GRECIA


KERKINI, DOVE OSANO I PELLICANI

TAG: hrisohorofa - kerkini - grecia - greece - hellas -  pelican - pellicano riccio - pelecanus crespus - salonicco - birdwatching - nature

In una remota regione della Grecia continentale, stretto tra alte montagne imbiancate che corrono lungo il confine con la Bulgaria ed una fertile pianura, ricca di rigogliosa vegetazione e tanta acqua portata dal Fiume Strimonas e dai ghiacciai delle montagne stesse, c’è un grande lago di circa 70 km quadrati di estensione. Stiamo parlando del Lago Kerkini in Macedonia, dichiarato nel 2006 santuario naturale allo scopo di tutelare e monitorare le tante specie di uccelli ormai rari altrove. Una biodiversità con pochi uguali. A parte il Pellicano riccio, che è diventato un autentico simbolo di Kerkini, l’area annovera la presenza di più di trecento specie di uccelli di cui 137 nidificano qui, 134 vi svernano e 163 usano la WETLAND, cioè la zona umida, come meta intermedia nelle loro rotte migratorie. Un totale di 10 specie nidificano in colonie miste nella foresta ripariale,  un numero significativo sia per gli standard greci ed europei: il grande Cormorano (Phalacrocorax carbo), la Garzetta (Egretta garzetta), il grande Airone bianco (Egretta alba), l'Airone rosso (Ardea purpurea), l'Airone cenerino (Ardea cinerea), il ciuffetto airone (Ardeola ralloides), la Nitticora (Nycticorax nycticorax), la Spatola (Platalea leucorodia), il Marangone minore (Phalacrocorax pygmaeus), il Mignattaio (Plegadis falcinellus). In nidi galleggianti tra i canneti o nella foresta ripariale nidificano specie come lo svasso maggiore (Podiceps cristatus), il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), la Folaga (Fulica atra), la Gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), la Sterna (Clidonias hybridus) e la Sterna nera (Chlidonias niger). Altre specie importanti sono presenti nella zona tra il lago, le pianure allagate e il delta del fiume Strimonia come: la Cicogna nera (Ciconia nigra), la Cicogna bianca (Ciconia ciconia), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Biancone (Circaaetus gallicus), l'Aquila anatraia minore (Aquila pomarina), l'Aquila dalla coda bianca (Haliaaetus albicilla) e l'Aquila minore (Aquila pennata). Sono talmente tante le specie, ed in quantità a volte “assordante”, che riesce difficile anche solo descriverle vagamente. Il lago Kerkini si trova infatti al crocevia tra le rotte migratorie del Mar Egeo, dei Balcani, del Mar Nero e delle steppe orientali. 

Un luogo prezioso e da proteggere. Per fortuna le autorità greche hanno progressivamente aumentato l’attenzione e la tutela: dal 1982 è completamente vietata la caccia (prima lo era solo nella parte nord est); nella parte nordest è proibita anche la pesca ed ogni attività che possa arrecare disturbo alla fauna. La Grecia ha anche aderito a numerose convenzioni internazionali, come la Convenzione di Ramsar relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, e la Convenzione di Bonn sulle specie migratorie. Il lago ed il fiume sono ricchi di pesce che è possibile assaggiare nei villaggi circostanti il lago cucinato in modo tradizionale. Non mancano rettili, come tartarughe e salamandre. Numerose fattorie di Bufali si incontrano se si lascia la “main road” e ci si avventura sui sentieri sterrati che corrono lungo il lago. L'area del lago ospita il maggior numero di “bufalo d'acqua” in Grecia, una specie posta sotto protezione. Infatti, il bufalo d'acqua era diffuso nella maggior parte delle zone umide di Macedonia, Tracia e Tessaglia, ma negli ultimi 50 anni si è fortemente ridotto nel numero. Sulle montagne circostanti non è difficile incontrare, lupi grigi, faine e gatti selvatici (Felis silvestris). 

