ISOLE DEL REGNO DI TONGA


.                                        Vava'u, l'isola della balena che canta


IL VIAGGIO IN PILLOLE  23 luglio - 13 agosto 2017

 

 

ROMA – BANGKOK (THAI AIRLINES)

PARTENZA 13.55 DEL 23 LUGLIO   

ARRIVO       5.45   DEL  24 LUGLIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 BANGKOK – AUCKLAND (THAI AIRLINES)

PARTENZA 18.45 DEL 24 LUGLIO

ARRIVO      10.45 DEL 25 LUGLIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AUCKLAND – TONGATAPU (VIRGIN AIRLINES)

PARTENZA 16.30   DEL 25 LUGLIO

ARRIVO       20.20   DEL 25 LUGLIO /notte in casa privata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TONGATAPU – VAVA’U  (REAL TONGA AIRLINES)

PARTENZA 9.00 DEL 26 LUGLIO

ARRIVO 10.00     DEL 26 LUGLIO  (DESTINAZIONE FINALE

 

 

                                 

 

 


Il Ritorno

VAVA’U – TONGATAPU

PARTENZA 4.30 DEL 10 AGOSTO

ARRIVO 5.30       DEL 10 AGOSTO

TONGATAPU – AUCKLAND

PARTENZA 9.10 DEL 10 AGOSTO

ARRIVO 11.20    DEL 10 AGOSTO / 2 giorni Auckland

AUCKLAND – BANGKOK

PARTENZA 13.10 DEL 12 AGOSTO

ARRIVO 20.25    DEL 12 AGOSTO

BANGKOK – ROMA

PARTENZA 0.20 DEL 13 AGOSTO 

ARRIVO 6.50 DEL 13 AGOSTO 

 

                                     INFO SUL VIAGGIO

 

Voli: Thai Airlines – Virgin Australia – Real Tonga Airlines

 

Itinerario: A) Roma – Bangkok / Bangkok – Auckland / Auckland – Tongatapu / Tongatapu – Vava’u

Tragitto: R) Vava’u – Tongatapu / Tongatapu – Auckland / Auckland – Bangkok / Bangkok – Roma

 

LOGISTICA

AUCKLAND:

Waldorf St. Martins Apartments (10.8 -12.8)

REGNO DELLE ISOLE TONGA:

Tongatapu: privato (25.7)

Vava’u: Mystic Sands, Utungake (26.7-4.8) / Beach House, Fofoa Island (5.8-10-8)

 

Fuso orario: +12h rispetto all’Italia. A Tonga non si applica l’ora legale.

 

Telefonia: Prefisso telefonico dall’Italia: 00676 Prefisso per l’Italia: 0039/ La rete cellulare è attiva. Operano 2 compagnie di telefonia mobile: Tonfon e Tonga Communications Corporation.

 

Moneta: Pa’anga (TOP)

1 € = 2,50 TOP

 (ATTENZIONE: tasso in corso al luglio 2017 – da verificare variazioni)

 

CORRISPONDENTI CONSOLARI TONGA
Mrs Daniela Alfonsina - Viola Orbassano
Waterfront Restaurant and Hotel
Vaini Tongatapu, PO Box 1001
Nuku'alofa, Kingdom of Tonga
Tel. hm +676 37249 
Tel. wk +676 25260
Mob.    +676 7852000
Email: dorbassano@gmail.com - dani@kalianet.to       

(L'Ambasciata d'Italia in Nuova Zelanda è competente anche per Tonga)
AMBASCIATA D'ITALIA a Wellington:
34-38, Grant Road, Thorndon
WELLINGTON 6011 (New Zealand)
TEL: 0064-4-4735 339
FAX: 0064-4-4727255

Cell. Emergenza: 0064-27/4448259
E-MAIL: wellington.embassy@esteri.it   

 

Lingua: a Tonga si parla il Tongano, un dialetto polinesiano usato anche in altri arcipelaghi come le Samoa, le Fiji, le Vanuatu. Tuttavia, l’inglese è pressoché parlato da tutti, specialmente le nuove generazioni che studiano in inglese.

 

 Religione: cristiana a maggioranza protestante. In ogni villaggio troverete più di una chiesa in stile tradizionale polinesiano di differenti confessioni.

 

Cibo: La cucina tongana è molto semplice e utilizza ogni possibile risorsa locale. In particolare, si fa grande uso della frutta e della verdura. Il cocco è ovunque, sia la polpa che la crema di cocco usata come salsa di base nella maggior parte delle preparazioni della cucina tongana. I piatti di solito vengono presentati dentro la POLA, un lungo vassoio fatto con foglie di palma da cocco intrecciate. Gran parte del cibo viene cotto negli UMU, forni sotto la terra. Viene scavata una buca nel terreno e viene acceso il fuoco sul fondo; quindi vengono messe delle grosse pietre rotonde sopra il fuoco e man mano che il fuoco brucia le pietre si spostano verso il fondo. Viene messo il cibo da cuocere avvolto in foglie di banana, il tutto viene coperto da sacchi e sopra ancora uno strato di terra. In questo modo viene trattenuto tutto il calore, il cibo cuoce molto bene senza però perdere i suoi aromi. La carne è costituita per lo più dal maiale selvatico che abbonda sulle isole mentre il pesce è quello delle barriere tropicali e dell’oceano: molluschi, polpi, crostacei, bonitos, cernie, tonni, wahoo etc.  Diverse radici vegetali quali ufi, yam, kumala (una varietà di patata dolce), frutti dell'albero del pane e taro accompagnano i piatti, cotte nell'"umu" o in alternativa bollite. 

