GIORDANIA


22.8 - 29.8.15  VOLI: Royal Jordanian: Roma - Amman

   

Itinerario: Amman -> Wadi Ruum -> Wadi Mousa: Petra -> Madaba - > Monte Nebo -> Mar Morto -> Amman -> Jerash -> Ajloun -> Amra - Azraq - Kharraneh -> Amman  (il tratto più chiaro indica l'andata e quello più scuro il ritorno)

 

Hotel: Minsk (Amman), Petra Moon (Wadi Mousa), Dead sea & SPA (Mar Morto) La nostra guida: Samih Al Sukkar

 

 

Fuso orario: 1 ora in più. PROFILASSI NECESSARIA: nessuna. DOCUMENTI: passaporto, con visto acquistabile in loco.MONETA: dinaro. CARTE DI CREDITO: accettate quasi ovunque LINGUE: arabo, ma molti parlano inglese abbastanza correttamente.


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La Giordania è un paese piccolo, per lo più desertico, con una popolazione che si concentra in buona parte ad Amman, la capitale. Tra tutti i paesi visitati in quell'area è quello che ci ha colpito di più, non solo per la bellezza indiscutibile dei suoi gioielli naturalistici ed archeologici, ma per la gentilezza e l'educazione delle persone. Anche la libertà dei giordani, che si può intuire  nella varietà di culture e nella diversità delle scelte, indica una tolleranza ed un buon livello di pacificazione sociale del paese. Ad esempio, a Madaba dove c'è la più grande concentrazione di cristiani del paese, si nota una bella integrazione tra persone appartenenti a religioni ed etnie diverse. Abbiamo avuto modo di parlare con un sacerdote della missione francescana sul monte Nebo, il quale ci ha detto di avere tra i suoi migliori amici tanti ebrei e  musulmani. Samih Al Sukkar, la nostra espertissima guida, ci ha rivelato come la religione in Giordania non influenzi più di tanto la vita pubblica e rimanga una questione di scelta personale. La Giordania non è solo un esempio di integrazione, ma anche di raffinatezza. Belli i suoi alberghi, affascinanti i negozi, i mercati e le botteghe, elegantissime le loro donne, accattivante la cucina. Mi pare che abbiate capito che siamo innamorati di questo paese, dove speriamo di tornare presto e dove vi consigliamo assolutamente di andare. Ogni stagione è buona: il clima è desertico, quindi secco con punte di caldo notevole in estate, specie nella zona del mar morto dove la temperatura può sfiorare i 50 gradi. Anche per la Giordania vale quanto scritto per l'Egitto: è un paese sicuro, nonostante la vicinanza con altri che sono teatro di guerra e instabilità politica. Il sistema difensivo militare all'avanguardia ed il controllo serratissimo del territorio lo rendono un paese visitabile senza problemi.

WADI RUM

Amman, ore 8 del mattino. La nostra guida Samih viene a prenderci all'albergo dove alloggiamo da ieri, data del nostro arrivo in Giordania. E' un uomo magro, dalla carnagione olivastra ed un volto molto vissuto. Parla perfettamente italiano, avendo studiato in Italia e si rivela subito una persona molto simpatica, schietta ed attenta alle nostre esigenze. E' lui che stravolge (positivamente) il nostro programma, consigliandoci una trasferta immediata verso il deserto del Wadi Rum, nella parte più meridionale della Giordania. A suo dire si guadagna almeno mezza giornata sugli schemi classici che prevedono tappe intermedie; ci si stanca un po' il primo giorno, ma si guadagna più tempo per vedere il paese. Così, ci fidiamo di lui e ci incamminiamo verso la nostra lontana meta. Ci sono circa 350 km da percorrere, ma su strade polverose ed a tratti trafficate. Arriviamo verso le 13.00. Decidiamo di mangiare un boccone in una locanda in zona prima di addentrarci con la jeep nel deserto. Il Wadi Rum, chiamato anche "Montagne delle Luna", altro non è che una valle scavata in un territorio montagnoso  da un fiume, in un passato molto remoto. Il soprannome "Montagne della Luna" è molto adatto ad un posto che sembra davvero appartenere ad un altro pianeta. Non a caso, alcuni film ambientati su Marte sono stati girati qui. Il caldo è infernale, i colori altrettanto. Domina il rosso della sabbia delle dune e dei sentieri, in tutte le sfumature: dal rosa pallido al rosso cremisi di alcune rocce. Questo luogo è stato reso celebre dalle gesta di Sir Thomas Lawrence, più noto con il suo soprannome di Lawrence d'Arabia. In realtà, è un ambiente molto interessante anche dal punto di vista naturalistico ed archeologico: qua e la si notano iscrizioni rupestri, alcune della civiltà dei Nabatei, altre anche più antiche. A nostro modesto parere imperdibile, tra i luoghi più affascinanti che abbiamo visto.