In definitiva, il lago di Kerkini è un vero paradiso per i fotografi naturalisti e per gli amanti della natura in genere; una regione poco frequentata e fuori dalle rotte turistiche, ma con un equilibrio molto fragile minacciato da comportamenti sconsiderati dei singoli e da interessi economici; in particolare,  la multinazionale ELDORADO Gold Corporation con sede legale in Canada, ma con le radici anche in Grecia attraverso la controllata HELLAS Oro SA, sta cercando di ottenere la concessione alla estrazione del prezioso minerale presente sulle montagne non lontano dal lago di Kerkini. Speriamo che in tempi di crisi economica il miraggio di un guadagno immediato non sia anteposto alla salvaguardia di ciò che una volta distrutto sarebbe perso per sempre. In questo, l’eco turismo e l’educazione ambientale possono giocare un ruolo decisivo. Abbiamo scoperto il lago di Kerkini per caso. Tutto è cominciato da una splendida foto di pellicani ricci vista in gennaio su un blog. Di li, la ricerca e la scoperta del luogo di scatto ed a poco a poco è nata la voglia di andare a vedere. Messa in moto la nostra macchina organizzativa che spesso trasforma, con la rapidità di uno sguardo seguito dalla parola magica “andiamo”, quello che è il contorno sbiadito di un sogno in una tangibile certezza di viaggio. E l’avventura vera è iniziata quando ho stabilito un contatto che si è rivelato essere preziosissimo per non dire indispensabile. Non rimaneva che acquistare il volo A/R per Salonicco: partenza il 13 marzo da Roma Ciampino con Ryan air, volo di ritorno nel pomeriggio del 17 marzo

13 marzo: arriviamo a Ciampino che è ancora notte. Sono esattamente le 4.45, il volo è alle 7.10, ma dobbiamo passare necessariamente dal check-in per consegnare del bagaglio da imbarcare. Per fortuna il volo è puntuale e l’orario di decollo rispettato. Arriviamo a Salonicco praticamente senza accorgercene, avendo dormito come sassi durante tutto il volo tutto il volo che dura circa un’ora e quaranta. Recuperato il bagaglio, ad attenderci c’è Nikos, il proprietario di una Guest House ed anche la nostra guida, che si è offerto di venirci a prendere all'aeroporto. In un’ora e mezzo di amabile conversazione siamo in prossimità del villaggio cui siamo diretti, ma dobbiamo fare una deviazione per Sidirokastro, una ventina di km più a nord, dove Nikos ci ha rimediato un’auto a nolo. Presa in consegna l’auto, ci dirigiamo verso Hrisohorafa, la nostra base. Nikos ci chiede di scegliere la sistemazione che ci aggrada e per ragioni di comodità decidiamo di stare al piano primo della Guest House, dove c’è anche la cucina e una sala comune con camino e libreria fornitissima di mappe e libri sul birdwatching e la fotografia naturalistica. Abbiamo una confortevole stanza dall'arredamento molto rustico e con camino. 