Dicevamo che la crema di cocco, estratta dalla polpa grattata dalle noci di cocco mature, accompagna quasi tutti i piatti e viene mischiata con carne, pesce, verdura o frutta. Per esempio, il "lu pulu" é il piatto della domenica fatto con foglie di taro giovani che avvolgono polpette fatte con carne, crema di cocco e cipolle e messo nell' umu a cuocere. Anche il polpo (feke), il pollo (moa) e i pesci (ika) possono essere preparati in questo modo. Ci sono parecchi modi per servire il pesce ma una delle migliori specialità è l’”ota ika", che significa pesce marinato. Pezzi di pesce sono immersi nella crema di cocco con limone, cipolle, erbe in salamoia e radici commestibili. Anche le tridacne (vasuva) sono particolarmente gustose preparate in questo modo e servite nelle loro stesse conchiglie. Crostacei, granchi, cozze, vongole, ostriche ed altre conchiglie sono preparate in diversi modi. I maialini da latte sono normalmente arrostiti su uno spiedo, messo sopra un fuoco all'aperto, che viene ruotato continuamente per far cuocere uniformemente. Talvolta sono farciti con erbe aromatiche. I maiali adulti, invece, vengono cotti nell'umu, a pezzi o tutti interi. Le banane, l’anguria ed il mango in crema di cocco sono servite come dessert. Il succo del cocco fresco, nutriente e dissetante, è una delle bevande più consumate anche per l’abbondanza di questo frutto.

Nell'immaginario di ogni viaggiatore, le isole del pacifico meridionale occupano un posto particolare. I cd. “Mari del Sud” da sempre evocano viaggi avventurosi e luoghi di sogno. E’ stata l’ultima parte del mondo ad essere stata esplorata dai navigatori occidentali. In un mondo ormai piatto e globalizzato, dove non c’è quasi più niente da scoprire e le fantasie sono dirette verso spazio esterno, le isole del pacifico meridionale suscitano ancora grande fascino ed attrattiva su chi è in cerca di avventura. Sono l’esotico nel senso più puro del termine. Nello sconfinato oceano, lontani da tutti i maggiori continenti, con solo l’Australia come riferimento solido, questi minuscoli arcipelaghi esistono quasi indisturbati in una natura selvaggia ed incontaminata. Siamo soliti distinguere l'Oceania in POLINESIA, MELANESIA e MICRONESIA, ma parliamo in tutti casi dei confini del mondo cd. civilizzato, dei luoghi tra i più remoti e difficilmente raggiungili della terra. 

Nello sconfinato numero di isole e reef a mala pena affioranti c’è un luogo che ha mantenuto intatta ed integra la sua origine e la sua cultura: l’Arcipelago del Regno di Tonga.

I primi navigatori ad incrociare queste acque furono gli olandesi Willem Schoutem e Abel Tasman nella prima metà del XVII sec. Fu James Cook nella seconda metà del XVIII sec. che in qualche modo fece ricadere il Regno di Tonga sotto l’influenza Britannica. Visto il carattere estremamente gioioso e amichevole della popolazione locale, battezzò l’arcipelago con il nome “friendly” ed ancora oggi Tonga viene anche chiamato con il nome di “Isole dell’amicizia”. Con i britannici arrivarono anche i missionari protestanti che convertirono la popolazione al cristianesimo. Nel 1845 Taufa'ahau Tupou prese il potere e unificò tutte le isole sotto un unico Regno, costruendo la sua residenza a Nuku Alofa nell’isola di Tongatapu. Dal 1970 il Regno di Tonga è completamente indipendente dal Regno Unito. 

L’arcipelago di Tonga è costituito da 176 isole (la maggioranza disabitate) e si estende su una vasta superficie di ben 700.000 km quadrati da sud verso nord, anche con differenze climatiche tra di loro. Tre gruppi principali: Tongatapu, Ha’apai e Vava’u.

Circa 100.000 turisti visitano le Tonga ogni anno, attratti dal mare limpido e dalle spiagge di sabbia finissima e bianca. Le isole sono naturalmente approdo obbligato di tutti i grandi velisti e navigatori che attraversano il sud pacifico.

Alle Tonga il turismo di massa non esiste, come non esistono locali notturni, lusso, grandi alberghi, negozi. Chi va a cercare la vita notturna e il divertimento può dirottare verso le vicine Isole Fiji o la Polinesia Francese. In compenso la gente è semplice, allegra e cordiale con gli stranieri. Tutti i villaggi sono animati da tantissimi bambini che corrono spensierati e maiali selvatici, presenti in gran quantità nelle isole.

Lo sport nazionale è il rugby ampiamente praticato anche nelle scuole; l’amore e la sua diffusione di questo sport sono legati anche alla notevole stazza e forza fisica dei tongani.

 La natura è strepitosa, sopra e sott'acqua. Non ci sono serpenti, abbondano i ragni alcuni di dimensioni ragguardevoli come il Tongan Giant Spider. Le Tonga sono il regno dei pipistrelli giganti, detti anche volpi volanti. Una particolare attrattiva la esercitano le balene che qui in grande numero vengono dall'Antartide a partorire i cuccioli nell’inverno australe (nostra estate) richiamando subacquei da tutto il mondo per interazioni mozzafiato, possibili solo qui

BANGKOK

VAVA'U

L'UMU, IL FORNO TRADIZIONALE

MERCATO DI NEIAFU


IL VIAGGIO

Ed è proprio per assecondare questo antico desiderio di nuotare con le megattere che in una uggiosa giornata di novembre ci siamo trovati con amici: Stefano, Silvana e Alice. E’ bastato un solo sguardo per decidere di andare. Per molti luoghi, il mese di Agosto non è il periodo migliore di visita. Nel caso di Tonga, il mese classico delle vacanze degli italiani, agosto, è anche il momento più favorevole per avvicinare le megattere, intente a corteggiarsi in sarabande e salti spettacolari, o ad accudire i piccoli nati da poco e bisognosi di molte amorevoli cure.

