CAMPO DI CONCENTRAMENTO

di Fraschette

TIPOLOGIA: ex campo prigionia

STATO DEI LUOGHI: fatiscente

MOTIVO ABBANDONO: disuso

ACCESSO: facile

TAG: #urbex  #urbanexploration  #abandoned

 

In contrada Fraschette, c’è quello che rimane di un campo di concentramento di epoca fascista. Entrato in funzione il 1 ottobre 1942, sotto la supervisione della Direzione generale per i servizi di guerra del Ministero dell’Interno, il campo era stato creato per ospitare prigionieri di guerra. In realtà, fu utilizzato per lo più come campo di internamento per civili “indesiderabili”. I primi ad arrivare furono gli anglo-maltesi residenti in Libia; in seguito iniziò il trasferimento di civili jugoslavi provenienti dalla Venezia Giulia, dalla Slovenia, dalla Dalmazia e dalla Croazia, accusati di fiancheggiare la resistenza. Il campo fu anche luogo di confino per oppositori politici. Arrivò ad ospitare fino a 5.500 internati, tra cui anche bambini e anziani. 


Testimoni diretti raccontano che le baracche ed i servizi erano sporchi, cibo e medicinali scarseggiavano. Gli internati rastrellati dalla milizia dalle loro abitazioni arrivavano con le poche cose che erano riusciti a prendere. Con la fine della guerra, il governo della neonata repubblica vi collocò criminali di guerra, collaborazionisti, ustascia (nda: membri del movimento nazionalista e fascista croato), esuli istriani, stranieri ai quali non era stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Negli anni sessanta fu trasformato in centro di raccolta per i profughi italiani espulsi dai paesi del nordafrica. Il Campo chiuse definitivamente nel 1976 e da allora è rimasto abbandonato, dimenticato e lasciato all’incuria del tempo e dell’azione distruttiva dei vandali. Il campo di internamento delle Fraschette è una cruda testimonianza degli orrori della guerra, un relitto del passato che ci svela un trentennio di storia europea e nord africana. 

Il Campo di concentramento delle Fraschette è di dimensioni considerevoli ed il muro di cinta con le torrette di guardia ancora al suo posto fornisce un’idea, ma degli edifici non ne rimangono molti e quelli che ci sono versano in condizioni di grave degrado.

Il cancello di Ingresso è ora intercluso da quello di un Ostello realizzato ristrutturando un edificio perimetrale del campo. 


Partendo dall’ingresso, sulla sinistra si nota quasi subito quel che rimane di una enorme piscina con la “buca” per i tuffi. Non sappiamo dirvi a che uso fosse destinato, ma immaginiamo per gli ufficiali del campo


LA PISCINA

Poi una serie di blocchi, che in alcune mappe sono indicati come le cucine e la biblioteca

Un poco più avanti immerso nei rovi, l’ospedale da campo, riconoscibile grazie alla croce rossa parzialmente visibile sulla facciata. 


Proseguendo verso il muro di cinta, sulla destra discosta un centinaio di metri la cappella ormai spoglia di ogni tipo di arredo e con segni di vandalizzazione. 


Tornando indietro dritti per la strada che parte davanti la cappella, si arriva al blocco principale, le baracche per gli internati. E’ molto fatiscente e presenta segni di crolli continui come gran parte degli edifici. Non vale la pena entrare ma è più interessante cercare sui muri esterni le scritte ancora visibili che identificano i blocchi. Alle spalle gli edifici dei bagni e delle docce. 

Esplorare questo campo regala sensazioni molto contrastanti: al silenzio della pianura rotto solo dal vento gelido che scende dalle montagne circostanti, si contrappone il rumore assordante nel buio delle baracche e lo stridore delle lamiere contorte come in uno spasimo. A noi esploratori urbani il compito di rispolverare la memoria di questo luogo dimenticato, che ha visto così tanto dolore e sofferenza. Invitiamo chiunque volesse esplorare il campo a farlo col rispetto dovuto ad un luogo come questo. Non rompetee  non toccate niente. Ricordate la regola dell'Urbex: "prendi solo immagini e lascia solo impronte".

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L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


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