HRISOHORAFA

E’ quasi ora di pranzo; decidiamo di accompagnarlo ad Hiraclea e di mangiare un boccone lì. In tutta la zona si mangia benissimo, ma c’è un problema: tutto è scritto in greco e la gente non parla e non capisce una parola di inglese (ma nemmeno, italiano, tedesco, francese, spagnolo etc.). Per i giorni seguenti arrangeremo un piccolo glossario greco-inglese di cucina. Sono le due del pomeriggio ormai; con le indicazioni di Nikos, decidiamo di fare una prima puntata al lago con l’auto. Percorrendo la strada inversa fino a Hrisohorafa, prendiamo una strada prima asfaltata e poi sterrata che conduce ad una grande fattoria di Bufali da dove si può prendere il sentiero che costeggia la riva est del lago. L’idea è di percorrerlo fino alla fine dove c’è la foresta ripariale, o come la chiamano i naturalisti “Wetland”, ed il delta del fiume Strimonas. Lungo la strada, nel silenzio rotto solo dai richiami degli uccelli, vediamo cormorani, cicogne bianche, aironi cenerini, molti svassi che amoreggiano tra i canneti e qualche splendido rapace che non sappiamo riconoscere (qui ce ne sono in gran numero e di diverse specie). Da lontano, infine, scorgiamo la foresta ripariale che brulica di vita; ne sentiamo i rumori fino a riva. Decidiamo di non spingerci fino al fiume perché sta facendo buio e la strada è diventata un pantano infernale. Torniamo alla Guest house dove, sorseggiando un tè caldo, ci studiamo alcuni fantastici libri sulla avi fauna locale e di fotografia naturalistica. Uno in particolare dal titolo impronunciabile di Brutus Ostling, notissimo fotografo svedese, con foto di Pellicani del Kerkini da urlo che spero di riuscire anche solo pallidamente ad imitare. Nikos ci fornisce una mappa del lago e fa un breathing su tutta l’areaLa sera ceniamo a base di bistecche di bufalo e insalata greca in una locanda a pochi metri dalla base. 

14 marzo: Il nostro primo giorno di “lavoro” sul lago. Preparo le macchine, lo zaino ed il trepiedi. Andiamo ad Hiraclea a comprare le “offerte” per i Pellicani da amici pescatori. Ci spiega Nikos che non è vietato dare da mangiare ai Pellicani, anzi in questo momento è di vitale importanza perché l’acqua alta di primavera mette in crisi proprio i pellicani che trovano pochissimo pesce. Prendiamo tre cassette di alici: non il loro cibo preferito, ma in momenti di magra i nostri amici pennuti mangiano qualunque cosa gli venga data. Arrivati all’approdo dove Nikos ha la barca, una spiaggetta qualche km a sud di Hrisohorafa, i pellicani sono già lì che gironzolano nella baietta in attesa di un po’ di cibo in omaggio. Dopo qualche minuto di navigazione, Nikos comincia a lanciare del pesce in acqua. In breve, come dal nulla cominciano ad arrivare pellicani con il loro buffo modo di volare ed ancor più buffo modo di atterrare sull’acqua. Da tre quattro esemplari ora ne abbiamo una dozzina. Con la barca ferma in mezzo al lago cominciamo a fotografare e filmare con la sapiente regia del nostro mentore greco che, avendo accompagnato decine tra i migliori fotografi naturalisti del mondo, è diventato un guru del genere; e per fortuna mia, che sono un dilettante, è generosissimo di consigli. In breve, affino le strategie di ripresa e comincio ad ottenere immagini davvero uniche che mai avrei pensato di riuscire ad avere. Cambio spesso ottica e alterno primi piani e foto di pellicani in volo a ravvicinate del “caos” che si scatena quando gli viene offerto del cibo. Unico problema per queste è che, facendo riprese ravvicinatissime e al pelo dell’acqua, devo continuamente pulire e asciugare la lente del mio 16 mm. Meraviglia del digitale che oggi permette di scattare senza limiti, comprendo sempre di più le loro traiettorie e movimenti, riuscendo ad ottenere le inquadrature giuste. Scattando con la raffica veloce in sincro a 1/250 con il flash riesco ad ottenere immagini vivide, naturali e senza perdere l’attimo “giusto”. 

