LA CASA NEL BOSCO the witch's house

TIPOLOGIA: ex casolare

STATO DEI LUOGHI: fatiscente/molto fatiscente

ACCESSO: pericoloso

MOTIVO ABBANDONO: sconosciuto

INTERESSE: fotografico/storico/impatto emotivo 

TAG: #urbex  #urban exploration #abandoned

La stregoneria ha radici profonde nelle nostre terre. Tradizione oscure tramandate nel corso dei millenni, credenze segrete sussurrate sotto i portoni, storie antiche narrate dagli anziani accanto al camino nelle fredde notti invernali. Nessuno ne parla apertamente, ma tutti sanno.

La fitta nebbia mattutina non accenna a diradarsi. E’ ora di muoversi. Camminiamo per una stradina di campagna in salita costeggiando manufatti molto antichi. E’ la parte interna del monumentale acquedotto "carolino". La rugiada ha reso ancora più evidente la strana e incredibilmente numerosa presenza di ragni. La vegetazione bassa ai lati della strada è letteralmente coperta di ragnatele: centinaia, che rendono il paesaggio ancora più irreale di quanto non sembri già. Stiamo salendo sul fianco della montagna diretti ad una misteriosa casa nel bosco, su cui non si sa nulla di preciso ma che tutti additano come "la casa della strega". La casa ha un aspetto molto vetusto: c’è chi dice che fosse una grande casa di campagna, c’è chi dice che un tempo fu adibita a "casa di appuntamenti". I locali dicono che fu abitata per molti anni da una vecchia signora di nome Maria e che si riteneva essere una potente Janara (come si chiamano le streghe da queste parti). La casa è appena visibile dalla vallata, seminascosta tra i boschi sul fianco della montagna a circa un chilometro dall’acquedotto. Arrivarci non è stato semplice perché la vera e propria strada che un tempo arrivava lì non esiste più. Oggi è uno stretto viottolo di campagna che ad un certo punto diventa incerto e scompare nella fitta vegetazione. Si deve procedere a tentoni nel bosco, tra castagni, lecci e alberi da frutta. Il terreno è scivoloso e zuppo d’acqua per le abbondanti piogge. Molte volte è sembrato come se il bosco ci respingesse, perché il livello di terrazzamento che percorrevamo si rivelava una strada cieca, costringendoci a tornare indietro e facendoci perdere molto tempo ed energie. La casa che intravedevamo in lontananza tra la vegetazione da un po’ non si vedeva più, dandoci la sensazione di averla in qualche modo superata. Alla fine, proprio quando sembrava diventato impossibile capire dove stavamo andando e se c’era davvero un modo per arrivare, la nostra caparbietà è stata premiata. Scendendo un po’ più verso valle sembrava che il sentiero fosse ora di nuovo percepibile. C’era più luce, il terreno appariva più duro e asciutto, c’era una sorta di collinetta che poteva nascondere la grande casa. Saliamo speranzosi ed è così che l’abbiamo improvvisamente vista, tra giganteschi ammassi di rovi e strutture ormai irriconoscibili. Ci sono volute due ore di cammino.