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PICCOLA PETRA O PETRA DELL'INGANNO

Nei pressi di Petra, fu costruita una città simile a Petra,  di dimensioni molto più ridotte. E' chiamata "Piccola Petra", ma noi abbiamo adottato la definizione con cui Samih ce l'ha presentata: LA PETRA DELL'INGANNO. Infatti, altro non era che un tranello teso agli informatori dei nemici che si facevano condurre a Petra col pretesto del mercato. Avrebbero così creduto di essere a Petra e fornito informazioni errate, conducendo ad un attacco nel posto sbagliato.

PETRA

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A Wadi Mousa, il villaggio che sorge ai margini delle montagne di Petra, siamo giunti al tramonto, risalendo dal profondo sud della Giordania verso la catena montagnosa che nasconde uno dei più incredibili siti archeologici del mondo. Petra, letteralmente "città scolpita nella pietra", è rimasta per secoli un mistero. Città fiorente della civiltà Nabatea, fu di fatto abbandonata in seguito ad alcune catastrofi naturali, ma più verosimilmente per una decadenza dei commerci in quell'area. Dopo varie vicissitudini storiche, nell'ambito delle contese tra cristiani e musulmani, Petra rimase Cristiana fino al 1187 allorquando Salah Al Din, al secolo "Saladino", sconfisse i  crociati riconquistando Gerusalemme e la Palestina e aprendo le porte alla terza crociata di Riccardo "cuor di leone". Da quel momento, si hanno solo notizie frammentarie di Petra, rinvenute in alcuni isolati documenti. L'ultima notizia documentata risale al 1276. Per secoli l'area rimase abitata e frequentata per lo più dai beduini della zona e lo è tutt'oggi. Caduta nell'oblio collettivo, ma sempre viva nei sogni viaggiatori del passato che riferivano di aver sentito di una misteriosa città celata da alte rupi ed inaccessibile, la si è per secoli ritenuta solo una leggenda. Fino al 1812. L'esploratore svizzero Johann Burckhardt decise di andare cercarla e si mise in cammino sulla antica via che collegava l'odierna Siria alla Giordania, verso l'aera di Wadi Musa dove aveva avuto notizie di strane antiche vestigia. In quell'epoca l'area faceva parte dell'impero ottomano e così Burckhardt decise di viaggiare col falso nome di Cheikh Ibrahim. Disse di volere sacrificare una capra ad Aronne, il profeta biblico seppellito in cima ad una altura, il Gebel Haroun, nei pressi di dove si sarebbe dovuta trovare, ed in effetti si trova, Petra. Fu molto fortunato. Per arrivarci  la guida lo condusse attraverso il Siq, il profondo canyon che conduce alla città di Petra. L'esploratore non poté ovviamente fermarsi o avrebbe rivelato il suo segreto. Tuttavia, Petra era stata ritrovata! Al suo ritorno, Burckhardt rivelò al mondo la sua scoperta in un libro intitolato Travels in Siria and the Holy Land. Dalla seconda metà dell'ottocento ad oggi, Petra è meta costante di viaggiatori e studiosi.