Il tempo passa davvero velocissimo: è quasi ora di pranzo e siamo ampiamente soddisfatti di questo primo giorno. Mangiamo un toast veloce e nel pomeriggio decidiamo di andare verso le montagne ed il confine Bulgaro. Lì c’è una chiesa ortodossa abbandonata nel fitto della vegetazione, un posto pittoresco e lugubre allo stesso tempo, che decidiamo di fotografare. Ci è stato anche detto che in Bulgaria c’è un villaggio piccolissimo i cui vecchi pali in legno della luce sono occupati da grandi nidi di Cicogne bianche. Per farlo bisogna passare il confine. Dopo il controllo passaporti di un truce militare, ci incamminiamo in direzione Sofia ed in pochi minuti approdiamo in un villaggio che sembra uscito da una macchina del tempo. Lo stradone principale che lo attraversa è fiancheggiato da case fatiscenti di legno. Gli alti pali della luce, come sapevamo, sono occupati da diversi nidi di cicogna e qualcuna fa capolino e ci guarda da lontano. Tornati in Grecia, decidiamo di attraversare il ponte sullo Strimonas e esplorare la riva ovest del lago percorrendolo per intero fino all’altro lato. Lo scenario è sempre uguale: pozze d’acqua, canneti, boschetti pullulano di uccelli di ogni tipo la cui presenza si può percepire anche senza vederli. Bisogna fare attenzione alla strada non sempre asfaltata, se non in prossimità dei piccoli villaggi che ogni tanto si incontrano. Arriviamo a Hrisohofara che è ormai buio e fatichiamo a trovare la strada. Anche il navigatore ci dà qualche problema con i vocaboli e dobbiamo arrangiarci con la navigazione “a vista”. Una casa colorata, un albero già visto e troviamo finalmente il paese e la nostra base. Per cena, ci godiamo una meravigliosa trota cucinata con metodo tradizionale in una vicina locanda. 

15 marzo: secondo giorno di “lavoro”. Mentre usciamo dalla baietta di approdo, Nikos mi indica un punto nell’acqua dove c’è “l’isola dei pellicani”, un grande scoglio che emerge per un paio di metri gran parte dell’anno e dove sono soliti riposare centinaia di pellicani e cormorani, ma che ora per la piena è completamente sparito sott’acqua. Ci dedichiamo anche oggi essenzialmente ai pellicani, ma con una simpatica e inaspettata variante. Ci sono due esemplari che non c’erano ieri che Nikos conosce molto bene e che ha soprannominato Derek e Fred. Sono grandi, molto sfrontati e si piazzano sulla prua della barca reclamando pesce in cambio dei diritti di immagine. Riesco, facendomeli amici, a sedermi vicino a loro senza farli fuggire e posso ammirarne e fotografare ogni particolare dell’enorme becco, del fantastico piumaggio e delle larghe zampe palmate. Alla fine Derek mi permette di abbracciarlo. Un momento emozionante per me che sono pazzo per i pellicani sin da quando ero bambino. 

E’ ora di pranzo. Andiamo da una amica di Nikos che ha uno di quei camioncini pub in una vicina darsena dove mangiamo delle ottime salsicce locali e del souvlaki. Il pomeriggio, lo trascorriamo lungo la riva ovest del lago dove scatto alcuni panorami e scorci del lago. Arriviamo fino alle montagne che segnano il confine con la Bulgaria nella speranza di fotografare qualche rapace. Ne vediamo di stupendi, ma troppo sospettosi da poter essere fotografati senza un adeguato appostamento. Nel pomeriggio concordo con Nikos la meta per l’indomani, ultimo giorno al Kerkini. Non vorremmo andare via senza avere attraversato la foresta ripariale, il vero incanto di questo lago. Dall’approdo di Nikos sono circa 10 miglia marine; ci vorrà più tempo e bisognerà partire presto. Ma Nikos mi dice che si può fare e va a comprare la benzina necessaria con le taniche. 

