IL PALAZZO DELL' ALCHIMISTA

In una piccola, anonima frazione di una provincia lombarda, c’è uno splendido palazzo in laterizio del XVIII secolo che nasconde all’interno molti segreti. Ha accesso da due vie principali su cui si affaccia ed uno da un boschetto che un tempo doveva essere il parco della villa, ma che ora è stato dichiarato giardino pubblico (o almeno tale appare). Il palazzo è appartenuto a Carlo Francesco N., illustre cattedratico di Chimica all’università di Pavia, con fama di alchimista e potente negromante che viene così ricordato in uno scritto del 1964 per la sua passione alchemica che gli fece costruire una gran torre nella quale aveva fatto il suo laboratorio più da negromante che da chimico”.

E addentrandoci nel parco pubblico, che crediamo non utilizzato di fatto tanto è incolto e poco curato, ci imbattiamo in uno stagno e poi in due torri, una sul muro perimetrale ed una interna al parco ma sono vuote.

Proseguendo ci appare un vecchio palazzo silenzioso a due piani il cui piano terreno sembra essere sottoposto al livello attuale del parco. Il grande portone posteriore è chiuso ma seguendo le istruzioni di un amico urbexer troviamo una porticina aperta e saliti al primo piano un’altra che ci immette nel palazzo.

Sappiamo che questo palazzo nobiliare è stato diviso nel tempo e solo un’ala è rimasta abitata dagli ultimi proprietari. Una parte è divenuta del comune, ma non sappiamo cosa ci sia o cosa sia diventata. 




Ci si sente osservati in questa antica casa, come se gli abitanti fossero ancora lì dentro, in una forma non percepibile ad occhio nudo ma in una qualche misura tangibile. Sicuramente non ci siamo sentiti a nostro agio e nonostante la bellezza dei soffitti a cassettoni, la quantità di oggetti del passato presenti la nostra permanenza è stata più breve del solito. Una prima cucina antidiluviana ed una serie di ambienti di sbarazzo danno già la misura della vetustà di questa casa e del tempo trascorso dall’ultima volta che qualcuno ci abbia abitato. La cucina ha un camino nero con un altrettanto nero pentolone appeso sul fuoco con una catena. Sul cornicione un barattolo di talco Roberts che esisteva identico quando io ero bambino. 




Un grande stupore ci assale quando entriamo in una grande stanza dal meravigliosi soffitto a cassettoni. La stranezza di questo ambiente è che ha due grandi letti, ma non è propriamente una stanza da letto. Non sappiamo come definirla e la nostra attenzione subito è deviata dalle cose strane che ci sono e sfuggono ad una prima occhiata distratta. Le quattro grandi porte decorate in giro per la stanza in cima hanno busti di personaggi classici come Enea, Dante e persino il demone Mefistofele. La grande comode e le pesanti consolle in noce massiccio sono piene di oggetti strani, documenti e vecchie fotografie. Personaggi di altre epoche, persino un aviatore in un vecchio biplano a elica. Timbri, biglietti da visita, occhiali, vecchi giocattoli, cartoline, una testa di gesso ingombrano i mobili in maniera caotica. Al muro c’è la foto di “licenziandi” anno scolastico 1901-902 (il primo del secolo) con tanto di foto di classe. Poi, su una console le licenziande di un collegio femminile di Alessandria, anno 1909. Sul letto una inquietante bambola ci fissa. Un tavolo con sedie al centro della stanza è anch’esso ingombro di vecchie foto e documenti ed una elegante oliera di cristallo.

In un’altra stanza interamente puntellata e avvolta dalla semioscurità c’è un vecchissimo televisore a valvole, forse degli anni 60 ed una macchina giocattolo che avrà almeno un secolo. Alla parete una foto in bianco e nero di una distinta signora con dedica. Scopriremo poi, interpretando con grande difficoltà la firma, che si tratta di un grandissimo attrice di teatro degli anni venti: Emma Gramatica. Nata nel 1874 è stata una grandissima interprete del teatro dannunziano, la prima a mettere in scena Ibsen in Italia; ha recitato con i grandissimi dell’epoca come Eleonora Duse o Memo Benassi. 


EMMA GRAMATICA


 

Il tempo è trascorso in fretta in questo antico palazzo. Abbiamo fotografato e visto cose che pochi hanno avuto il privilegio di vedere ed è tempo lasciare in pace l’alchimista e tutti coloro che qui hanno dimorato, in tristezza o in allegria, e tornare al caotico mondo del 21 esimo secolo. Mentre ci allontaniamo nel boschetto sentiamo un ringhio sordo lontano alle nostre spalle: un gigantesco molosso ci mostra i denti da una balconata! Non sappiamo di chi sia né da dove sia sbucato, ma un brivido ci attraversa la schiena al pensiero che avremmo potuto trovarcelo davanti. È andata bene stavolta. Forse è lo spirito inquieto del negromante che ci ammonisce dal non tornare mai più.

 

L'esplorazione è stata fatta per un tempo davvero breve, nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI. 

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