Osservando dall'alto le montagne che circondano Petra, è facile intuire la difficoltà nello scorgerla. Infatti, Petra è stata costruita all'interno di una vallata circondata da alte montagne cui si accede da un passaggio strettissimo, il SIQ, un canyon stretto e profondo che dopo un chilometro e mezzo circa si allarga in un ampio squarcio delle montagne. E' proprio  qui che si trova la prima, ed anche la più famosa, meraviglia di Petra: il Khasneh, il "tesoro". Petra non è solo scolpita nella roccia, ne è inglobata, come se fosse un "unicum" con le montagne circostanti. Questo l'ha resa difficile da trovare e molto ben difendibile; infatti, la sua Porta coincide con l'ingresso del Siq, che è così stretto che bastavano pochi uomini sul bastione eretto a protezione per difenderla. La sua inaccessibilità è anche la ragione del suo fascino unico. Il pianeta è pieno di meraviglie architettoniche, anche di dimensioni più imponenti dei monumenti di Petra. La ragione che rende Petra unica è il suo lento annunciarsi, per poi svelarsi di colpo, come una bellissima donna che, dopo lusinghe ed ammiccamenti, lasci cadere all'improvviso le vesti, mostrandosi. E' la sensazione che tutti hanno, quando di colpo, in fondo all'ultimo tratto della spelonca, appare parte dell'enorme tempio scolpito nella parete: un tuffo al cuore. Petra non è per i deboli di cuore, ve lo assicuriamo. E ci si arriva lentamente, osservando molte vestigia e tracce scolpite nella roccia. Un tempo la zona era ricca d'acqua e i Nabatei avevano escogitato soluzioni ingegnose per convogliarla in cisterne sotterranee attraverso canali che sono ancora molto ben visibili lungo la strada. Era talmente tanta l'acqua a disposizione che potevano sprecarla. Pare che ai lati del Khasneh ci fossero due grandi cascate, costruite forse anche per impressionare gli stranieri circa la potenza e ricchezza della città. Ce lo possiamo immaginare questo enorme tempio scolpito dentro una parete alta quasi cento metri con le cascate d'acqua ai lati,  come diamanti liquidi offerti agli dei. Petra ha un sentiero nascosto,  che si imbocca prima della porta, che conduce in alto permettendo di vederla dalla sommità: la strada è lunga e in certe stagioni il è caldo soffocante. Se decidete di percorrerla, rifornitevi abbondantemente di acqua. A partire dal "tesoro" è tutto un susseguirsi di meraviglie: le tombe reali, l'anfiteatro, le tombe degli operai (bellissime), la tomba del Re Aretas III e tanto altro. Al di la del fascino della storia e delle vestigia, Petra è un luogo magico che regala sensazioni strane ed uniche. Ed è per questo che abbiamo voluto tornarci di notte. Ma questo lo raccontiamo oltre, a chi vorrà proseguire nella pagina. 

Nell'oscurità PETRA

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La luce tremolante delle fiaccole guida il nostro cammino incerto dentro il crepaccio di roccia che si fa sempre più alto e stretto. Quello che appare al di sopra della linea nera della sommità è un cielo terso e punteggiato di stelle. Non c’è vento, gli unici rumori sono quelli dei passi nell'oscurità della moltitudine di sconosciuti che ci precedono. Abbiamo voluto essere gli ultimi e, insieme a due guardiani armati, seguiamo il corteo silenzioso che procede verso il tempio senza alcun disturbo alle spalle. Si cominciano a udire suoni di un flauto e parole in una lingua incomprensibile, prima lontani, poi sempre più vicini. Non riconosciamo la strada percorsa in pieno giorno sotto un sole abbacinante. Nella quasi totale oscurità ci sembra tutto diverso e irriconoscibile. Così, quando percorriamo l’ultimo tratto di strada ci appare all'improvviso, sorprendendoci ancora più che di giorno, il Khazneh, il "tesoro": è così che qui a Wadi Mousa chiamano quello che non si sa se sia una tomba o un edificio di culto. Siamo nel cuore della Giordania, a Petra. Sbucare dalle tenebre della montagna e trovarsi all'improvviso all'aperto davanti ad un colossale tempio scolpito in una parete di roccia alta quasi cento metri illuminata solo dalla luce di centinaia di fiaccole è qualcosa da evitare se si è deboli di cuore. Come adepti di un arcano culto, una moltitudine di persone seduta in terra ascolta in silenzio il suono di quel flauto e quelle parole, oggi dette in inglese per la stragrande maggioranza di stranieri che visita Petra; quelle parole che da qui all’antro buio arrivavano incomprensibili spiegano la storia e le antiche leggende su Petra, la città proibita dei Nabatei. Lascio che mi scivolino addosso come puri suoni, preferendo godermi la suggestione di quel momento. Vi assicuro che vale la pena di fare un viaggio nel profondo di questa problematica regione del mondo, solo per vivere questo momento. Senza attenzione, senza pensieri... solo fuoco, tenebre e suggestione da imprimere nella memoria perché non ne esca più. L’unico pensiero che mi distrae definitivamente è catturare delle immagini migliori possibili per permettere ad altri di rivivere una traccia di quelle emozioni. So che è impossibile trasferire quelle sensazioni in una fotografia anche per il migliore dei fotografi, ma io ho fatto del meglio che potevo. Qui ci sono le immagini di quella notte d’estate.

