LA VILLA DEL GEOLOGO

È una uggiosa domenica di primavera in una minuscola provincia arroccata sulle colline piemontesi, tira vento e minaccia pioggia. È ora di pranzo e per strada non c’è nessuno. Abbiamo fatto molti chilometri per vedere un luogo incantato, un’autentica capsula del tempo che rimanda ad un’epoca di cui ormai non si può che percepire l’eco. Percorriamo una stretta strada arrivando davanti ad un massiccio portone; di fianco la cancellata nera sormontata da una croce della cappella di famiglia che sembra chiusa da lunghissimo tempo. Alle spalle di questa facciata color rosa antico una elegante dimora con una storia molto antica e complessa. 

Il palazzo ha origini seicentesche ed è appartenuto ad un alto prelato della chiesa. A seguito di un incendio, fu ampiamente rimaneggiato assumendo l’aspetto odierno e nei secoli è passato in proprietà a varie illustri famiglie, tra cui quella che ha dato il nome alla strada antistante. L’ultima famiglia proprietaria della villa annoverava un illustre quanto eclettico personaggio: Nicola P., un ingegnere divenuto un autentico esperto dell’industria mineraria. Docente di geologia e mineralogia, direttore di alcuni importanti distretti minerari, direttore del Real Ufficio geologico, membro fondatore della società geologica italiana fu insignito della Gran Croce della Corona d'Italia, della Commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Legione d'Onore francese. L’antica dimora che stiamo per esplorare è per lo più influenzata da questo personaggio, da cui il titolo, la cui presenza più di altri si percepisce negli austeri e decadenti ambienti. 


Suo uno dei busti dell’elegantissimo ed iconico atrio del palazzo, certamente suoi i campioni minerari contenuti nelle eleganti vetrine di uno studio al pian terreno. Essendo stato il palazzo vittima di vandalismo e di furti, abbiamo omesso qualunque informazione che possa portare ad una facile e generalizzata localizzazione, restando la cosa comunque possibile per chi davvero ama questi luoghi e li cerca con passione, ostinazione ed un minimo di metodo di ricerca. Adesso seguiteci in questa avvincente esplorazione.

Un ampio giardino immette sull’ingresso retrostante di questo palazzo che si sviluppa su quattro livelli; è la stagione dei fiori e gran parte della facciata interna è letteralmente oscurata da una fitta cascata di coloratissimi glicini. Uno spettacolo potente, ma allo stesso tempo una minaccia per l’opera deleteria e distruttrice che hanno le piante rampicanti sulle antiche dimore. 


Lo stupore è ancora più grande quando si sale la breve scala che immette nell’atrio di ingresso, sicuramente la stanza più iconica ed anche la più difficile da fotografare per la sua asimmetria (che l’occhio non percepisce grazie all’opera di interpolazione del cervello ma che la crudezza dell’obbiettivo fotografico rende in maniera completa) ed il forte contrasto luminoso: da una parte la vivida luce del mattino che arriva prepotente dal giardino e dall’altra il massiccio scuro portone di ingresso visto dal lato opposto sulla strada, che tiene nell’oscurità questo lato dell’ingresso. Alcune panche, antiche sedie da ingresso e due busti arredano questo atrio abbellito con ancor più splendidi trompe-l’oeil. Uno di questi è quello di Nicola P.. 

Guardando verso il lato strada, sulla destra c’è una porta che dovrebbe condurre alla cappella di famiglia. Ed eccola, una chiesa in miniatura con due fila di panche impolverate e i messali ancora poggiati sopra gli inginocchiatoi; lungo il muro il quadretti raffiguranti le “stazioni” della passione di Cristo; ai lati dell’altare pendono due lampadari a gocce di cristallo. Questo è forse l’ambiente meglio conservato di tutto il palazzo. 



Dall’altro lato dell’atrio di ingresso una monumentale porta vetrata immette in un camminamento di servizio illuminato da vetrate affacciate sul giardino ed anch’esso abbellito da trompe-l’oeil e panche di legno. 


Siamo al pian terreno del blocco principale di questa antica dimora. Subito appare una grande, ma decadente, sala da pranzo con pesante mobilio di legno scuro ed un logoro tappeto rosso. Interessanti due fotografie di gruppi di famiglia incorniciate, uno più grande ed un altro più piccolo, ed a vedere abiti e acconciature crediamo di epoche diverse. 

Subito a seguire un salottino con librerie zeppe di documenti e libri e quella che doveva essere la collezione privata di minerali del professore Nicola P.. 

Poi, una lunga teoria di salottini, di cui uno molto bello con sfumature azzurro ceruleo, svariati ritratti e bellissimi stucchi a soffitto. 

Il primo piano è dominato da due stanze che rendono questa dimora riconoscibile agli urbexer più esperti: una con grandi librerie zeppe di volumi ed una vecchia lavagna; un attiguo salotto con al centro un grande divano circolare con le fodere stracciate, da cui fuoriesce la paglia, sormontato da una corona. 





A seguire ci sono alcune spaziose camere da letto, altri salotti con camini e al termine un vasto ambiente collassato, pieno di detriti ma con ancora diversi pregiati mobili lungo il perimetro. Qui evitiamo di entrare e scattiamo una foto dall’ingresso. Il secondo livello risulta piuttosto ammalorato con solai crollati e meno interessante del primo.

Rimane da esplorare il livello inferiore dove ci sono le cucine ed ambienti di servizio di cui uno con un pozzo interno da cui attingere l’acqua.

Dopo svariate ore di meraviglia termina l’esplorazione di questa grande nobile dimora che ci auguriamo possa sopravvivere il più a lungo possibile a ladri e vandali, ma che ci rendiamo conto essere molto fragile ed esposta. Abbiamo aperto una porta dimenticata dal mondo calandoci in un’altra epoca ed in altre vite lontane; è tempo di chiudere quella porta alle nostre spalle, riconsegnando questa dimora all’oblio in attesa di un nuovo esploratore.

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

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