L'ARCHIVIO STORICO DEL BANCO DI NAPOLI

L’Archivio Storico del Banco di Napoli rappresenta la più imponente raccolta archivistica di documentazione bancaria esistente al mondo.

In 330 stanze sono raccolti e catalogati documenti bancari che vanno dalla metà del 1500 ad oggi. Esso si trova nella sede della Fondazione Banco di Napoli, in via dei Tribunali, nel cinquecentesco palazzo Ricca e nell’attiguo palazzo Cuomo. Non è importante solo per lo studio dell’evoluzione degli istituti di credito e della contrattualistica bancaria ma è una miniera di informazioni sulla economia, sulla società delle regioni meridionali, con la presenza di decine di migliaia di preziosissimi documenti.

La genesi del Banco di Napoli è, ovviamente vista la premessa, molto complessa.

Il Banco di Napoli trae origine dai banchi pubblici sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo. Questi banchi o Pii Monti avevano lo scopo benefico di concedere credito alle persone indigenti ed eccezionalmente operavano per la cd. redentio captivos ovvero il riscatto dei cristiani prigionieri dei turchi. La prima opera pia che svolse attività bancaria fu il Monte di Pietà aperto, nel 1539, con lo scopo filantropico del prestito su pegno senza interessi. Nel 1601 si trasferì nell’edificio omonimo a San Biagio dei Librai. Nel 1563 in Castel Capuano fu aperto il Monte dei Poveri, con lo scopo di prestare denaro ai carcerati per debiti, che, nel 1609, prese il nome di Banco dei Poveri; nel 1617 si trasferì nella vicina via Tribunali, al Palazzo Ricca, oggi sede dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. I governatori della Casa Santa dell’Annunziata, resisi conto che il mantenimento delle numerose opere pie (orfanotrofio, ospedale, educandato) richiedeva mezzi notevoli e sperando di trarre buoni utili dall’esercizio dell’attività bancaria, istituirono, nel 1587, il Banco Ave Gratia Plena o Banco della Santissima Annunziata. Nel 1589 l’ospedale degli Incurabili, situato sulla collina di Sant’Aniello a Caponapoli, aprì il Banco di Santa Maria del Popolo che traslocò, nel 1600, in piazza San Lorenzo. Nel 1590, per reperire i mezzi necessari al mantenimento di un conservatorio destinato alle figlie delle prostitute, i suoi governatori dettero vita in via Toledo al Banco dello Spirito Santo. L’istituto di Sant’Eligio, costituito da un ospedale, una chiesa e un educandato femminile, dette il via nel 1592 al Banco di Sant’Eligio, nella zona del Mercato. Nel 1597 fu aperto il Banco di San Giacomo e Vittoria in via Toledo che prese il nome dalla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli eretta nel 1640, e dall’annesso ospedale fondato nel 1572 da Giovanni d’Austria, a ricordo della vittoria di Lepanto. L’ultimo dei banchi pubblici a nascere, senza scopi filantropici, fu il Banco del Santissimo Salvatore che venne alla luce nel 1640 ad opera degli appaltatori dell’imposta sulla farina, ed ebbe la sua sede definitiva in piazza San Domenico Maggiore. Gli otto banchi pubblici napoletani furono colpiti da alcuni periodi di crisi come quella del 1702 che portò al fallimento del Banco Ave Gratia Plena. 

Nel 1794 Ferdinando IV di Borbone riunì tutti i pubblici istituti di credito nel Banco Nazionale di Napoli. Giuseppe Bonaparte nel 1806 fece confluire i banchi della Pietà, dei Poveri, di Sant’Eligio e dello Spirito Santo nel Banco dei Privati; soppresse i banchi del Popolo e del Salvatore e affidò al Banco di San Giacomo, col nome di Banco di Corte, il compito del servizio di tesoreria dello stato. Il Banco dei Privati fu chiuso nel 1808 e le operazioni con i privati vennero assunte dal Banco di Corte. Il Murat nel 1808 istituì un Banco delle Due Sicilie, sotto forma di società per azioni. Nel 1809 il nuovo Banco fu fuso con il Banco di Corte e ne risultò il Banco delle Due Sicilie, con due rami: la Cassa di Corte e la Cassa dei Privati. Con l’unità d’Italia il Banco delle Due Sicilie divenne Banco di Napoli che nel 1866 fu riconosciuto come istituto di emissione. Nel 1926 il Banco perderà questo diritto e sarà dichiarato istituto di credito di diritto pubblico. Il 1° luglio 1991 il Banco di Napoli – Istituto di Credito di Diritto Pubblico – fu la prima banca pubblica a trasformarsi in società per azioni ed assunse la denominazione di “Banco di Napoli S.p.A.” L’Istituto di Credito di Diritto Pubblico conferì alla nuova società le attività e le passività costituenti il proprio patrimonio, con l’esclusione di alcuni cespiti che rimasero di proprietà dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione (oggi Fondazione Banco di Napoli), tra cui l’ingente documentazione storica.