Abbiamo iniziato a studiare ed il gruppo di isole migliore è risultato essere Vava’u, l’arcipelago più a nord delle Tonga e quindi più vicino all’equatore. Confrontando offerte varie e periodi disponibili, ci siamo orientati su un luogo chiamato MYSTIC SANDS. Dispone di diverse sistemazioni, e  noi abbiamo scelto una grande casa su palafitta. Il proprietario, un simpatico norvegese di nome Jan che vive lì da molto tempo, ce la può garantire solo per 10 gg., dal 26 luglio al 5 agosto. Questo ci costringe ad anticipare un po’ la partenza e cercare una diversa sistemazione per i restanti 5 gg. che abbiamo deciso di dedicare al soggiorno a Tonga. Raramente ci concediamo periodi così lunghi, ma nel caso di Tonga serve ad ammortizzare i costi elevati del trasferimento e la stanchezza del lunghissimo viaggio per arrivare lì. Tonga è tra i posti in assoluto più remoti per un italiano, in termini di distanza geografica più che di difficoltà oggettiva a trovare mezzi per arrivarvi. Le Tonga si trovano sulla “linea di cambiamento data” con + 12 ore di fuso orario (11 quando da noi c’è l’ora legale). Sono necessari 4 voli con 3 diverse compagnie, un interminabile viaggio di quasi 25 ore (solo di volo, soste escluse) e 20.000 km con le rotte aeree classiche (17.627 km in linea d'aria). Di conseguenza, il viaggio è pieno di insidie per eventuali ritardi, annullamenti e tutto ciò che si può improvvisamente verificare negli aeroporti al giorno d’oggi. Il vero problema è costituito dai voli locali. La tratta principale si compie con una sola grande compagnia, di solito orientale (Cathay, Thai, Singapore, Korean etc.) con scalo intermedio (Hong Kong, Bangkok, Singapore, Seul etc.) con arrivo a Sidney (per chi sceglie la via australiana) o Auckland (per chi sceglie la via neozelandese). I voli per arrivare a Tonga sono già molto meno numerosi e con aerei in proporzione più piccoli. Il volo interno tongano è ancora più problematico, poiché c’è solo una compagnia a disposizione, la REAL TONGA, e gli aerei sono piccolissimi (turboelica). Questo crea un problema per il peso massimo consentito al bagaglio (15 kg appena) e soprattutto di reperibilità (conviene acquistarli con largo anticipo). "Incastrare" tutti questi voli senza correre il rischio che tutto salti è la vera sfida. Ed in questo il nostro amico Stefano è stato un vero mago. Una volta tanto abbiamo delegato a qualcun altro i compiti organizzativi.

Per quanto riguarda la seconda sistemazione, quella dal 5 al 10 agosto, ci siamo concessi un grande regalo: la Beach House, sull’isolotto di Fofo’a. Ne parleremo molto dettagliatamente più avanti.

Non rimane che trovare un posto per la notte del 25 luglio a Tongatapu, per ripartire all’alba del giorno dopo per Vava’u ed una sistemazione per il ritorno ad Auckland dal 10 al 12 agosto. E saranno rispettivamente la casa lodge di una famiglia locale che abita a pochi chilometri dall’aeroporto di Tongatapu ed un residence della catena Waldorf Astoria ad Auckland dal costo decisamente più conveniente di un albergo.

Questo viaggio è stato a lungo desiderato, pianificato ed organizzato con molto anticipo. Ma il giorno tanto sognato è alla fine arrivato, carico di tutte le aspettative, le ansie e i dubbi di cui è pieno un lungo viaggio in una remota zona del pianeta.

IL LUNGO TRASFERIMENTO

  

23 luglio 2017, ci troviamo tutti e cinque in una afosa giornata all'aeroporto di Fiumicino. Ci aspetta un primo volo di circa 11 ore per Bangkok dove arriveremo all'alba del 24 luglio. L’aeromobile è un fantastico A 380 nuovissimo ed il volo, per quanto possibile in classe economica, è confortevole.

 24 luglio 2017, arriviamo a Bangkok verso le 6.00 del mattino ora locale. Fa già molto caldo e l’umidità è soffocante. L’aeroporto è un po’ caotico e dopo aver perso moltissimo tempo con le schede da compilare arriviamo ai nastri di consegna del bagaglio. Abbiamo inviato i bagagli direttamente alla fine della tratta in Nuova Zelanda, ma quelli di Stefano, Silvana ed Alice sono arrivati qui per un errore commesso a Roma e dobbiamo trovare un deposito. Abbiamo deciso di uscire e andare in città per impiegare le 13 ore prima del secondo volo per Auckland. Il Suvarnabhumi International Airport di Bangkok è collegato con la città attraverso una linea ferroviaria leggera (ARL city line) che intercetta anche la metro. Conviene fare tutte le sei fermate e scendere “downtown”, nei pressi del palazzo reale. Facciamo un giro, con una visita al tempio del Budda sdraiato e al palazzo reale. C’è una folla immensa ovunque e fa un caldo insopportabile. Bangkok a fine luglio è decisamente proibitiva per il clima, specie per l’umidità elevatissima. Così, decidiamo di tornare in anticipo in aeroporto. Alle 18.45 ci imbarchiamo sul volo THAI per Auckland dove arriveremo alle 10.45 del mattino ora locale, un altro lungo volo di circa 11 ore, ma ora la stanchezza comincia a farsi sentire.


BANGKOK

25 luglio 2017, arriviamo in Nuova Zelanda senza che quasi la notte sia arrivata, volando incontro al sole. Ci attende un altro giorno di attese in aeroporto, ma stavolta più breve: il volo per le Isole Tonga è alle 16.30. L’aeroporto di Auckland è fantastico e le gallerie che conducono all’interno sono tappezzate di arte maori e grandi panelli esplicativi sui paesaggi neozelandesi, il tutto accompagnato da suoni ambiente che rendono molto realistico il passaggio. Dobbiamo recuperare i bagagli poiché cambiamo compagnia di volo. Ci imbarchiamo con la Virgin Australia, dopo un nuovo check-in, per l’isola capitale delle Tonga: Tongatapu. Arriviamo alle 20.30 circa e viene a prenderci la signora del posto che ci ha affittato due stanze nella sua grande casa alcuni chilometri fuori dell’aeroporto. Rispetto a Bangkok qui il clima è mite. E’ inverno alle Tonga e Tongatapu è una delle isole più a sud (quindi più fredde nella logica geografica australe). Percorriamo sterrati costeggiati da fitta vegetazione tropicale, attraverso la quale ogni tanto si intuiscono le luci di qualche abitazione. Arriviamo finalmente ad una grande casa di legno immersa in un giardino tropicale di palme da cocco, alberi di avocado e banani. Giusto il tempo di conoscere la famiglia che ci ospita, facciamo una doccia e andiamo a dormire. Siamo a pezzi e la sveglia domani mattina è alle 6.15. 

