IL CONVENTO DELLA CHIESA BLU

Nel mezzo di rigogliosi boschi c’è un grande convento con attaccata una chiesa. A vederlo così, sembrerebbe una delle tante strutture religiose di cui il nostro paese è ricchissimo. Dunque, l’esterno non vi sorprenderà più di tanto … ma la magia è tutta dentro ed ha la forma di una chiesa, tutt’ora consacrata, diventata quasi un’icona nel mondo Urbex. Vengono da tutte le parti d’Europa a vederla, quasi come fosse la Cattedrale di Assisi o San Pietro a Roma. La sua particolarità non è nello stile architettonico, nei suoi arredi o nella sua età. Ma andiamo per ordine: seguiteci nell’esplorazione di questo grande complesso.

Lasciata l’auto ai margini di un bosco, imbocchiamo un antico portale di pietra e percorriamo una salita che ci fa subito intravedere, nonostante la presenza di grandi alberi, la struttura conventuale. La facciata ha un aspetto bizzarro, come se si fossero mischiati stili ed epoche, come se fosse stato molte rimaneggiato. In realtà, l’edificio non è che sia molto antico. L’ingresso principale è spalancato e all’interno troviamo una targa marmorea datata 17 maggio 1947 che ricorda i benefattori Antonio, Agostino, Emilio e Caterina Ghirardelli. Questo Istituto fu fondato negli anni trenta dal Cavalier della Corona d’Italia Antonio Ghirardelli destinando il patrimonio suo e quello dei fratelli (400.000 lire) allo scopo. La struttura funzionò per parecchi decenni come Seminario, cui si aggiunse la Scuola media paritaria con convitto. Nel 1984 i padri Gesuiti lasciarono il convento che dal 1986 al 1997 divenne una scuola di Polizia. Dopo avere accolto un centinaio di profughi albanesi, la struttura divenne una comunità di recupero per tossicodipendenti. Nel 2001 il complesso fu venduto dalla Curia ad una società che intendeva farne una casa di cura; ma ciò non avvenne mai poiché la società fallì. Da allora, le varie aste sono andate sempre deserte ed il complesso, ammalorandosi rapidamente, è andato perdendo sempre più valore. Questa la travagliata storia del convento e queste le ragioni dell’abbandono ancora attuale. 



Se questo luogo sembra non avere più interesse, non è così per il mondo delle esplorazioni urbane, dove la “Chiesa Blu” riecheggia come un luogo mitico, una sorta di "Avalon".

E noi vogliamo proprio godere della magia di questo luogo; per cui cerchiamo subito la chiesa blu per poi dedicarci al convento che, a dire il vero sembra, almeno al piano terreno, abbastanza spoglio. Troviamo la sacrestia dove capeggia un porta bare con annesso drappo funebre ed una porta dalla quale filtra una luce verde azzurrina: è l’ingresso alla chiesa.

La chiesa, a navata unica, con due cappelle laterali e l’abside non è particolarmente grande. È abbastanza moderna nell’aspetto ed anche piuttosto semplice, quasi spoglia se paragonata alle chiese barocche. Ha un grande crocifisso di legno dorato, cui sopra vi è dipinto un cristo di gusto bizantino che pende sopra l’altare, mantenuto da tre catene; una statua lignea a grandezza naturale di un chierico sta sulla destra dell’altare; una bara con una santa sanguinante in una cappella laterale e poco altro.

Purtroppo, una nota negativa sono i pozzetti tombali della navata spaccati e aperti; dentro c’è una scala con cui, non sappiamo chi, è sceso probabilmente a trafugare resti umani. Ci affidiamo alle foto senza fare ulteriori commenti. 


LA CRIPTA VIOLATA

 

E allora cosa ha di così speciale questo luogo? E perché chiesa blu?

L’effetto  in questo luogo è voluto, non è casuale; e non è nemmeno solo artistico, ma nasconde in sé una profonda visione metafisica.

C’è un uso sapiente dei colori, azzurrati per l’abside e dorati per la navata, ed anche delle luci delle grandi finestre stile gotico, neutre nella navata e azzurrate ai due lati dell’altare, che crea un effetto magico di luci, effetto che si apprezza al massimo se si sale sul coro in fondo alla chiesa.

Il contrasto tra la luce fredda e bluastra dell’abside e quella calda e dorata della navata conferisce al tutto un aspetto irreale, quasi ultraterreno.

La vanità dell’oro della navata (la vita terrena) si stempera nel blu dell’ignoto e della paura della morte (il passaggio al mondo ultraterreno) cui tutti siamo destinati.

Ma Cristo, avvolto in una luce d’oro immersa nel blu, ci ricorda che lui ha vinto la morte ed invita a riporre fiducia nel suo mistero. Un messaggio potente, istintivo, fatto di simboli impalpabili ma netti e inequivocabili allo stesso tempo.

È questo gioco di luci il segreto di questo luogo, che attira tante persone e che lascia tutti a bocca aperta, che si sia credenti o meno. Un vero miracolo! Qui ci dovrebbero venire parecchi direttori della fotografia e delle luci a imparare. 


Il resto del convento è piuttosto spoglio. Belli i giochi di scale che mettono in comunicazione i piani anche se gli immensi corridoi sono spogli. Al pian terreno ci sono delle grandi cucine e locali mensa che rammentano che qui dentro ferveva una grande attività: c’era tantissima gente e vita un tempo. All’ultimo piano ci sono delle aule con lavagne e banchi ed un piccolo ambulatorio. Il tetto è invece in cattive condizioni e mostra crolli in tanti punti. Anche i sotterranei sono interessanti, con diverse stanze laboratorio ed alcune adibite a deposito mobili e cambusa.

I SOTTERRANEI

 

Nel cielo si addensano nuvole nere nonostante sia agosto. Prima che scarichino tutta l’acqua dell’universo sulle nostre teste ridiscendiamo nel bosco passando per un piccolo santuario dedicato alla madonna che avevamo tralasciato e infine ci rifugiamo in macchina, appena in tempo per scampare un feroce temporale estivo.

Così torniamo alla nostra base a Pavia con gli occhi ancora pieni di quella luce blu magica che mai scorderemo.


 

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.