-                               EX  MANICOMIO  DI COLLEMAGGIO                                    -

TIPOLOGIA: ex ospedale psichiatrico

STATO DEI LUOGHI: discreto/fatiscente

MOTIVO ABBANDONO: dismissione a seguito legge "Basaglia"

INTERESSE: fotografico/storico/impatto emotivo

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L’ospedale provinciale neuro-psichiatrico di Collemaggio nacque all’inizio del novecento su progetto dell’Arch. Rimini, su uno schema a padiglioni isolati tra loro. Un primo progetto del 1897, che prevedeva uno schema leggermente diverso, non fu mai approvato. I lavori iniziarono nel 1902 e furono completati nel 1915, anno in cui il manicomio cominciò la sua attività a pieno regìme. La pianta dell’ospedale mostra subito la concezione dominante di “cittadella” con padiglioni simmetrici separati, con rigida separazione per uomini e donne. Ogni padiglione accoglie i pazienti divisi per patologia, con la nomenclatura tipica dell’epoca: agitati, semi-agitati, tranquilli, luridi, isolati etc.

Era quello un momento storico particolare nel quale tutte le province del neo Regno d’Italia cercavano di dotarsi di un proprio manicomio, secondo quello che alla fine dell’ottocento era lo schema dominante della “cittadella dei matti”, una struttura che doveva non solo contenere i malati di mente ma offrire anche occasioni di svago, di socializzazione volte al recupero del malato. Quindi, strutture da grandi a molto grandi, dotate di ampi spazi verdi, laboratori, teatri, colonie agricole, mense, obitori e chiuse al mondo esterno con muri e cancellate. Insomma, delle città nelle città completamente autosufficienti. Il più antico (1813) e forse più grande manicomio d’Italia, quello di Aversa, inizialmente ospitava i malati di mente di tutto il Regno delle due Sicilie, compresi quelli abruzzesi. E’ nota la polemica tra le province ed il direttore del manicomio di Aversa, Gaspare Virgilio, per il sovraffollamento del nosocomio aversano che si protraeva ormai da anni. E così nacquero un po’ ovunque le cd città dei matti sullo schema che già il direttore Miraglia aveva introdotto ad Aversa nel 1860. E’ noto, peraltro, che in quegli anni i manicomi costituivano un contenitore di tutti gli emarginati e diversi, la cui condizione più che dettata da patologie di natura psichiatrica era legata semplicemente ad un disagio economico sociale. Di qui, il particolare ricorso a quelle strutture ed il sovraffollamento.

L’ospedale provinciale neuro-psichiatrico non è molto grande rispetto ad altri che abbiamo visitato ed ha mantenuto abbastanza intatte le sue strutture, soprattutto i bei viali alberati. Lo schema è effettivamente molto razionale, con i padiglioni sistemati su tracciati perpendicolari e orizzontali, uno schema a reticolato che doveva rispondere anche ad una necessaria efficienza globale dell’ospedale. C’è una luce strana, irreale, nei padiglioni e nei grandi saloni un tempo affollati di infermieri medici e pazienti. Come se fosse schermata o filtrata da qualcosa di impalpabile, invisibile agli occhi… come un pietoso velo che restituisce una luce più morbida e dai colori meno vividi. Esplorarlo regala sensazioni particolari. L’archivio è sorprendentemente in buono stato ed ancora con tantissimo materiale dall’elevata importanza storica. Peraltro, come si dice oggi è tutto materiale “sensibile” che andrebbe meglio preservato e protetto.

In definitiva, queste città dei matti sono una parte assai importante, sia pur dolorosa e ambigua, di un epoca ormai tramontata, ma i cui strascichi sono ancora visibili e presenti. Questo, come altri manicomi, ha un elevato pregio storico, architettonico e naturalistico e andrebbe “musealizzato” per preservarne la storia.

 

L'esplorazione è stata fatta nel rispetto dei luoghi e degli eventuali cartelli di divieto presenti. Nessuna intrusione in luoghi protetti da chiusure, barriere, cancelli o in presenza di divieti è stata fatta. Nulla è stato toccato e/o prelevato. 

 

IL PRESENTE ARTICOLO NON COSTITUISCE IN NESSUN MODO UN INVITO O UN INCORAGGIAMENTO ALL'ESPLORAZIONE. I LUOGHI SONO FATISCENTI E PERICOLOSI. CHI LO FACESSE, SE NE ASSUME OGNI CONSAPEVOLE RISCHIO. AD OGNI BUON CONTO RICORDATE SEMPRE LA REGOLA "LEAVE ONLY FOOTPRINTS AND TAKE ONLY PHOTOS", LASCIATE SOLO IMPRONTE E NON PRENDETE NULLA SE NON IMMAGINI.


 

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