 

 

Auckland airport

Auckland airport

Tongatapu international airport


26 luglio 2017 arrivo a destinazione. Oggi raggiungeremo la nostra agognata meta: Vava’u. Una breve colazione e uno dei figli della padrona di casa ci accompagna all’aeroporto dei voli interni di Tongatapu. Il nostro volo è alle ore 9.00. L’aeroporto è minuscolo, anzi non sembra nemmeno un aeroporto, immerso in una grande radura con alberi enormi. C’è tanta gente che non sembra essere lì per partire, ma semplicemente per fare commercio o cercare guadagno facendo da taxi agli stranieri, per lo più neo zelandesi o australiani. I biglietti sono compilati a mano e la pesatura dei bagagli avviene sopra una grossa bilancia. Riusciamo a convincerli che il nostro non è un volo domestico, ma un prolungamento del volo internazionale Virgin Australia e che, quindi, ci spettano 23 kg di bagaglio a testa e non 15 kg e i nostri bagagli passano indenni alla pesatura dietro esibizione del biglietto Virgin del giorno prima. Raggiungiamo il nostro aereo, un piccolo turboelica, attraversando l’unica pista a piedi. Il volo è breve ma spettacolare, sorvoliamo atolli tropicali dai colori incredibili su un mare blu cobalto. Arriviamo a Vava’u alle 10 circa dove all’uscita ci attende Mosi, un’enorme signora ed il suo consorte, un truce guerriero maori dal nome impronunciabile; con due auto ci portano al Mystic Sands nella penisola di Hutungake. Prima però passiamo da Neiafu, unico centro abitato degno di questo nome di tutto il gruppo di isole Vava’u, per fare la spesa. Sappiamo essere il nostro Lodge lontano una ventina di chilometri, quindi non raggiungibile a piedi. A Vava’u non esistono negozi o supermercati come noi li conosciamo. Ci sono solo piccoli spacci che vendono un po’ di tutto, gestiti da cinesi o tongani. L’offerta proviene per lo più dall’oriente o dalla Nuova Zelanda ed è davvero un’impresa scegliere cosa acquistare. Con nostra grande sorpresa troviamo diverse marche di pasta italiana di importazione, ma il problema sono i condimenti, come la salsa di pomodoro e l’olio che sono di scadente qualità. Finalmente prendiamo possesso della nostra casa. 

26 luglio – 5 agosto SOGGIORNO AL MYSTIC SANDS DI UTUNGAKE

 

LA NOSTRA CASA

Al Mystic sands abbiamo scelto, per ragioni di spazio, la soluzione indipendente, una grande casa su palafitta a pochi metri dal mare. Circondata da alte siepi, con un giardino privato,  ha un ottimo livello di privacy rispetto al resto del complesso, che conta comunque, poche piccole unità. E’ attigua al bungalow della direzione dove è possibile fare presente qualsiasi mancanza o problema. La casa è in stile coloniale, con un grande patio di legno di Tek, due enormi finestroni fronte mare che danno molta luce all’unico grande ambiente salone cucina. Ai lati della cucina, due grandi camere con bagno interno. 

IL VILLAGGIO

 Il Mystic Sands è nella penisola di Utungake a circa 20 minuti di auto dall’unico centro abitato: Neiafu. E’ un piccolo villaggio costituito da una grande casa su pali ed alcune basse casette a schiera. Il tutto immerso in una vegetazione lussureggiante.

Ha una piccolissima piscina sul mare dove ci sono una decina di Kayak a disposizione dei clienti, un pontile di legno dove prendere il sole e fare il bagno. Non ha bar, ristoranti o negozi. Si può usufruire, però, del bar ristorante di un altro piccolo villaggio a 10 minuti a piedi: il Tongan Beach bar.

Alle spalle di questi due piccoli villaggi turistici, (se così si possono chiamare) vi è la comunità del luogo. Gli occidentali sono oggetto di curiosità ed attenzione, specie da parte dei bambini. Sicuramente sarete invitati a qualche cena rituale o a qualche funzione in chiesa. I tongani sono molto ospitali ed anche inclini ai festeggiamenti (ne hanno di tutti i tipi). 

Per quanto bello sia stare a Utungake ha uno svantaggio rispetto ad una soluzione a Neiafu, di cui tenere conto: si è lontani da tutto. Quindi, se non si dispone di una cambusa per il soggiorno bisognerà trovare il modo di andare in centro a fare acquisti. Ma, niente paura, al Mystic Sands si può ordinare il pranzo o la cena, che vi verrà portata a domicilio, oppure si può chiedere di essere accompagnati e riaccompagnati a pagamento. Quanto sopra non vale per le immersioni subacquee, dal momento che i diving center di Neiafu vi vengono a prendere direttamente al molo del Mystic Sands per le immersioni o per le uscite con le megattere, senza alcuna maggiorazione di costo.


TONGAN BEACH BAR

cieli stellati di Tonga

ESPLORAZIONI IN KAYAK

 

Una cosa assolutamente da fare è andare in giro con il kayak nelle lagune, in esplorazione dei tanti isolotti e spiagge che si contendono lo spazio con la lussureggiante foresta che ricopre tutto il complesso lagunare di Vava’u. Attenti alle correnti, specie nelle zone più esposte all’oceano aperto e non uscite mai da soli. Lingue di sabbia bianchissima fanno da davanzale ad una foresta impenetrabile che arriva fin quasi a mare, e spesso dentro il mare con intricati mangrovieti che fanno da rifugio ad una innumerevole quantità di specie ittiche giovanili: tartarughe, serpenti e coccodrilli di mare. L’intricata foresta nasconde tantissime specie di uccelli, come coloratissimi Kingfisher o Lorichetti, di cui spesso sentirete i versi senza riuscire a vedere chi li emette. Nel cielo sfrecciano Sule, Fetonti e Aironi blu. Gli alberi della frutta sono invece la casa di una specie di pipistrello gigante molto diffuso da queste parti, la cd. “Volpe volante” (Flying fox). Vedrete gli alberi ricolmi di questi esseri inquietanti. Non disturbateli, per i tongani sono animali sacri. Attenti al sole che può scottarvi anche nei giorni velati o nuvolosi.


