Assunta per poi arrivare ad un luogo di particolare fascino e splendore: la sacrestia Vecchia, già refettorio del monastero olivetano. Il refettorio, che all'epoca ospitava i monaci durante i pasti, fu trasformato in sacrestia solo nel 1688 ed in quella data vi furono trasferite anche le pregevoli tarsie quattrocentesche di Fra Giovanni da Verona, eseguite nel 1506 e raffiguranti scene di vita olivetana e vedute cittadine. Alcune statuette lignee raffiguranti i santi dell’ordine monastico alloggiano in apposite nicchie che interrompono la linearità delle tarsie. La volta è opera di Giorgio Vasari. Il celebre artista pensò ad una suddivisione in tre sezioni, dedicati ognuno ad un ciclo e rispettivamente: Fede, Religione ed Eternità.  Dietro l'altare c’è una tela raffigurante San Carlo Borromeo, opera di Girolamo d’Arena, proveniente dalla originaria chiesa di Sant'Anna dei Lombardi. Ai lati, altre due tele di Girolamo d’Arena raffiguranti San Michele Arcangelo a sinistra e la Vergine Maria a destra.

LA SACRESTIA VECCHIA (EX REFETTORIO)

LA CRIPTA DEGLI ABATI

Se la chiesa è un regno di luce, splendente di colore e di vita, appena sotto di essa si apre un mondo di tenebre. Il complesso monastico appena descritto nasconde nelle sue viscere uno dei più inquietanti e misteriosi ipogei funerari della città. Chiuso per anni e quasi scomparso dalla memoria collettiva della città, che peraltro abbonda di questo genere di cavità, oggi questa cripta è stata riaperta e magistralmente preparata al visitatore. Una giusta e non invadente illuminazione esalta tutto l’arcano fascino di questo luogo. Le luci sono nascoste e illuminano da dietro le teche degli abati creando una grande suggestione e di taglio la volta con il bosco sacro dipinto. Un lavoro sapiente e discreto, cui dobbiamo fare nota.

La Cripta degli Abati è un antichissimo ipogeo funerario di forma ellittica sottoposto alla Chiesa oggi chiamata di Sant’Anna dei Lombardi. Si accede dalla zona del coro attraverso una scala a doppia rampa. Tutta la cripta è decorata da affreschi di pregevole fattura raffiguranti un bosco sacro. Sulla parete opposta alla scala, che corrisponde al tabernacolo con l’ostensorio, quindi la zona più sacra della soprastante chiesa, c’è il grande ed austero putridarium con gli scolatoi dove venivano messi a “scolare” i cadaveri. Si notano ancora i ganci nel muro dove veniva assicurata la corda o la catenella che sorreggeva il cadavere per le ascelle. E’ questo infatti un ambiente dedicato al trattamento dei cadaveri degli abati, i membri più illustri della congrega. Sopra il putridarium sono poste in fila le teche con i resti degli Abati del monastero. Alcuni teschi sono ancora decorati da paramenti ecclesiastici. Nella volta sopra gli scolatoi è raffigurata la scena del monte calvario con la crocifissione.

Nella Cripta hanno trovato sistemazione le sepolture della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini dopo la demolizione e quindi fonti molto accreditate indicano esserci lì anche i resti di Bernardo Tanucci ministro di Rea Carlo prima e poi Re Ferdinando di Borbone, nella cd. “terra santa”, una seconda cavità al di sotto della cripta non accessibile. 

 

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