Gravina di Puglia, percorrendo piazza Arcangelo Scacchi in direzione di Via Alcide De Gasperi, noterete incastrato tra i palazzi senza soluzione di continuità un edificio rosato, un cinema chiuso dal 1995 con una lunga e prestigiosa storia.
Nato dal sogno di un visionario di nome Michele Mastrogiacomo, il quale nel 1923 investì una ingente somma di denaro, ricavata dalla vendita di svariate proprietà, una masseria nei pressi di Poggiorsini e due palazzi siti in via Fornaci e Via S. Sebastiano, e da prestiti avuti da banche e privati. Tra mille difficoltà nel 1927 il cinema teatro aprì i battenti.
In stile liberty, facciata in tufo e interni in legno, aveva la platea costituita tutta da poltroncine; al primo piano c’erano i palchi con al centro la cabina di proiezione; al secondo piano aveva al centro una struttura a gradoni con poltroncine mentre ai lati delle panche ed in fondo uno spazio con posti in piedi. Il tetto si apriva per lasciare uscire il fumo creando una grande suggestione a chi osservasse dall’esterno o da sopra. Prima della proiezione del film, il pubblico veniva intrattenuto con spettacoli di vario genere: comici, balletti, varietà ed anche operette. All’epoca il cinema era muto e quindi c’era anche un pianista che in tempo reale suonava melodie adatte al tipo di scene del film. Poi, i film divennero sonori, avevano anche la traccia musicale ed infine il “parlato” e non ci fu più bisogno del pianoforte. Si chiudeva un’epoca ma se ne apriva un’altra fatta di grandi immortali divi, di colossal che riempivano la sala in ogni ordine di posto.
IL CINEMA ALLE ORIGINI
Nel 1939 il Mastrogiacomo conobbe il primo grande stravolgimento: una legge stabilì che i luoghi aperti al pubblico non potevano essere di legno per il rischio incendi. Così, la facciata di tufo fu rifatta in cemento armato, con le tipiche linee squadrate di epoca fascista, e l’elegantissimo interno di legno subì la stessa sorte. Rifatto in cemento armato, le panche del primo piano furono sostituite da palchi e la cabina di proiezione fu spostata al secondo piano.
IL CINEMA DOPO IL 1939
Le tavole del palcoscenico del Mastrogiacomo furono calcate da molti grandi artisti della storia recente: cantanti come Claudio Villa, Gino Paoli, Peppino di Capri, Riccardo Cocciante e attori del calibro di Peppino e Luigi De Filippo, Pupella Maggio, Mario Scaccia, Lauretta Masiero, Mario Carotenuto, Lando Buzzanca, Peppe Barra. Possiamo dire che intere generazioni di artisti sono passati di qui arricchendo il panorama e la vita culturale di questo angolo di Puglia. Sono stati proiettati centinaia e centinaia di film, famosi o meno, e grazie al Mastrogiacomo gli abitanti di Gravina e non solo non perdevano nemmeno una pellicola.
La storia recente di questo cinema teatro è più o meno quella comune ad altri. Prima il piccolo schermo e poi il noleggio e la vendita privata dei film, cui si aggiunge forse anche un cambiamento culturale che invoglia meno all’aggregazione, hanno determinato la crisi del cinema inteso come sala di proiezione. Il Cinema Mastrogiacomo ha chiuso definitivamente i battenti nel 1995.
Il cinema è lo spettro di quello che era ma conserva ancora molto del suo fascino. All’ingresso c’è ancora la biglietteria. La sala ha una piccola buvette di legno verde scuro in stile liberty che crediamo sia nata con il teatro e adesso stona con l’aspetto marziale in cemento assunto dopo il 1939. Sulla sinistra si va in platea, attraverso delle porte incorniciate con motivi che richiamano quelli della Buvette, mentre per andare ai piani superiori dell’anfiteatro c’è una scala oggi un po’ mal ridotta. Le sedie della platea non ci sono più così come i palchi del primo e secondo piano. All’ultimo piano, c’è la saletta del proiezionista con il grande foro rettangolare da cui sporgeva il proiettore non più presente. Il palco è di spesse tavole di legno con la buca sottostante per l’orchestra e la botola del suggeritore. Il sipario e i tendaggi non ci sono più ma c’è ancora un verricello ormai marcito che doveva servire per alzarlo o forse per le scene.
LA BIGLIETTERIA
LA BUVETTE
LA PLATEA
IL PRIMO PIANO
IL SECONDO PIANO DALLA CABINA DEL PROIEZIONISTA
IL PALCOSCENICO
Come detto, nonostante sia ormai abbastanza vuoto, il cinema comunica sensazioni forti. Non è difficile chiudere gli occhi ed immaginare la folla, gli odori dei profumi intensi delle signore o della brillantina dei gentlemen, l’aroma dei sigari che riempivano di fumo la sala. Il chiacchiericcio, gli sguardi, gli ohhhhhhhh alle scene più spettacolari e le note del piano del pianista sono percepibili.
Il peso dei ricordi e della sua lunga e prestigiosa storia è chiuso dentro l’edificio, riecheggia tra le pareti di cemento, si nasconde nella polvere dell’anfiteatro e delle tavole del palcoscenico spoglio. Il Mastrogiacomo è un fantasma triste che contempla le ombre del passato, tra il rumore dei battiti di ali dei colombi che qui trovano rifugio ed anche morte. È una capsula spazio temporale che attraversa i tempi moderni senza sapere se avrà un futuro.
L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato.
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