IMMERSIONI CON LE BALENE

Come detto, una delle principali ragioni per affrontare un viaggio lungo e faticoso, verso un luogo lontano 20.000 km da casa, sono le grandi megattere; le loro evoluzioni, i loro salti ed il loro canto valgono da sole il viaggio. Tonga non è l’unico luogo dove poter vedere questi bestioni, ma è sicuramente il migliore per poterci nuotare insieme in condizioni ambientali ottimali.

Ogni anno col sopraggiungere dell’inverno australe (la nostra estate) le megattere compiono una migrazione dai freddi, ma pescosissimi, mari antartici, che costituiscono il loro territorio di caccia, verso i mari caldi della Polinesia, per accoppiarsi o per partorire. In particolare, sembra che prediligano le calde e tranquille acque dell’arcipelago di Vava’u, visto che arrivano qui numerosissime più che in altri luoghi.  Ed è qui più che in ogni altro luogo che è possibile assistere ai loro sfrenati corteggiamenti, ai loro salti gioiosi ed incontrare teneri cuccioli che riposano pigramente insieme alle loro madri nelle profonde insenature, al riparo dalle insidie oceaniche. La madre non molla un attimo i piccoli, nutrendoli con quintali di litri di latte iperproteico, sorvegliandoli continuamente. Quando non addestra o nutre i piccoli, è possibile vederla riposare sul pelo dell’acqua insieme al cucciolo. Le megattere hanno la possibilità di dormire “a metà”, chiudendo un solo occhio e riposando solo un emisfero del cervello, continuando a vegliare con l’altro occhio. 


Ma non c’è pericolo, almeno da parte umana, poiché le regole che vigono qui sono molto severe ed è vietata qualsiasi attività che possa arrecare disturbo o fastidio ai cetacei. Le barche autorizzate sono limitate, come limitato a 4 il numero di sub in acqua per volta. Si scende a turno per ridurre al minimo l’impatto sugli animali. Basilare è l’esperienza dell’equipaggio che sa dove intercettare le balene a seconda del mare, della corrente e dell’ora. Infatti, non ci sono regole precise; può capitare una giornata con tantissime balene socievoli, anche con tempo perturbato e mare formato; quella dopo, girare per ore e non vedere nulla, come se le megattere fossero improvvisamente sparite o si fossero tutte nascoste chissà dove.

Ecco pochi semplici consigli basati sulla nostra esperienza, per vivere al meglio questa avventura.

I Diving center autorizzati sono a Neiafu, per lo più alla Marina, ma vengono a prendervi ovunque siate con la barca. Conviene prenotare con un certo anticipo, specie nei mesi più favorevoli per non rischiare di trovare tutte le barche impegnate. Noi abbiamo scelto il Pacific Dolphin con cui ci siamo trovati abbastanza bene. Capita, talvolta, che le guide siano giovani non particolarmente esperti; ma i capitani delle barche (in stragrande maggioranza del luogo), da cui dipende il successo della giornata, lo sono sempre. Le guide sono generalmente australiane o neozelandesi, quindi in ogni caso ottimi subacquei capaci di svolgere bene il loro lavoro. Si esce molto presto al mattino, praticamente alle prime luci dell’alba; occorre spesso fare tanta strada per trovare le megattere ed inoltre, essendo inverno, fa buio presto. Le isole Tonga hanno un clima molto capriccioso ed anche nella stagione secca può piovere, anche in maniera insistente. Portate con voi una sacca stagna che tenga asciutti gli abiti e le attrezzature elettroniche. Le barche sono cabinate ma piccole ed, anche se hanno dei cassoni chiusi per le borse, è meglio essere previdenti. Utile è una giacca impermeabile anti vento (tipo k-way) da indossare sulla muta bagnata per quando la barca è in movimento in cerca delle megattere nei canali e tra gli isolotti. Spesso le barche ne hanno qualcuno a disposizione dei clienti.

A bordo vi daranno snack, bibite ed un panino a pranzo.

Consiglio di portarsi la propria attrezzatura da apnea (maschere, boccaglio e pinne); per la muta una leggera, tipo quelle da triathlon, poiché spesso a bordo non hanno cinture di zavorra e avrete difficoltà ad immergervi. L’acqua è comunque abbastanza calda anche in inverno e le permanenze di non più di venti minuti (nei casi fortunati) per volta.

Conviene dedicare almeno tre uscite, per essere sicuri di riuscire ad avere interazioni soddisfacenti con le megattere; meglio sarebbe cinque o sei, se si va lì con intenti documentaristici. Questo fa sì che le uscite con le balene siano la parte di spesa più consistente nella economia del viaggio. Sebbene le Isole Tonga siano più selvagge e meno turistiche rispetto ad altri luoghi più commerciali e visitati della Polinesia, le immersioni con le balene hanno un costo adeguato agli standard europei (mediamente € 130 a uscita). In barca, state sempre pronti perché la situazione eccezionale può capitare in ogni momento ed all’improvviso. Bisogna essere molto rapidi a scendere in acqua. Le condizioni migliori sono gli incontri con “madre e cucciolo”: vi regaleranno momenti che non dimenticherete. Più complicata la situazione con la coppia (o femmina approcciata da più maschi) in amoroso corteggiamento. Appena la barca si avvicinerà, spesso si immergeranno per riemergere lontano. Oppure capiterà di vederle sfrecciare davanti e sparire, intente nel loro frenetico corteggiamento. Spesso conviene non insistere e cercare situazioni più favorevoli. Ma capita anche di avere fortuna e che i due bestioni si distraggono un attimo, incuriositi da quei minuscoli esseri che non possono essere altri pretendenti o dei rivali, e si concedano per un po’. In ogni situazione, non siate precipitosi, non le spaventate. Le megattere sono curiose e, se sono disponibili all’incontro, può capitare anche che siano loro ad avvicinarsi a voi ...e vi assicuro che vi palpiterà forte il cuore vederle sempre più grandi, sempre più vicine fin quasi a toccarvi col muso.

Essendo immersioni lontano da riva o in mare aperto, si registra talvolta la presenza di squali, di norma non specie potenzialmente pericolose per le balene o per l’uomo come mako o tigre, bensì squali grigi e di barriera. Se capita non spaventatevi, state a distanza e tenendoli semplicemente d’occhio. Soddisfatta la curiosità di solito vanno via in fretta.