L’archivio è visitabile liberamente con pagamento di biglietto di ingresso oppure con visita teatralizzata fatta da attori molto bravi che interpretano personaggi della tradizione e della storia napoletana. Costa qualcosina in più ma ne vale la pena. Terminata la visita teatralizzata, potrete comunque rimanere e continuare a visitare le stanze per conto vostro. Va detto che l’intero archivio è stato reso interattivo con tecnologie multimediali ed è quindi un museo anche molto tecnologico, all’avanguardia e molto godibile. All’ingresso, un presepe napoletano che rappresenta la nascita degli otto banchi originari. Innovazione senza mai dimenticare la tradizione. Circa ottanta chilometri di scaffalature contengono diciassette milioni di nomi, centinaia di migliaia di pagamenti e dettagliate causali che ricostruiscono un affresco vivo di Napoli e di tutto il Mezzogiorno, dal 1573 sino ai giorni nostri. Un tesoro di memorie lungo 450 anni. Nel 2016 nasce la Fondazione il Cartastorie, ente strumentale della Fondazione Banco di Napoli che persegue le finalità di cura, conservazione, gestione, manutenzione, promozione e valorizzazione dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. Il Cartastorie, utilizzando ogni canale di divulgazione disponibile, dalla multimedialità alla scrittura creativa, restituisce alla città e al mondo intero le voci, le narrazioni e le vicende immortalate sulle innumerevoli pagine dei tomi dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. Attraverso il museo ed i suoi documenti, ad esempio, è possibile ricostruire la storia delle “Sette Opere di Misericordia”, la famosa tela commissionata a Caravaggio che si può ammirare ancora oggi nella sede del Pio Monte della Misericordia.

E ancora, vicende di riscatto dei cristiani prigionieri dei Turchi. Napoli è il cuore di questo mercato di carne e di anime, i documenti dell’archivio storico disegnano, con sconcertante precisione, i lineamenti e le caratteristiche di coloro che divenivano la merce di tale commercio. Restituiscono alla storia i loro sguardi, spesso i loro nomi:

“ducati 125 a Andrea Guerriero per lo prezzo de uno schiavo turco nomato Mustafa di anni 20 incirca con poca barba signato in faccia del nome e cognome del detto Andrea.”;

“ducati 59,80 a compimento di ducati 60 prezzo d’uno schiavo bianco nomine Musa turco segnato in faccia con due lettere D et al braccio manco con una ferita sanata, de giusta statura d’anni 26 in circa. 17 dicembre 1620;

“ducati 100 a compimento di ducati 150 per l’intero prezzo d’una schiava chiamata Attice con uno schiavottello alla zizza chiamato Amet. 24 settembre 1661”. 

C’è traccia persino di uno dei più famosi amori clandestini napoletani, quello tra Fabrizio Carafa e Maria D’Avalos, assassinati dal marito di lei, il Principe Carlo Gesualdo, celebre compositore e madrigalista cinquecentesco. L’intera vicenda ci viene testimoniata dalla servitù, coinvolta nell’intrigo amoroso. Alcune delle serve vicine a Maria D’Avalos vennero allontanate dal marito mesi prima del delitto come da documenti che attestano i pagamenti: Banco dell’Annunziata partita di 11 ducati e 80 grana del 4 aprile 1588. Al signor Carlo Gesualdo ducati 11 e 80. Et per lui a Dorotea de Lione dissero per final pagamento di mesi 4 e giorni 22 che ha servito la signora Maria D’Avalos sua moglie.

Questo e molto altro ancora è nascosto negli immensi scaffali del grande archivio, pronto a svelarsi allo studioso o al semplice curioso. Insomma, se volete toccare con mano la storia di Napoli andate a visitare l’archivio in Via Tribunali n° 214.

@10.5.2025 

 

Fonti storiche: archivio del banco di Napoli e da Banco di Napoli/Intesa San Paolo