UN MOSHAV IN CAMPANIA

Al traverso di Capua e non lontano dal fiume Volturno, questo complesso agricolo è costituito da ben circa 31 terreni coltivabili per una superficie di quasi di 200 ettari di estensione. Era come una piccola comunità indipendente o quasi; oltre gli edifici di servizio come capannoni, depositi, silos, stalle aveva anche una scuola, un ufficio postale, una chiesa ed un quartiere di 10 edifici per abitazioni disposti in cerchio, con la strada che vi passava nel mezzo. Ogni edificio era in realtà una villetta bifamiliare e quindi aveva in tutto 20 abitazioni per i coloni e le loro famiglie. Le case, tutte identiche, erano concesse gratuitamente ai lavoratori ed erano composte da 5 vani ed un bagno, una zona per gli animali da cortile ed un forno per il pane. A tutti i dipendenti era distribuito giornalmente e gratuitamente un litro di latte prodotto in azienda. Il direttore ed il suo vice avevano una loro propria abitazione separata da queste.

Nato negli anni 30 sul modello di altre esperienze di comunità rurali come i Moshav o i kibbutz, divenne nel dopo guerra proprietà della Cirio per la produzione di Pomodori. 

Negli anni novanta arriva l’ombra nera della camorra su questa azienda. A seguito di un’indagine della DDA iniziata nel '98, che culminò con processo denominato Spartacus, questa azienda fu confiscata al clan dei “Casalesi” ed ai loro prestanome. 

Dopo molti anni di totale abbandono, finalmente vede la luce un progetto di recupero finalizzato alla realizzazione del Parco agroalimentare. Sono stati appostati da alcuni anni 15 milioni di euro, ma del progetto non si vede ancora l’ombra.

Invece le ombre cupe del recente passato ancora si aggirano nei viali e nei capannoni deserti. Il luogo è lugubre e mette una certa ansia. Sarà il silenzio, il rumore del vento che soffia tra gli alberi, il gracchiare dei corvi, i segni dell’abbandono prolungato riconoscibili specie nelle abitazioni dei coloni ma aggirarsi in questo luogo fa provare una reale inquietudine. Le finestre vuote, senza più vetri, con solo lo scheletro di legno a impedire alle tende di volare via quando il vento si incunea all’interno degli edifici, lo scricchiolio delle strutture sollecitate dalle fessurazioni e dalle infiltrazioni danno la sensazione di essere osservati, di non essere soli. Se poi il cielo è carico di nuvole nere, il luogo davvero diventa il set ideale di un film splatter d’oltreoceano. Affidiamo alle immagini ogni ulteriore espressione e sensazione.

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

Treespassing private properties is both illegal and dangerous.


 

TAG: #essere_altrove #urbex_campania #urbex #urbexphotography #esserealtrove #urbexcampania #decay #abandoned #abandonedworld #abandonedplaces 

 

CONDIVIDI SU