Il periodo di permanenza delle megattere nelle acque polinesiane va da maggio ad ottobre, ma il momento più favorevole è tra luglio e settembre inclusi.

Quella con le megattere è una esperienza forte che emoziona anche il più scafato e smaliziato dei subacquei.

Niente affatto noiose ed anche molto più economiche le classiche immersioni subacquee: acqua cristallina e fondali ricchissimi di pesce, di barriera e pelagico, incluso squali.

 E’ possibile, per gli appassionati, praticare anche pesca d’altura. Il migliore è sicuramente Boris che ha base a Fofoa. 

VIDEO

 

 

Neiafu è l’unico centro abitato di un certo rilievo di tutto il complesso di isole. Se avete bisogno di comprare qualcosa, dovete andare per forza lì. C’è una piccola Marina con qualche bar ristorante, un mercato dove troverete frutta, verdura e uova di produzione locale. Accanto un capannone con l'artigianato locale; molto belli, anche se non proprio economici, i monili fatti con le ossa di balena e le mappe stile “antico” in fibra di palma.

Ci sono un paio di banche, un ufficio postale, qualche spaccio gestito da locali o cinesi che vende un po’ di tutto. Un solo negozio che vende t-shirt e souvenir, lo trovate a fianco al ristorante Bellavista Cafè. Il Bellavista, aperto da un italiano originario delle Marche di nome Mario Paoletti e dalla sua moglie tongana Milovale, è l’unico posto dove potrete bere un espresso decente. Come dice Mario il suo ristorante è “italiano per modo di dire”, perché molti ingredienti non si trovano e quindi l’offerta è un misto di cucina locale ed internazionale.

A parte il Bellavista, per mangiare c’è il Mango Cafè alla Marina che ha una bella atmosfera da “postaccio dei mari del sud” stile Corto Maltese.

Ricordate che tutti qui chiudono presto, quindi di andate a cena non più tardi delle 19.30. 


MONT TALAU NATIONAL PARK

 Vava’u è piatta, non ha alture degne di nota, tranne una collina alta 131 mt. chiamata enfaticamente “Monte”: il Monte Talau,  sede del Mont Talau National Park. Situato vicino Neiafu è accessibile attraverso una ripida scalinata ed una serie di sentieri maltenuti. Mont Talau è un luogo molto frequentato dai giovani tongani che ci vanno a fare baldoria. Da lì, si gode una bella vista di Neiafu e delle baie circostanti.

 

5- 10 agosto SOGGIORNO ALLA BEACH HOUSE DI FOFOA

 

Un capitolo a parte lo merita una famiglia leggendaria legata ad un isola altrettanto leggendaria di nome Fofoa, la più remota del complesso di Vava’u situata lontano da tutto, sul perimetro esterno fronte oceano ed abitata da una decina di persone. In questa isola siamo stati gli ultimi 5 giorni del nostro soggiorno a Tonga, in una casa sospesa su una bianca spiaggia e sull’oceano chiamata: THE BEACH HOUSE.

 

L’AVVENTURA DI BORIS E KARYN VON ENGELBRECHTEN

 

Boris Von Engelbrechten (tedesco) e sua moglie Karyn, (inglese di Bath) stanchi della routine del loro mondo, decisero di lasciarsi alle spalle tutto - le loro agiate vite occidentali, le certezze, le comodità -  per sfidare l’ignoto. Gli ingredienti di un romanzo di avventura ci sono tutti: due bei ragazzi, un’isola tropicale, una casa sulla spiaggia, l’oceano, la vita in stile “Robinson Crusoe” insieme ai loro tre figli.

Boris e Karyn sono autentica fonte di ispirazione per tutti coloro che inseguono i loro sogni, non importa quanto strampalati possano essere, e sognano una vita piena ed avventurosa. Boris appassionato di pesca e di barche, a cui il suo lavoro di manager d’albergo stava stretto. Karyn, la dottoressa stufa di percorrere tutti i giorni la M9 tra Bath e Londra per andare al lavoro. Tanti viaggi, l’Africa sconfinata e un’isola del destino, Zanzibar, dove i due si sono conosciuti e dove Boris all’epoca gestiva un albergo su una spiaggia. Un’isola, un albergo sulla spiaggia…segni premonitori? Zanzibar, l’isola degli schiavi che li ha incatenati per sempre. Dopo nemmeno un anno, i due insieme ad amici ed il loro primo figlioletto Jack festeggiano il loro matrimonio, manco a dirlo, su una spiaggia tropicale. Boris e Karyn desiderano un luogo dove crescere i figli che sia anche più a contatto con la natura e si trasferiscono in Nuova Zelanda per alcuni anni. Nascono altri due figli, Luca e Felix.

Ma a Boris anche Auckland va stretta, cerca qualcosa altro e parte da solo in esplorazione delle isole del pacifico. Ed è nelle isole Tonga che trova la sua “Laguna Blu”, precisamente sull’isolotto di Fofoa, praticamente deserto, ai margini del complesso di isole a nord chiamate Vava’u. Otto ettari di foresta e spiaggia affacciati su una laguna da sogno. E’ qui che Boris vuole vivere con la sua famiglia ed è qui che vuole costruire la sua casa. Impresa affatto semplice poiché tutto va trasportato sull’isola con la barca e poi sulla spiaggia col tender dal momento che non c’è alcun approdo. Non ci sono imprese edili vere e proprie e negozi a portata di mano dove comprare le cose. Tutto viene ordinato fuori, nella capitale Tongatapu o in Nuova Zelanda e portato da Neiafu a Fofoa navigando per 11 miglia nautiche. Sull’isola non c’è acqua corrente, elettricità né strade. L’acqua da usare è quella piovana raccolta nei serbatoi e la corrente la si ottiene con generatori diesel. 


Ma la coppia non si demoralizza e usa per quanto possibile il materiale a disposizione sull’isola come i tronchi della foresta per la struttura portante o i blocchi di corallo come mattoni da costruzione. Potete immaginare la coppia cucinare su un fuoco in spiaggia, dormire in tenda sotto cieli stellati, cullata dal loro sogno e dal canto delle balene che incrociano queste acque?

