VILLA REDENTORE

In una minuscola frazione lombarda c’è un grande e misteriosa Villa, nascosta da un alto muro di cinta che racchiude un esteso parco di alberi secolari. Ha un aspetto alquanto sinistro che mette a disagio. È stata dimora nobiliare, istituto per educande, seminario, ospedale militare, Filanda, istituto professionale. Per quel che abbiamo scoperto poi è inutilizzata da circa trent’anni ed abbandonata a sé stessa. Mentre ci accingiamo ad esplorarla attraversando il vasto ed intricatissimo parco, ci chiediamo che storia abbia questo enorme edificio. E la storia che scopriremo poi è più o meno questa.

La Villa fu costruita nel 1849 da Flaminio Ghisalberti, gran ciambellano di Sua Maestà Francesco I, su progetto dell’architetto Afrodisio Truzzi. Il disegno originario della villa presentava una facciata caratterizzata da una sequenza di mezze colonne, mentre l’ala nord, prospiciente il parco, mostrava un portico a cinque arcate con al termine la cappella gentilizia. La villa poi passò in proprietà alla famiglia Nocca di Pavia.

Nei primi anni del ‘900, la Villa, ospitò un non meglio identificato "Istituto di Betlem". Durante la prima guerra mondiale, fu requisita per essere adibita ad Ospedale Militare. Nel 1927 divenne uno stabilimento per la lavorazione della seta. L’attività di questo opificio andò avanti sino agli anni ’40, quando l’immobile diventerà proprietà della Mensa Vescovile di Lodi che lo adibirà a luogo di vacanza per i seminaristi, con l’appellativo di "Villa Redentore".

Dal 1943 al 1945 una parte di villa Redentore ospitò il Collegio delle Martelline, costrette a traslocare temporaneamente da Milano a causa della guerra. Si dice, ma non ci sono riscontri documentali, che la Villa fu per qualche tempo la residenza segreta di Mussolini all’indomani della sua liberazione dal carcere da parte dei nazisti.

Dal 1950, la villa divenne stabilmente sede di un centro di vita missionaria per i seminaristi del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano. In quel periodo l’edificio subì modifiche, che ne stravolsero l’equilibrio architettonico originale. A causa della diminuzione delle vocazioni sacerdotali, la struttura fu abbandonata negli anni ’70. Nell’anno 1978, il Comune con una impegnativa operazione finanziaria decise di acquistare la storica dimora. Qualche anno dopo, l’edificio divenne sede dell’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura, che formava "Addetti alle industrie molitorie e della panificazione", sulla scorta del già presente Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura. Il progetto andò avanti solo per una decina di anni. A causa forse dell’isolamento dei luoghi e la difficoltà nel raggiungerli, agli inizi degli anni novanta la scuola verrà assorbita dall’IPSA e gli spazi occupati da aule e laboratori tornarono ad essere deserti. 

Questa la complessa storia di questa grande dimora. 


Arrivati nei pressi delle mura ci troviamo di fronte a quella conformazione ad U determinata dalla presenza sul lato ovest di due corpi di fabbrica aggiunti. Tra i due corpi di fabbrica c’è un grande spiazzo sormontato da una copertura tipo in vetroresina che conferisce all’area una strana luce azzurro verdognola. Tutte le porte e i portoncini sono aperti o rotti. Decidiamo così di cominciare dal lato destro, quello più esterno. La sporcizia e la decadenza sono piuttosto evidenti. Incontriamo quella che sembra essere una vecchia cucina e delle mense; poi immensi corridoi vuoti separati da eleganti porte finestre e grandi laboratori. È qui che è capitato un episodio strano, che ha turbato non poco Anna, compagna di vita e di esplorazioni. In questa zona, precisamente in uno stanzone ingombro delle cose più disparate, lei asseriva di sentire un fortissimo odore di pane fresco, come appena sfornato. Io che non sentivo assolutamente nulla, se non odore di muffa e di marcio, l’ho decisamente presa in giro scommettendo che fosse la fame a fare brutti scherzi. Nonostante Anna abbia un olfatto molto sensibile non credevo assolutamente reale in un luogo abbandonato da trent’anni, così lercio e marcito, sentire odore di pane fresco. Tornati a casa e ricostruendo la storia della Villa, con grande stupore abbiamo appreso che fosse stata sede negli anni ottanta di un istituto per panificatori. Che si sia trattato di una percezione extrasensoriale o di meta odori persistenti e percepibili solo da persone particolarmente recettive non saprei dire, lascio ad ognuno la sua personale idea. 

Passiamo davanti ad uno degli ingressi principali su cui c’è ancora la grande porta di legno e vetro con la scritta VILLA REDENTORE. Arriviamo infine delle vecchie aule attraverso le cui finestra rotte si stanno insinuando grandi e forti rampicanti; presto prenderanno possesso dell’aula e dell’interno. 

Trovata una scala saliamo al livello superiore. Qui, nuovamente teorie lunghissime di enormi stanzoni vuoti e lunghissimi corridoi da cui riusciamo a fotografare anche l’elegante edificio esterno e la copertura tra i due corpi di fabbrica. Quasi tutte le finestre sono rotte o cadenti e lo stato di fatiscenza dell’edificio è davvero evidente.

Troviamo altre aule scolastiche ma non da scuola professionale, piuttosto da scuola per bambini, e grandi bagni con lunghe file di lavandini e di lavatori per piedi. Poi, con grande commozione e sorpresa, arriviamo a delle camerate con lettini per bambini di piccola età, poco più che culle. La struttura metallica semplice e i materassi di lana sudici e marci, insieme alla presenza della scuola, suggeriscono che fossero dormitori di un orfanatrofio o forse un collegio. Su un tavolinetto sgangherato e sporco il disegno sdrucito di un pagliaccio che accenna più che a un sorriso ad un ghigno che mette davvero i brividi. Davanti un giocattolino di legno molto rudimentale di una gru sembra volere certificare che questo fosse un luogo per bambini. Tuttavia di questo Orfanatrofio o Collegio non abbiamo trovato alcuna notizia. Che sia un altro dei misteri di questa dimora?

Andando via passiamo accanto ad una lamina arrugginita e sporca ed un brivido ci attraversa la schiena; al centro è visibile la sagoma di un bambino. Una chiara Pareidolia (la tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano), ma che dopo quello che abbiamo visto mette inquietudine. 


Siamo esausti ma carichi di adrenalina che solo luoghi come questi sanno suscitare. Arrivati all’auto ci giriamo un’ultima volta verso la villa e ci sembra quasi di sentire lontana una nenia infantile; e siamo ancora più felici di essere ormai fuori nel mondo reale e razionale.

Notizie storiche: Regione Lombardia, beni culturali

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

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