Questa storia è come una favola e, come tutte le favole, inizia con:
C’era una volta, tanto tempo fa, una bottega al numero 81 di Via San Biagio dei Librai. Questa bottega, piena di ogni genere di cose, fu fondata da Luigi Grassi, un omino dall’aspetto gentile con baffo arricciato all’insù ed un ciuffo di capelli che gli valse il soprannome di “bananina”. Grassi era lo scenografo dei teatri di corte e dei teatrini di pupi a Napoli. Aveva dimestichezza quindi con le bambole ed il loro mondo. Mise la sua esperienza al servizio di questo mondo fantastico dotando la bottega di un laboratorio per riparare le attrezzature di scena e di spettacolo. Così facendo finì per cominciare ad “aggiustare” anche giocattoli, oggetti sacri, burattini, bambole, maschere e tutto ciò che la gente portava al suo laboratorio. La bottega divenne una enorme groviglio degli oggetti più disparati che Grassi comprava, anche per poter disporre del materiale per i restauri. In un’epoca in cui non c’erano molti giocattoli e quelli che c’erano non si buttavano, venivano riparati quando rotti, perché passavano da fratello a fratello, da generazione a generazione, erano tante le persone che portavano al laboratorio oggetti, soprattutto bambole. Luigi come ogni bravo artigiano lavorava con un camice, un camice bianco che lo faceva assomigliare ad un medico più che ad un restauratore. Si racconta che un giorno una donna colpita dall’aspetto professionale e compito di Luigi Grassi e da tutti quei pezzi di bambole sparsi nel laboratorio ebbe ad esclamare:”Me pare proprio o’ spitale, o’spitale de bambole” (“Mi sembra proprio un ospedale per le bambole”). Al Grassi la definizione piacque molto, tanto che scrisse su una tavoletta a fondo bianco in rosso con tanto di croce OSPEDALE DELLE BAMBOLE. Quella tavoletta, ancora oggi che l’ospedale ha cambiato sede, è esposta fuori a ricordarci quante storie sono passate da questo posto.
Poi la bottega passò al figlio di Luigi, Michele e venne la guerra. Con tanta miseria e tanto dolore, spesso Michele con l’aiuto di sua moglie Giovanna riparava le bambole per niente. Forse l’Ospedale delle bambole fu tra i pochi motivi di gioia e di speranza per Napoli in quel difficile periodo. Dopo Michele la bottega fu portata avanti dal figlio Luigi in un periodo in cui il centro storico di Napoli era lontano dall’essere quello che è oggi. Era un luogo cupo, malfrequentato e reso difficile dal periodo socio-politico prima e dal terribile sisma dell’80 poi. Fortunatamente la bottega ha resistito, è sopravvissuta come una zattera nella tempesta, e dopo quasi un secolo è mezzo e giunta fino a noi, con la pronipote del fondatore Tiziana Grassi, nella nuova (dal 2017) prestigiosa sede nel monumentale Palazzo Marigliano in via San Biagio ai Librai 39, appena 100 metri dalla vecchia sede.
Per Palazzo Marigliano non basterebbe una giornata intera, così ci limiteremo a scrivere della nuova sede che reca la cara vecchia insegna OSPEDALE DELLE BAMBOLE.
Con la nuova sede l’Ospedale delle bambole ha fatto un salto di qualità. Adesso non è più solo un patrimonio culturale della città ed una vera meraviglia per gli appassionati di giocattoli vintage ed antichi (richieste di restauro da tutto il mondo), ma è pensato soprattutto come un luogo di gioco ed apprendimento per i bambini. Con il Kit “Bambolina”, i bambini possono giocare a fare i dottori curando le loro bambole. E la sconfinata fantasia dei bambini è di molto facilitata dall’essere il luogo organizzato come un vero e proprio ospedale, con reparti, corsie, sala operatoria, pronto soccorso, accettazione, ambulatorio veterinario per peluches etc.
In parole povere, che siate adulti o bambini, questo è il posto per voi, nel ricordo di un grande uomo dall’aspetto gentile, col camice bianco e con i baffi all’insù.