APICE VECCHIO

 Si dice che Apice debba il suo nome ad un certo Marcus Apicius, un gastronomo, console e funzionario del Senato Romano, incaricato da questo di ripartire, tra i veterani legionari, alcune terre del Sannio. Tuttavia, il borgo di Apice ha radici molto più antiche come testimoniano i reperti trovati nella zona che ci dicono che queste terre erano abitate fin dai primordi.

Apice è uno dei molti paesi campani vittime del tragico sisma del 21 agosto 1962. Alle ore 19.30 la terra tremò a lungo, con due scosse ravvicinate di magnitudo 7° grado della scala Mercalli.

Apice fu gravemente danneggiato, ma non raso al suolo. Tuttavia, fu giudicato dagli esperti come luogo non sicuro. Trattandosi di un borgo rurale, le case erano costruite in modo da non garantire la sicurezza e si temevano nuovi crolli. Così il paese fu spostato a qualche chilometro di distanza, sul colle opposto.

Si è a lungo discusso della possibilità di recuperarlo come testimoniano i tanti progetti susseguitisi negli anni. Uno di questi, del 1965, l'abbiamo trovato sul pavimento di un palazzo ed è visibile nella foto a destra. 



                                           APICE NUOVA ED APICE VECCHIA                                                                                        APICE VECCHIA: IN PRIMO PIANO L'IMPONENTE CASTELLO

 

Non tutti abbandonarono il paese vecchio. Alcuni vi rimasero a vivere e lavorare, nonostante il sisma del 1980 avesse ulteriormente danneggiato il borgo e l’avesse svuotato quasi completamente.

Il sig. Tommaso Conza, barbiere di Apice, insieme al sindaco Luigi Bocchino fu uno degli ultimi ad andarsene; vi rimase fino al 2007. Oggi è un po’ la memoria storica di Apice vecchia e potrete trovarlo al suo salone, nel nuovo insediamento di Apice.

Proprio come il comandante di una nave che sta per affondare, il sindaco Bocchino fu l’ultimo abitante a lasciare il centro antico, che da allora è rimasto deserto.

 

A DESTRA: 1) Tommaso Conza in una foto d'epoca 2) il salone oggi                                                                                       


Apice è rimasto come muto testimone della furia della natura, ma anche di una civiltà contadina che è ormai scomparsa. Camminare nelle strade di Apice vecchia, entrare nelle case, nelle botteghe, nei bar è come fare un tuffo nel passato. E’ tutto fermo a 50 anni fa. Le case erano ad uno o due piani con la tipica architettura rurale nel metodo costruttivo e nella divisione degli spazi. Le scale interne in pietra e non cemento, i bagni esterni o ricavati all'interno della stanza da letto, divisi dalla quale da un semplice telo, la cucina in muratura col camino. Al pian terreno l’aia per gli animali. Non mancano, però, splendidi palazzi come palazzo Cantelmo, che si affaccia sulla piazza del mercato, con i sui affreschi e stucchi pregiati. Questa ricca abitazione su più piani è piena di documenti storici purtroppo buttati alla rinfusa sui pavimenti e persino sulle scale. 

Negli ultimi venti anni ha attirato decine e decine di appassionati Urbexer. Gli apicesi hanno per primi compreso il grande valore storico culturale dell’abitato. E’ stato approntato un progetto per trasformare Apice vecchia in una sorta di Pompei del 900, mettendo in sicurezza case e strade e lasciando tutto come è rimasto dopo l’abbandono dell’abitato. Tutti gli accessi alla città vecchia sono stati protetti da cancellate, con l’ordinanza di divieto di accesso ben visibile, in attesa delle verifiche e degli interventi di consolidamento. Anche la strada che lambiva il paese da valle è stata chiusa con una recinzione, che però tiene lontano solo le auto. Tutto però è fermo da anni. Avendo esplorato a fondo questo borgo riteniamo abbastanza improbabile un recupero integrale, specie della parte bassa attorno alla piazza Umberto, dove i segni dei crolli e della distruzione sono più evidenti. Non è solo ai terremoti violenti che è dovuta la lenta disgregazione, ma anche e soprattutto all'azione della lussureggiante e pervicace vegetazione che si sta lentamente riprendendo tutti gli spazi penetrando nei solai, nei muri sui tetti. Tuttavia una significativa parte alla base del castello è ancora in discrete condizioni e potrebbe essere recuperata con piccoli interventi con una spesa sostenibile.