Una sorta di cancello arrugginito ci dà il benvenuto. Nonostante che la nebbia si sia ormai da tempo diradata e che sia una bella giornata di sole, la vecchia casa ha un aspetto alquanto sinistro. Isolata da tutto, con le finestre spalancate e buie, il tetto di tegole scolorite in buona parte crollato. E’ certo che non ci abita più nessuno da decenni. Mentre ci avviciniamo la casa che sembrava piccola si rivela invece di una certa mole con un grande portone di ingresso sul lato lungo sormontato dalla grande balconata decorata forse di qualche salone del secondo piano.  E’ su due livelli, ma dalle finestre si nota già che gran parte dei solai sono crollati permettendo di vedere la luce del tetto sfondato in più punti. Da vicino si notano le crepe nei muri, porte murate, segni di pericolose lesioni strutturali. Un grande fuco di vespe ci sbarra la strada sul fianco sinistro della casa. Per entrare nella casa dobbiamo liberare l’ingresso a colpi di bastone da un enorme ammasso di rovi spinosi. Attraversato l’ingresso scansando cespugli di rovi alti più alti di noi, ci troviamo in un primo grande ambiente sulla cui sinistra c’è una porta con delle scale, al centro di fronte a noi una grande porta di legno corrosa dalle intemperie e sulla destra una serie di ambienti che girano intorno alla casa. Apro la grande porta di legno con grande cautela ed entro nella grande polverosa stanza. La luce che filtra dai solai e dal tetto ammalorati rivela un ammasso indistinto di calcinacci, rottami di mobili, bottiglioni e vecchi stracci scolorati. Entriamo così nella porta sulla sinistra dell’ingresso e saliamo le scale che portano al primo piano. Il solaio del salone sovrastante l’ingresso è crollato impedendoci di uscire ad affacciarci al balcone. In giro ci sono altre stanze con finestre quadrate. Qua e là reti di ferro e vecchi mobili marciti. Nella grossa canna fumaria si notano grossi buchi dove probabilmente si attaccavano le varie stufe.  Una stanza ci ha colpito particolarmente; più piccola e bassa con una sola finestrella a dargli luce, presenta strane forme disegnate con il carboncino. Mentre al pianterreno c’erano scritte attribuibili a persone che sono passate di qui, scritte comuni con nomi e date: Giuseppe, Carolina 1962, 1966 etc. qui vediamo strani simboli geometrici come spirali, cerchi concentrici o altri di qualche alfabeto primitivo. Il mio amico Leo sussurra:”questa era la stanza della strega. Probabilmente è qui che ordiva i suoi sortilegi. Ve la potete immaginare a mescolare strani intrugli a base di erbe del bosco come stramonio, morella, belladonna e ingredienti animali come lumache, sangue di gatto etc.? "

Avverto una corrente di aria fredda passarmi dietro il collo. Si sentono rumori diffusi, scricchiolii, vibrazioni, impercettibili stillicidi. Niente di strano, è una vecchia casa in parte sventrata, ma mi sento a disagio. Leo, forse per spaventarci, ma non ci vuole molto visto l’ambiente, esclama con apprensione: "Si sta materializzando! Dobbiamo uscire subito di qui! “. 

Travi annerite e malferme sorreggono quel che rimane del tetto sfondato in più punti; ci tocca camminare piano per non far venire giù qualcosa o sprofondare in qualche solaio marcio. Passo accanto ad una porta e nella penombra interna mi sembra di percepire delle ombre che danzano; un brivido gelido mi attraversa la schiena e mi pare di sentire una vecchia filastrocca che recitavano le janare:”Con il primo nodo inizia il potere. Con il secondo si unisce. Con il terzo figlia. Con il quarto si accumula. Con il quinto vive. Con il sesto germoglia. Con il settimo fermenta. Con l'ottavo si accresce. Con il nono colpisce!"

Sono i nove nodi, intervallati da una cantilena "Hiii-ala... Shiii-ala... Shìta!" e colpi di mazza al suolo, con i quali la strega lega gli sventurati ai suoi sortilegi. Non bisogna assolutamente ascoltare e scappare via più in fretta possibile. Ridiscendiamo le scale in fretta. Il tempo sembra essersi fermato, come ogni secondo fosse rallentato, dilatato. Continuo a sentire nella mia testa quella tetra cantilena. Poi, finalmente siamo fuori della casa. Cerco di riprendere fiato e lucidità ma mi sento stranamente molto stanco. Passando sotto alla finestrella della stanza della strega alzo lo sguardo e cerco di percepire qualunque rumore o nenia possa provenire di lì ma c’è solo silenzio e desolazione attorno e dentro questa grande casa abbandonata. 


 

L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


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