La vita a Fofoa non è tutta rose e fiori, comunque: l’isolamento, gli uragani, i soldi che scarseggiavano. Bisognava inventarsi qualcosa. Boris ha una intuizione, potremmo meglio dire una visione: costruire un’altra casa più piccola, sul promontorio a sinistra della loro casa ancora non finita, da appoggiare su pali a picco sulla spiaggia di finissima sabbia corallina, affacciata su una laguna corallina mozzafiato, da fittare ai turisti: la Beach House. La realizzano in meno di un anno e gli servirà anche da abitazione fintanto che sarà ultimata la casa, l’Happy Api. Tutto questo, dovendo anche badare a tre bambini piccoli. Pensando anche alla loro istruzione Karyn ha raccolto denaro e fondato un asilo nido ad Hunga, la grande isola alle spalle di Fofoa, dove ha fatto anche da maestra ai suoi figli e a tutti i bambini del villaggio. Ha dovuto attraversare l’isola ogni giorno con un piccolo gommone, ormeggiarlo e risalire la ripida collina fino al villaggio per andare a scuola, anche con venti forti, pioggia con i bambini esausti che piangevano. 

Dopo anni di durissimo lavoro, vivendo accampati, alla fine Boris e Karyn riescono a realizzare il loro sogno.

Solo persone eccezionali possono uscire indenni da queste prove. E che siano persone fuori del comune lo si intuisce subito, guardandole negli occhi e stringendogli le mani.

 La Beach House e l’Isola di Fofoa costituiscono l’archetipo della vita selvaggia ed avventurosa, del sogno che si realizza e Boris e Karyn i loro sacerdoti. 

Oggi l’Happy Api è anche la base logistica per la loro attività. Nel tempo la coppia ha creato a poche decine di metri un'altra casa simile alla beach house che affittano ai viaggiatori insieme alla beach house. Boris, che è anche un campione di pesca sportiva, ha una bella barca attrezzata alla fonda davanti alla spiaggia dell’Happy Api con cui porta i suoi ospiti a pescare o a nuotare con le balene. Per questo, nella stagione delle megattere la sua casa ospita ragazzi e ragazze, desiderosi di farsi una esperienza lavorativa e avventurosa, che aiutano nell’attività.

Oltre le tre case della famiglia Von Engelbrechten sull’isola ci sono altre tre case: una di un australiano di nome Matt, una di una coppia neozelandese, che però non vive a Fofoa, e l’Hurricane shelter, un estemporaneo rifugio per gli uragani realizzato nell’interno, in una zona meno esposta ai venti impetuosi che arrivano dal mare. E nel periodo migliore, in tutta l’isola ci sono al massimo una ventina di persone, compreso gli ospiti delle case affittate. La famiglia è riuscita a rendere il complesso energeticamente indipendente. L’acqua è quella assicurata dalle precipitazioni abbondantissime e pulite. Ogni casa ha enormi serbatoi con canaline di convogliamento su tutto il perimetro. L’energia è assicurata da pannelli solari e l'illuminazione dei sentieri a LED che assorbono poco e non disturbano. Persino la connessione internet funziona così. Per il cibo, c’è l’orto concimato con guano di pipistrello, raccolto in una enorme e profonda caverna dell’isola cui si accede solo da mare. Ci sono le galline che assicurano le uova e poi c’è l’oceano dove prendere tutto il pesce fresco che serve. La posta è domiciliata all’ufficio di Neiafu, visto che il postino fin qui non ci verrebbe, e per il resto ci si arrangia come si può. Boris e Karyn all’occorrenza sono carpentieri, elettricisti, muratori, idraulici, contadini, pescatori, allevatori, cuochi, maestri, manager etc. Jack, Luca e Felix ormai studiano in Nuova Zelanda e tornano a Fofo'a di tanto in tanto o per le vacanze. 

Un soggiorno sulla loro isola è una esperienza unica ed indimenticabile.

 

 ALLA BEACH HOUSE

La mattina del 5 agosto, la barca viene a prenderci sul molo del Mystic sands per portarci a Fofoa. Oltre Boris, ci sono quattro ragazzi – Tom, Laurie, Susan ed Emma - lo staff che per la stagione delle balene dà una mano per le case e le uscite in mare. Il motoscafo sfreccia veloce tra gli isolotti e dopo una ventina di minuti arriviamo nella laguna di Fofoa. Ormeggiati alla boa, prendiamo i bagagli e li carichiamo su una barca più piccola che ci porterà fin sulla spiaggia. Oltre la spiaggia una grande radura con in fondo l’Happy Api.

I ragazzi ci guidano sul sentiero che sulla sinistra della casa di Boris e Karyn, uno stretto viottolo di pezzi di corallo immerso in un lussureggiante giardino tropicale, fino alla Beach House, aiutandoci con i bagagli. Vedere la casa dei nostri sogni affiorare nel dirupo, con l’immensa laguna colore turchese davanti è un tuffo al cuore. Ci togliamo la sabbia dai piedi immergendoli in un grosso catino di acqua dolce all’ingresso. Una porticina di legno ci spalanca le porte del paradiso. Un grande salone con angolo cottura fatto con pietre di corallo e legno termina con una ampia veranda aperta sulla laguna; sotto una bianca spiaggia corallina. Sulla sinistra una grande camera da letto con letto a baldacchino e zanzariera; all'interno, una porta di legno scuro porta in un bagno tutto di corallo e canne di bambù giganti. Sulla destra del salone, una analoga stanza ma con un letto in più per i nostri tre amici. Le provviste che abbiamo ordinato via mail dal Mystic Sands sono dentro due grandi cartoni sullo snack della cucina. Leggiamo la soddisfazione negli occhi di Boris nel vedere le nostra facce felici, stupite da tanta bellezza. Lascio il compito alle immagini e ai video: ogni parola o descrizione non potrà mai essere abbastanza.