16 marzo: sveglia alle 7.00, colazione e ci dirigiamo alla barca. Come tutti i giorni, ad aspettarci due meravigliosi cani e due tenerissimi cuccioli che i pescatori della zona nutrono ogni giorno. Ci vorrà circa un’ora e mezza per arrivare dall’altro lato del lago. Passiamo accanto alla foresta ripariale ma Nikos mi dice che ci andremo dopo; ora vuole farmi vedere le piattaforme dei pellicani. Un tempo tre prima che una tempesta ne distruggesse una, in un’area interdetta alla navigazione delimitata da boe gialle insistono due grandi piattaforme, una fissa ed una flottante, dove riposano e nidificano centinaia di pellicani. Non è possibile avvicinarsi molto, bisogna stare sul limitare dei segnali, ma riesco a scattare qualche foto con un 300 mm. Apro il trepiedi e imposto la macchina per le riprese video. Attraversiamo la foresta ripariale o come la chiamano qui WETLAND. Il livello del lago non è sempre uguale durante l’anno, risultando basso in inverno per crescere fino alla primavera. La foresta ripariale, dunque, è un luogo mai uguale. Lo si può vedere asciutto con verdi prati fioriti, semi asciutto o allagato come ora, con gli alberi che spuntano dal lago, una enorme palude che pullula sempre di vita. Il rumore è assordante. Gli alberi sono disseminati di centinaia di cormorani e di nidi, dove i piccoli reclamano il cibo. Altri sono, invece, intenti a costruirselo, sfrecciando senza sosta con ramoscelli e fascine nel becco. Tra gli alberi nuotano anche molti pellicani. Nel fitto, si distinguono anche aironi, spatole, nitticore, ciuffetti. E’ una visione quasi primordiale nella quale ci perdiamo per quasi due ore fino a quando non decidiamo di fare una sosta a Mandraki Port qualche miglio oltre per uno spuntino. Non è la prima volta che vedo posti come questo. Penso al Crystal river in Florida con i suoi lamantini, alligatori e aquile, ma la bellezza di questa foresta bagnata mi ha tolto il fiato e non credo che si potesse desiderare di meglio per salutare il Kerkini. Oggi è il nostro ultimo giro sul lago, ma sono felice e soddisfatto di quello che sono riuscito a riprendere e vedere. 

Sono ormai le tre e Nikos vuole trascorrere quest’ultimo pomeriggio insieme a noi. Ha alcune cose da farci vedere. C’è un monastero molto bello, che abbiamo notato dalla barca, sulle colline vicino Mandraki e lui conosce la badessa. Sulla strada visitiamo una deliziosa chiesetta di campagna, immersa letteralmente in un prato di ciclamini. Poco distante, una fattoria di cavalli. Appartiene ad amici che Nikos vuole farci conoscere. Ci accolgono calorosamente, invitandoci a bere un liquore di rose (squisito) fatto da loro e ci legano a mo’ di braccialetto il caratteristico filo bianco e rosso di benvenuto; è anche usanza metterlo a marzo e romperlo dopo l’equinozio di primavera. Arriviamo al monastero e come ci aspettavamo, visto che è salutato con grande affetto ovunque andiamo, Nikos viene accolto con grande entusiasmo; la badessa ci invita a prendere un delizioso caffè greco con dolci fatti da loro. Prima di andare via, compriamo delle icone fatte dalle monache. Arrivati al villaggio, passiamo dal campo giochi dove ci sono Melina e Jorgo, moglie e figlio di Nikos: abbiamo invitato tutta la famiglia a cena. La serata è piacevolissima, specie per la vivacità del piccolo Jorgo che, per nulla intimidito, si diverte con noi come fossimo suoi vecchi amichetti. Tornati a Hrisohofara, Nikos ci porta ad una vecchia casa un po’ isolata dove dice che è sicuro di poterci fare vedere le civette. Come avessero un contratto con lui, ecco ben due civette sul tetto in attesa di prede. Anche questo giorno è trascorso veloce ed è già finito in un angolo speciale della memoria.

17 marzo: Preparati i nostri bagagli, andiamo a restituire l’auto presa a nolo. Siamo invitati per le tredici a casa da Nikos e Melina. Ci hanno preparato un pranzo tradizionale Greco: zuppa di legumi, pane con erbe ed olio d’oliva, olive, insalata greca e una bizzarra crema di colore rosa chiamata Taramà. Nel pomeriggio ci accompagnano a Salonicco. E’ il momento dei saluti e di un grande abbraccio. Abbiamo il volo delle 18.50. Arriveremo a Napoli in tarda serata. 

VIDEO

 

CONDIVIDI SU