Non tutti i luoghi storici abbandonati sono destinati a marcire e finire ingloriosamente i propri giorni. Non tutti i sogni rimangono nel cassetto ma talvolta si materializzano.
Napoli, decumano superiore dell’Anticaglia, una lunga e scura strada che ancora non è stata contaminata dal turismo di massa come gli altri due decumani del centro storico (via Tribunali e la cd. Spaccanapoli). Qui sopravvivono ancora botteghe artigiane antichissime. In una di queste, una tipografia al n°10 (che a Napoli è un numero magico), un giovane artigiano di nome Carmine Cervone lavora tra macchinari ormai desueti e di cui si è anche persa l’arte. Passione per il suo mestiere e ostinato desiderio di mantenere vive le tradizioni. Chi a Napoli non conosce a memoria il dialogo tra Totò, inquieto Portiere di uno stabile e apprendista falsario, e Giuseppe Lo Turco, squattrinato tipografo possessore della famosa PEDALINA, cento copie al minuto … un fenomeno, comprata a suon di sanguinose rate dalla Bordini e Stocchetti di Torino? La piccola bottega artigiana di Cervone, che potrebbe benissimo essere quella di Lo Turco, è anche un minuscolo museo della tipografia che si offre agli sguardi ammirati dei passanti.
La strada di questo artigiano si incrocia con quella di una vicinissima antica chiesetta, Santa Maria della Vittoria e Santissima Trinità all'Anticaglia. Si tratta di una piccola malandatissima chiesa sull’Anticaglia, tra Via San Paolo e Via Pisanelli, molto vicina al monastero cd “delle trentatré”, una zona carica di storia e di leggende. La fondazione di questa è pressoché sconosciuta, ma risale probabilmente all'epoca della controriforma, dunque alla metà del XVI secolo. La chiesa appartenne all'arciconfraternita dei “Casaduogli”, che in italiano sarebbero i salumieri o meglio chi vendeva olio e formaggio (Lat. caseum et oleum). Pare che la diffusione del termine sia dovuta ai cartelli apposti alle salumerie dopo la Seconda guerra mondiale, con l’arrivo degli americani, “cheese and oil”. L'esterno è caratterizzato dalla stretta e semplice facciata nella quale è incastonato il portale in piperno con timpano spezzato, al centro del quale si apre il finestrone, ancora in piperno, sormontato con cornice arcuata e modanata di dimensioni ridotte. L'interno presenta una navata unica rettangolare di piccole dimensioni con altare. Al di sotto la cripta funeraria come in tutte le chiese napoletane prima dell’800. Questa chiesa, nascosta dal parcheggio selvaggio di auto e motorini, oltraggiata da scritte spray e ancor più dal tempo che passa inesorabile, se ne è stata malinconicamente in disparte in questo angolo della città per settanta e più anni. Uno spettro livido rimasto, nonostante tutto, in piedi dopo secoli di invasioni, incendi, saccheggi, terremoti, guerre, abusi edilizi, oblio della sua gente e dello Stato … ostinata come il giovane tipografo suo vicino.
La curia ha, infine, messo la chiesetta a disposizione di Carmine Cervone per il suo progetto: un museo della nobile arte della stampa a caratteri mobili o tipografia ed il recupero della chiesa di Santa Maria della Vittoria e Santissima Trinità all'Anticaglia. Due sogni che si realizzano. Il resto della storia fatevelo raccontare da Carmine alla sua bottega o al museo, entrambi luoghi assolutamente da visitare.