Ci sistemiamo al meglio e scendiamo giù.  Una ripida scala esterna di legno porta alla spiaggia che si apre sulla laguna. Abituati ai nostri mari affollati di natanti e persone, ci stupiamo del silenzio e della solitudine di questo paradiso in terra riempiendoci gli occhi e il cervello di questa vista.

video

                                          Esterni

                                            la casa

L’ISOLA

 Fofoa è l’isola per eccellenza. Di dimensioni contenute anche se non piccolissima, selvaggia, lontana da tutto, sul margine esterno del gruppo di Vava’u a contatto con l’oceano aperto. La baia della famiglia Von Engelbrechten è protetta dalle onde oceaniche da alcuni isolotti ed una invalicabile barriera corallina. Infatti, per tornare a riva bisogna compiere un giro largo e passare in un canale a sud, guidando la barca in un dedalo di fondali bassissimi di duro corallo. Questo rende il tutto protetto almeno dalle onde se non dal vento. Come già detto, sull’isola non c’è corrente elettrica, acqua corrente, telefono e non ci sono strade; è percorsa unicamente da sentieri tracciati alla meglio. Qualche cartello di legno con scritta verniciata appeso ai tronchi qua e là indicano in maniera labile la via. Nei primi giorni, tornati a terra dopo l’escursione in barca abbiamo percorso alcuni di questi sentieri che si inerpicavano nella fitta boscaglia, in cerca di qualche volatile tropicale da fotografare. L’ultimo giorno, il 9 agosto, ci siamo persi per diverse ore nella boscaglia dell’isola, riuscendo miracolosamente a ritrovare un sentiero perduto prima che facesse buio.  Sull'isola oltre le tre case dei Von Engelbrechten, ci sono solo altre due case ed il rifugio per gli uragani. Nella foresta abbiamo trovato un paio di quelle che sembravano case abbandonate, ma che in realtà erano una sorta di capanni attrezzi-serre. Abbiamo visto un tipo strano indigeno che ci è sembrato vivere in una di queste, ma non ci potremmo giurare. Da altre isole arrivano, a bordo di canoe tradizionali a bilanciere scavate in un unico tronco, indigeni a raccogliere bacche e radici che trasportano con vecchie carriole alle canoe. Fofoa confina a nord con lìisola di Hunga nel cui mezzo c’è una grande laguna.

Ci si può a volte sentire storditi da tutto questo, un senso di isolamento, che non è solitudine poiché la vita pullula tutto attorno, cullata dal perenne rumore del vento e del mare che si frange sulla barriera.



L'HAPPY API


 LE MEGATTERE

 Il vantaggio di essere a Fofoa è quello di stare molto vicini ai luoghi migliori per gli incontri con le megattere e quindi di arrivare sempre per primi. Inoltre, Boris mette la barca a disposizione completa solo dei suoi ospiti e di fatto è tutta nostra. Tom, la nostra guida australiana, si rivela molto più disponibile ed elastico di quelle dei Diving di Neiafu e cerca di accontentare ogni nostra richiesta, come se fosse un membro del gruppo. Boris dal canto suo è molto esperto e conosce queste isole come il salotto di casa sua ed ha la tenacia del pescatore professionista. Purtroppo, delle tre uscite previste a Fofoa, due le abbiamo fatte con mare formato e tempo perturbato; uno degli aspetti di Fofoa è proprio quello di essere esposti ai venti oceanici. Con loro siamo riusciti a sentire finalmente lo struggente canto d’amore del maschio ed a vedere il “breaching” del cucciolo per la prima volta. 

 

10 agosto, partenza da Fofoa inizia il lungo viaggio di ritorno ma stavolta più rilassante: faremo una sosta intermedia ad Auckland in Nuova Zelanda. Dopo, aver pranzato al Bellavista con Boris e i ragazzi del suo staff, prendiamo un Van per l’aeroporto di Vava’u. Abbiamo un volo alle 16.30. Al nostro arrivo, abbiamo un appuntamento preso all’andata con una signora che ci deve accompagnare all’aeroporto internazionale. Siccome il volo è alle 21.30 ed abbiamo un paio d’ore libere, ci accordiamo per un giro ai BLOW HOLES.

Lungo tutto il tratto di costa a terrazze di Houma, le onde marine si infrangono dentro sifoni naturali scavati nel corallo, fuoriuscendo in colonne d'acqua alte fino a venti metri, creando uno degli spettacoli naturali più affascinanti del Pacifico. I Blow Holes si possono ammirare nelle migliori condizioni con l'alta marea ed il vento forte, specialmente durante il periodo della luna piena. La luce tenue e bassa del tramonto aumenta ancora di più la spettacolarità di questo luogo.

E’ tempo di andare, ci aspetta il volo per Auckland dove rimarremo fino al 12 agosto mattina. In nottata arriviamo al nostro appartamento in St. Martin’s street; piccolo ma non manca di nulla e soprattutto è molto vicino al cuore della città: il Waterftront.

TONGATAPU  Blow Holes

 

11 agosto, qui è pieno inverno e fa molto freddo. Non abbiamo vestiti invernali e così siamo costretti a metterci a strati tutto quello che è rimasto pulito. Il tempo in Nuova Zelanda è assolutamente pazzo, con alternanza continua di schiarite e pioggia, che possono durare anche meno di un minuto. Auckland è una città moderna, ordinata, molto efficiente e molto giovane, con un tenore di vita altissimo. E’ qui da qualche parte che studiano i figli di Boris e Karyn. Arrivati al Water front, scegliamo una simpatica locanda per mangiare: the Fox. Nella darsena di fronte ci sono ormeggiate due delle barche da regata che hanno partecipato a passate edizioni della Coppa America; bellissimi monoscafi, vengono utilizzate per portare i turisti a fare un'esperienza nautica unica nell’adiacente golfo di Hauraki, teatro di epiche sfide velistiche. Auckland è la capitale mondiale della Vela e conta diversi club di livello mondiale. A questo punto un giro al Museo del Mare li vicino è d’obbligo. Nel museo è ripercorsa tutta l’epopea marinaresca di questi luoghi remoti, a partire da quella indigena dei Maori per arrivare alle moderne barche da vela. La sera la trascorriamo in un confortevole Starbucks a due piani. Il rientro è un po’ problematico, abbiamo difficoltà ad orientarci, ma alla fine riusciamo a trovare la via di casa.

NUOVA ZELANDA Auckland

 

12 agosto, finisce questo entusiasmante viaggio con il lungo volo di rientro via Bangkok, ma stavolta con un transito molto più breve. Arriveremo a Roma nella mattina del 13 agosto.

 

CONDIVIDI SU