ESPLORARE APICE

Avvisiamo tutti che attualmente l’accesso al centro storico è interdetto e chi entrasse violerebbe la relativa ordinanza. Noi abbiamo avuto un permesso speciale, di cui ringraziamo nuovamente l’amministrazione locale.

La vecchia provinciale 27, passando accanto ad una casa cantoniera, lambiva tutto il paese fino a terminare nella piazza del castello dell'Ettorre. Se si percorreva una salita protetta da una ringhiera colorata di rosso che si apriva dopo alcuni tornanti sulla destra, un tempo Via Regina Margherita, si arrivava al cuore del paese nella piazza grande del mercato. 

Proseguendo invece su Via Emanuele Falcetti, che è la lunga strada che percorre il perimetro basso di Apice fino a sbucare al Castello si incontrano molte singolari botteghe. Una in particolare, ha al suo interno una Mini Minor con sul tetto una bara bianca con decorazioni in oro, probabilmente destinata ad un bambino. E' la probabile bottega di un impresario funebre visti i depliant con i vari modelli di bare alle pareti e altre bare presenti sul soppalco. Dal portone di legno socchiuso di una rimessa si intravede il relitto di una Citroen Dyane di colore rosso. Tornando indietro si può tornare su Via Regina Margherita dove si incontra una sala Biliardi, ma oggi di biliardi non c’è più traccia.

Proseguendo su via Garibaldi si sbuca in quello che fu il cuore dell’Apice che fu: il grande spiazzo dove si svolgevano fiere e mercati. Sul lato basso c’è palazzo Cantelmo di cui si è detto. Nella parte alta, una bella farmacia con ancora i suoi eleganti scaffali di legno e diverse botteghe tra cui un negozio di Alimentari, una Macelleria ed una Beccheria.

PALAZZO CANTELMO


IL BAR

LA FARMACIA

Intrufolandosi, oltre il negozio di alimentari ci sono delle strette strade in parte preda della vegetazione sui cui si aprono case e botteghe interessanti, tra cui un forno

CHIESA DI SAN NICOLA

Tornando su via Garibaldi e costeggiando Palazzo Cantelmo si incontra una bella strada lastricata: è la strada meglio conservata di tutto il borgo con il bel fondo a mosaico di pietre levigate bianche e le tante botteghe con i portoni di legno colorato. Questa è la parte sicuramente più scenografica, meglio illuminata e sgombra della vegetazione che ha invaso la parte bassa del paese. Su Via Garibaldi si apre una piccola piazza con la chiesa di santa Maria Assunta e San Bartolomeo. Sulla stessa c'è quel che rimane della casa ambulatorio di un medico.

LA CASA AMBULATORIO DEL DOTT. C.G.


LA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA E SAN BARTOLOMEO

Arrivando ad Apice vecchio dalla provinciale 163, poco prima di arrivare al monumentale Castello c’è un primo nucleo abitato lungo un rettilineo, anche esso abbandonato e fuori dalla zona di restrizione. E’ riconoscibile dalla stazione di benzina Tamoil (la stazione non c’è più ed è rimasta solo l’insegna). Una lunga teoria di case e botteghe abbandonate, a fare come prologo al borgo fantasma più conosciuto della Campania: Apice vecchia. Era il primo impianto abitativo d'emergenza denominato "Piano risanamento Apice nuovo" anch'esso ormai abbandonato e fatiscente.

PIANO RISANAMENTO APICE

La nuova Apice ormai è una realtà urbana nella quale gli apicesi si sono abituati a vivere e vi hanno trovato anche i vantaggi che lo spazio maggiore e la modernità portano. Ma in molti di loro la nostalgia per il vecchio borgo è più forte di qualsiasi cosa e, così, capita che gli sguardi, soprattutto dei più anziani, si incrocino con le orbite vuote e senza vita delle finestre e dei portoni del paese vecchio. Il vecchio borgo morirà davvero quando nessuno dei suoi vecchi abitanti ci sarà più a ricordarlo. Allora forse esisterà solo per coloro i quali, pur non avendolo vissuto, lo cercheranno ostinatamente per esplorarlo.

 

L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


 

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