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MADABA, MONTE NEBO E MAR MORTO

Andando da Petra verso il Mar Morto, lungo la strada si può ammirare a roccaforte crociata di Al Karak, in buona parte crollata. Madaba sorge non lontano dal Monte Nebo, dove sarebbe seppellito Mosè lungo la millenaria strada dei Re. Una cittadina di circa 70.000 abitanti, con una grande comunità cristiana. Questi sono, insieme alla Cisgiordania, luoghi biblici e sacri per le tre grandi religioni monoteiste: Ebraica, Cristiana e Musulmana. Madaba è famosa per il suo grande pavimento a mosaico nella chiesa di San Giorgio denominato "Mappa della Terrasanta", anche se in realtà è una carta geografica di un'area più estesa. Una visita nella bella chiesa bizantina ci da l'occasione per consumare un leggero pasto a base di Falafel e pane con carne speziata sotto la frescura di alcuni oleandri. Proseguiamo per il Monte Nebo, sulla cui sommità c'è una grande missione francescana di Siyagha. Qui su dovrebbe essere stato sepolto Mosè ed è da queste alture che mostro al popolo di Dio la terra promessa, giù nella valle del Giordano. Molti si raccolgono in preghiera o fanno foto davanti alla grande croce di ferro che guarda la terra santa a memoria di quell'episodio biblico. C'è un piccolo ulivo che fu piantato da Giovanni Paolo II ed una targa lo ricorda. La vista è spettacolare, ma noi siamo interessati anche a dei meravigliosi mosaici romani custoditi sotto una tenda. Ammirarli ci concede anche un po' di frescura in una giornata torrida. Salutiamo il reverendo Francisco, responsabile della missione e ci incamminiamo verso il mar moro dove rimarremo due giorni, prima di ripartire per Amman. Samih ci lascia all'albergo che abbiamo prenotato, sulle rive del Mar Morto e va via: ha dei clienti israeliani che vogliono visitare Aqaba. Lo rivedremo tra due giorni, al mattino del 27 agosto appuntamento concordato per proseguire il viaggio verso nord.


AMMAN

Amman è una città cosmopolita, molto vivace, con alcuni quartieri residenziali molto esclusivi. La città può essere idealmente divisa in due zone: quella OVEST moderna, piena di negozi, caffè, luoghi di divertimento e quartieri residenziali eleganti e immersi nel verde; e quella EST, più tradizionale e povera.  Al centro, la parte più antica della città sul colle di Jabel Al-Qal'à: la cd. Cittadella.  Proprio da qui conviene iniziare l'esplorazione della città, dalla sua parte più antica, con le rovine romane, anfiteatro, la vecchia moschea ed il museo archeologico nazionale dove sono esposti i celebri "Rotoli del Mar Morto". Ciò che colpisce del Museo è la semplicità della struttura che ospita manufatti e documenti di altissimo valore storico, tanto da non apparire un museo ma quasi un capannone di fortuna approntato per gli scavi.  Molto pittoreschi anche i mercati tradizionali di Amman, come quello della frutta o dei tessuti, ma noi li abbiamo evitati. In tempi come questi, luoghi affollati e popolari possono costituire un possibile bersaglio per attentati. Così abbiamo dedicato più tempo al centro storico; l'area delle rovine è comunque abbastanza estesa e il tempo non avanza.

