LA VILLA DEI DRAGHI

Questa tetra villa sembra un vortice oscuro che ripiega su sé stesso fino ad inghiottire tutto. Man mano che si sale, diventa tutto caotico, angoscioso e precario. Il mobilio è antiquato e funereo, la coltre di oggetti indistinti e il guano che ricopre tutto, le profonde crepe nei muri sono i compagni di viaggio lì dentro. I solai del secondo piano in pericolosa flessione fanno da contraltare al vuoto lineare del piano terreno e del primo. Entrare in questa villa ed esplorarla salendo i suoi tre piani ha il sapore di un’esperienza ultraterrena, un viaggio onirico di dantesca memoria da cui risvegliarsi appena fuori. 

La Campagna intorno è bellissima, siamo accompagnati da un leggero vento e dal canto frenetico delle rondini. Una volta giunti ed entrati, chiuso il portone alle nostre spalle ci assale una strana inquietudine mista ad angoscia. Un silenzio assordante riecheggia nella struttura.  Forse sono le storie passate di questa grande casa che aleggiano ancora nelle stanze vuote del pianterreno o il richiamo di voci senza suono che ci attirano verso le scale e ci incoraggiano a salire, chissà… smettiamo di pensare e cerchiamo di scoprire qualcosa di più su questo luogo. Una cosa che notiamo subito è che questa Villa, dall’aspetto nobile ma al contempo austero, doveva essere stata nel tempo tramutata nella casa azienda di qualcuno. Lo intuiamo abbastanza facilmente da una scritta su uno degli accessi che dall’androne di ingresso si dipartono lateralmente, che reca una targhetta “Direzione”. Esploriamo questa parte del pian terreno e troviamo una porta sopra la quale sono annotate delle scritte che fanno pensare al vino e che questa fosse una azienda vinicola. In terra, i manifesti di un premio ippico e di alcuni stalloni di razza. 

Senza avere scoperto granché, rimaniamo con i nostri dubbi e riattraversiamo l’androne per arrivare, passando dei bassi cancelletti neri, alle scale. La Villa si estende su 4 livelli, tre piani oltre quello terreno. Non abbiamo alcuna idea di quello che ci aspetta. Le scale, squadrate, sporche e ricoperte di guano, sembrano essere sufficientemente solide e così saliamo al primo livello. Anche qui non scopriamo granché. L’intero piano è costituito da una lunga teoria di stanzoni ingombri delle cose più strane, in cui si mescolano ambienti domestici ad altri più simili ad uffici. Il mobilio è scarso: rimane qualche lampadario, alcuni mobili sgangherati e antiquati sistemi di riscaldamento. La villa non ha svelato ancora i suoi segreti. 

La vera sorpresa si cela al secondo piano come se ogni livello fosse storia a sé, alla maniera di un quadro di un videogioco di azione. Questo piano doveva certamente essere quello riservato ad abitazione ed era costituito da: una grande sala con una sorta di balaustra tipo quella delle aule di tribunale, una antiquata cucina con un “passavivande” dal quale si scorge una grande sala da pranzo dal sapore medioevale, una grande camera da letto, un bagno ed un salottino invaso dal guano come del resto tutta la casa e alcuni ambienti di servizio ingombri di roba di ogni genere. Tutto l’arredo è di legno nero e questo rende ancora più inquietante l’atmosfera sospesa che si respira in questa grande villa. L’ambiente che sicuramente colpisce di più è la grande sala da pranzo che presenta un grande camino, un lungo tavolo con una dozzina di sedie a schienale alto in pelle, ai lati e sul fondo delle grandi credenze; sopra il tavolo incombe un grande lampadario di ferro battuto nero con figure di drago. La sala non è visitabile se non dal fondo, sul perimetro poiché sta letteralmente collassando su sé stessa.  Si ha la curiosa sensazione che tutto stia per essere risucchiato verso il centro della stanza da un grande gorgo, con il tavolo piegato e i mobili inclinati in avanti. 

Non rimane che da esplorare il terzo ed ultimo piano. È piuttosto spoglio come il primo ed è occupato da sottotetti utilizzati come soffitte. Quindi ci sono vecchie latte, mobili, bottiglie, conserve andate a male etc. Di lì sopra si può fare una bella foto alla tromba delle scale, mezza illuminata da grandi finestroni, che sembra quasi una discesa infinita verso l’ignoto.

In seguito, siamo riusciti a scoprire la storia di questo luogo. La Villa, di proprietà di una nobile famiglia campana, venne affittata ad un imprenditore del nord che sembra allevasse bufale ed avesse anche la passione dei cavalli da corsa. Non conosciamo le ragioni dell’abbandono da parte di chi la abitava né del perché l’originaria famiglia non ne abbia ripreso possesso e non se ne sia più curata. Resta il fatto che questo nobile, sgangherato fantasma appassisce solitario nelle campagne dell’oblio. Il suo cuore, lassù al secondo piano, rischia di cedere di schianto da un momento all’altro e allora sarà davvero la fine. 

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.

 

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