La sera l'abbiamo trascorsa a cena in un locale molto popolare, Tawaheen Al-Hawa, nella zona di Dawwar (Wasfi al-tal è l'indirizzo). Per andarci potrete usare i taxi: sono molto economici, ma i loro conducenti guidano "da ritiro della patente", sfiorando le auto, utilizzando all'occorrenza i marciapiedi e seminando il panico tra i pedoni. Si cena in un grandissimo cortile, molto ben attrezzato, decorato con fiori e profumato di spezie. Cibo abbondante ed ottimo. Si mangia cibo tradizionale arabo. Molte salse e pane arabo (serviti a parte), Il Mansaf piatto beduino a base di agnello cotto in una salsa di Yogurt. Molti piatti a base di carne vengo adagiati su sfoglie di Shrak, il pane beduino. Vasta anche la scelta di pesce fresco. Con 20 € o anche meno farete una cena abbondante e di qualità. Sono, comunque, molti i locali che offrono ottima cucina, internazionale o tradizionale. 


JERASH

Si trova a 50 km a nord di Amman ed era l'antica Gerasa dei romani. Gli scavi sono estesi e bisogna dedicargli almeno mezza giornata. Peculiarità di Jerash sono le tantissime colonne ed il foro di singolare forma ovale. Portatevi dell'acqua, fa tanto caldo e si cammina molto, anche se all'ingresso c'è un piccolo bar tavola calda. 

A NORD DI AMMAN: I CASTELLI DEL DESERTO

 

 Il deserto ad est di Amman è costellato di una serie di roccaforti, chiamati in maniera molto generica "Castelli del deserto". Alcuni sono opera della dinastia Omayyade che regnò nel VII sec., altri risalgono ad altri periodi. Anche se vengono chiamati castelli, non tutti hanno funzioni di difesa; anzi, la maggior parte sono qualcosa che assomiglia ai serragli, gli antichi "motel" però riservati a personaggi di spicco e non semplici carovanieri e viandanti. Alcuni hanno funzione di ricovero ma anche di difesa all'occorrenza, come quello di Kharranah. Noi abbiamo visitato: Qasar al Kharranah, Qasar Amra e Azraq.  

Qasar al Kharranah è a sud della strada da Sahab ad Azraq, a circa 55 km da Amman, in direzione est. Ha una struttura imponente che ricorda i fortini della legione francese nel deserto. Tuttavia, era una sorta di caravanserraglio. Le camere del piano superiore sono ancora in buono stato e impreziosite da raffinate decorazioni. Visibile una iscrizione in arabo su uno degli archi del secondo piano risalente al 711 d.C. Dalla sommità dell’edificio, si gode la vista del deserto.

Qasar Amra,  è un vero gioiello,  unico nel suo genere per gli affreschi che decorano le volte,  dichiarato dall’Unesco patrimonio mondiale. Si trova a circa 65 km ad est di Amman. L’architettura, ma soprattutto le decorazioni del castello lasciano intuire che questo fosse un luogo di piacere. Il complesso originale era circondato da giardini irrigati con un sistema alimentato da una ruota ad acqua, ancora visibile. La costruzione che ancora oggi è visitabile era un tempo la sala delle udienze con il vestibolo ed il bagno. Gli affreschi, esempio di pittura islamica dei primi secoli, riproducono  personaggi e animali o elementi allegorici, tra i quali la volta celeste.
Azraq è a 115 km a est di Amman, il più lontano da raggiungere. Situato in un’oasi del deserto, il suo nome in arabo significa blu con riferimento all'acqua delle sorgenti principali della regione. Questo è dei tre l'unico con funzioni, più che evidenti, di fortezza. Forse costruito dai Romani, trasformato ed utilizzato poi dagli Omayyadi ed infine dal celebre Thomas Lawrence, al secolo Lawrence d'Arabia, che ne fece il suo quartier generale.  

 

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